Per abbattere i costi della politica andiamo ad intercettare i veri sprechi. Un esempio? Mettiamo un tetto agli stipendi dei grandi burocrati e dei supermanager della politica. Infatti, le Province incidono solo per l’1% sulla spesa pubblica complessiva del Paese e attaccarle è pura demagogia”
«Sono pienamente soddisfatto della sentenza con la quale la Consulta ha bocciato un decreto anticostituzionale e demagogico. Non è colpendo le Province che si risolve il problema dei costi della politica». È quanto sostiene il capogruppo di Più Toscana in Regione, Antonio Gambetta Vianna, per il quale «le Province non hanno un costo esorbitante all’interno della macchina amministrativa e governativa e, soprattutto, le loro risorse servono principalmente per svolgere molte funzioni che poi, in caso di taglio, toccherebbero ad altri enti. Alcuni esempi? La formazione professionale, la gestione dei rifiuti, le strade, le scuole…».
Gambetta Vianna ricorda che, «più o meno il personale politico delle Province rappresenta il 5% del totale dei costi della politica mentre, per quanto concerne i costi di funzionamento, le Province sono quelle che pesano meno di tutti, circa il 6% del totale. Inoltre, le Province rappresentano poco più dell’1% della spesa pubblica complessiva del Paese (rielaborazione Upi su fonte Siope/Istat, ndr). Perciò, la spesa degli enti provinciali è davvero irrisoria rispetto a quella degli altri Enti. Quindi, tagliando le Province, dove sarebbe il risparmio? Per risparmiare bisogna andare ad intercettare gli sprechi e a mettere un tetto agli innumerevoli stipendi dei grandi burocrati e dei supermanager della politica, che arrivano ad avere anche buonuscite milionarie e super pensioni».
Per il capogruppo di Più Toscana in Regione, «adesso che si va verso la fusione dei Comuni più piccoli, le Province addirittura assumono un’importanza maggiore per sovrintendere ai piani e ai rapporti tra i vari Comuni del proprio territorio di competenza».
Comunicato stampa
1 commento
Giovanni says:
lug 9, 2013
Sig.Gambetta anche i nuovi padroni associati della politica attuale ripresentano lo stesso menù,guai a non andare d’accordo significherebbe mettere in discussione le loro poltrone.
Non si danno per vinti e cambieranno la Costituzione pur di fare questa cavolata in tutti i modi.
Disse il lucchese”Bella mì Lucca che fine farai?”per Pistoia provincia servizievole ed al rimorchio fiorentino,tutto fa brodo!