Nel prossimo ottobre gli italiani saranno chiamati ad esprimere con il voto il nostro assenso o il nostro dissenso al Referendum sulla riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi. Invitiamo i visitatori di ILOVEPESCIA ad esprimere la loro opinione o i loro dubbi con un commento in merito al contenuto del quesito referendario. Ringraziamo anticipatamente tutti coloro che vorranno esprimere la loro opinione.
COSA PREVEDE LA RIFORMA
ADDIO AL BICAMERALISMO PERFETTO
La fine della parità tra le due Camere, che accompagna l’Italia repubblicana fin dalla sua nascita, è sancita dal nuovo articolo 55 della Costituzione.
Solo la Camera dei deputati voterà la fiducia al governo
Inoltre solo “la Camera dei deputati (…) esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo”.
Di regola, le leggi saranno approvate dalla sola Camera dei deputati.
Più complesso invece il profilo del nuovo Senato
Per prima cosa “il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali” e sarà composto da 100 membri, 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica.
Mantiene poteri sulle nomine di competenza del Governo, nei casi previsti dalla Carta.
Mantiene la funzione legislativa (insieme alla Camera) sui rapporti tra Stato, Unione Europea e enti territoriali.
Inoltre il Senato mantiene la funzione legislativa anche:
per le leggi di revisione della Costituzione, le altre leggi costituzionali
per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche
per le leggi sui referendum popolari
e per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni.
Il Senato può decidere – su richiesta di un terzo dei Senatori – di proporre modifiche su una legge approvata dalla Camera.
Solo nel caso di leggi che riguardano le competenze regionali, il voto del Senato è obbligatorio.
In tutti gli altri casi, se il Senato non agisce entro il termine di 10 o 15 giorni (a seconda delle materie), le leggi entrano in vigore.
La Camera potrà ignorare le modifiche approvate dal Senato, riapprovando la legge così com’è, o accettare le modifiche.
Ma con un’eccezione: se si tratta di leggi che riguardano le competenze legislative esclusive delle Regioni o leggi di bilancio, la Camera può ‘superare’ le modifiche volute del Senato solo a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Il nuovo Senato non avrà più competenze sullo stato di guerra, che dovrà essere deliberato dalla sola Camera dei deputati “a maggioranza assoluta”.
Inoltre solo la Camera approverà le leggi di amnistia e indulto, e le leggi che recepiscono i trattati internazionali (a meno che non riguardino l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, e in quel caso anche il Senato deve approvarle).
Sulle leggi elettorali di Camera e Senato, è previsto che una minoranza di parlamentari possa chiedere un giudizio preventivo di Costituzionalità
LE ‘ELEZIONI’ DEL NUOVO SENATO
E’ stato uno dei punti più dibattuti della riforma. Per il governo l’eleggibilità diretta andava esclusa. Per la minoranza Pd, i cittadini dovevano avere voce in capitolo.
Il compromesso è stato raggiunto usando queste parole: i consiglieri sono eletti dai Consigli regionali “in conformità alle scelte espresse dagli elettori”.
Come nello specifico saranno eletti i senatori è quindi rinviato a una legge elettorale che Camera e Senato dovranno approvare in un secondo momento.
LE ALTRE NOVITÀ NEL NUOVO SENATO
Scompare la limitazione dell’età nell’elezione del Senato.
E da Palazzo Madama scompariranno anche i senatori eletti nella circoscrizione Estero.
Indennità solo per i deputati. Scompare dalla Costituzione la possibilità per i senatori di ottenere un’indennità per il ruolo.
Insomma i consiglieri regionali che sono anche senatori non saranno pagati in più.
Il disegno di legge però tace su eventuali rimborsi-spese, che saranno regolati da fonti interne di ciascuna Camera.
SENATORI A VITA
Saranno senatori a vita solo gli ex presidenti della Repubblica.
I senatori a vita nominati sono sostituiti dai SENATORI DI NOMINA PRESIDENZIALE: il presidente può nominare senatori che durano in carica 7 anni e non possono essere nuovamente nominati.
Non possono esserci più di 5 senatori di nomina presidenziale contemporaneamente.
I senatori a vita nominati prima della riforma Boschi (Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia) manterranno il loro posto.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Cambia l’elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto ad oggi:
partecipano al voto solo deputati e senatori (scompaiono quindi i 59 delegati regionali)
rimane uguale il quorum delle prime tre votazioni: maggioranza qualificata dei due terzi (ovvero il 66%)
sale il quorum dal quarto scrutinio al sesto scrutinio: servirà la maggioranza di tre quinti (60%) contro l’attuale maggioranza assoluta (50%).
cambia il quorum dal sesto scrutinio in poi: servirà la maggioranza di tre quinti dei votanti invece della maggioranza degli aventi diritto.
Il presidente della Repubblica potrà sciogliere solo la Camera dei Deputati, e non più anche il Senato.
Il presidente della Camera diventa la seconda carica dello Stato. E in quanto tale sarà il Presidente della Camera a fare le veci del Presidente della Repubblica se quest’ultimo non può.
IL VOTO A DATA CERTA
La nuova Costituzione (all’articolo 72) prevede che il governo possa richiedere una via preferenziale per l’approvazione di un disegno di legge “essenziale per l’attuazione del programma di governo”.
La Camera vota sulla richiesta del governo entro 5 giorni, e se accoglie la richiesta poi dovrà concludere discussione e votazione entro 70 giorni (rinviabili al massimo di 15 giorni).
Il ‘voto a data certa’ è escluso per le leggi di competenza del Senato, le leggi in materia elettorale, la ratifica dei trattati internazionali e le leggi di amnistia, indulto e le leggi di bilancio
ABOLITE LE PROVINCE E IL CNEL
La riforma Boschi abolisce definitivamente le Province. La Repubblica sarà quindi costituita solo “dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”.
L’articolo 99 della Costituzione viene abolito, e quindi scompare il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
LE LEGGI DELLO STATO E LE LEGGI DELLE REGIONI
Il ddl di riforma costituzionale riscrive sostanzialmente l’articolo 117, quello che divide le competenze legislative tra Stato e Regioni.
La riforma abolisce la definizione di legislazione concorrente e trasferisce allo Stato alcune competenze finora divise con le Regioni. Ad esempio mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo.
Ma rimane il principio che lo Stato si occupi della legislazione di principio, lasciando alle Regioni quella specifica, su alcune materie, tra cui: tutela della salute, politiche sociali e sicurezza alimentare, istruzione, ordinamento scolastico
LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE
Cambia anche l’articolo 71 della Costituzione: sale a 150.000 il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare. E nella Carta fa la sua comparsa la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate.
REFERENDUM
Cambia in parte il quorum dei referendum abrogativi: il voto è valido se partecipa il 50% degli aventi diritto (come oggi) ma se il referendum era stato richiesto da almeno 800mila elettori, il quorum scende al 50% dei votanti delle ultime elezioni.
Nascono due nuovi tipi di referendum: quello propositivo e quello di indirizzo. Per decidere modalità ed effetti di queste consultazioni, serviranno prima una legge costituzionale e poi una legge ordinaria.
QUOTE ROSA
Nell’articolo 55 entra un nuovo comma: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. Simili norme sono previste anche per le leggi elettorali dei Consigli Regionali.
LA CONSULTA
I 5 giudici della Corte Costituzionale che oggi sono eletti dalle Camere in seduta comune saranno eletti separatamente: 3 dalla Camera e 2 dal Senato.
I Love Pescia
8 commenti
Lorenzo Puccinelli Sannini says:
mag 26, 2016
Ritengo sia doveroso votare NO per molti motivi; questi i più significativi:
- Il futuro Senato nasce come “un’anitra zoppa”, in quanto non rappresenta una reale espressione delle istituzioni regionali, privo com’è delle funzioni essenziali per realizzare un vero regionalismo cooperativo. Ulteriore debolezza di questo Senato è rappresentata dalla pluralità di procedimenti legislativi differenziati che, in sostanza, configurano la seconda camera come un organo meramente consultivo e quasi privo di potenzialità legislative. A questo punto sarebbe preferibile un assetto monocamerale.
- La riforma concede troppo potere al Governo che lo eserciterebbe attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (e lo è grazie all’Italicum )ad un forte effetto maggioritario.
- Infine, che la suddetta riforma venga presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica del Governo.
Renzi ha detto che se vince il no se ne torna a casa, ma non ha detto cosa farà se vincesse il si. Forse 10 anni di dittatura mascherata da democrazia?
Francesco says:
mag 26, 2016
Una riforma necessaria
Ritengo che la riforma costituzionale per la quale andremo ad esprimerci al referendum di ottobre, sia una riforma necessaria per realizzare un Italia più semplice, per tagliare i costi della Politica, rendere più efficiente il Paese, dire addio al bicameralismo paritario. Da giovane studente universitario ritengo che questa riforma, proposta dal ministro Boschi e dal governo Renzi, sia un’opportunità di cambiamento che non possiamo perdere.
lucia says:
mag 26, 2016
Io Socialista sono per il No
I socialisti italiani, in nome della propria tradizione democratica, pluralista e repubblicana, rifiutano lo stravolgimento dell’assetto istituzionale proposto dalla Riforma costituzionale votata dal Parlamento.
Pertanto al Referendum, che sarà indetto in ragione del fatto che in Parlamento la legge di riforma non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi, i socialisti voteranno NO, contro il colossale imbroglio costituzionale fatto apposta per accentrare i poteri nelle mani dell’esecutivo e non per estendere gli spazi di democrazia ai cittadini.
- I socialisti non accettano che la Costituzione venga modificata con una maggioranza parlamentare che non rappresenta la maggioranza degli italiani e intendono reagire con il NO ad una riforma votata da un Parlamento di nominati eletto con un sistema maggioritario e non proporzionale.
- I socialisti votano No contro il colossale imbroglio costituzionale fatto apposta per accentrare i poteri nelle mani dell’esecutivo e di un uomo solo al comando e non per estendere gli spazi di democrazia ai cittadini.- I socialisti votano No contro un Senato che è un ibrido, non è eletto direttamente dal popolo, è composto da 95 amministratori locali nominati e da 5 nominati dal Presidente della Repubblica, e non è neppure il Senato delle Regioni sul modello del Bondesrat tedesco.
- I socialisti votano No contro una riforma che renderà sempre più subalterno il Parlamento e influenzerà in modo devastante tutti gli organi di garanzia e le stesse autonomie che la Costituzione aveva previsto per impedire un sistema sostanzialmente autoritario.
- I socialisti votano No ad una riforma che in perfetta sinergia con la legge di riforma elettorale l’Italicum, che i socialisti ritengono incostituzionale esattamente come il Porcellum, punta all’azzeramento della rappresentatività del Senato e contemporaneamente conferma la Camera dei deputati come una Camera di nominati.
- I socialisti voteranno No in nome della libertà.Di fronte ad un sistema politico che tende ad organizzarsi intorno ad un solo partito, che utilizza il premio di maggioranza di una legge elettorale incostituzionale, per occupare ogni spazio di potere e che da solo modifica la costituzione repubblicana bisogna organizzarsi per dire NO.
I socialisti, nello spirito della “Grande Riforma” degli anni ’80, propongono che la modifica della Costituzione, riformata anche nella sua prima parte, quella in cui si trovano i principi fondamentali dell’ordinamento e le garanzie della libertà e dei diritti, avvenga attraverso un’Assemblea Costituente, eletta direttamente dal popolo con un metodo proporzionale, e da tenersi dopo un referendum consultivo sulla forma di Governo e sulla forma di Stato.
A questo proposito costituiamo un Comitato Nazionale Socialista per il NO articolato in comitati locali che partecipa alla campagna referendaria del NO con i propri contenuti e con proprie iniziative politiche e di propaganda.
I comitati socialisti locali partecipano ai comitati del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
mario says:
mag 26, 2016
Io,professore in pensione,voto NO per evitare, insieme all’Italicum, avventure oligarchiche all’Italia; voto NO perchè modifiche così profonde avrebbero richiesto il coinvolgimento di una vasta area di culture democratiche; voto NO perché la retorica pseudo riformatrice tra conservatori e innovatori non può prescindere dalla qualità di ciò che si propone come novità; voto NO perchè la costituzione non può diventare un referendum sul governo secondo uno schema o con me o l’apocalisse; voto NO per convinzione e per evitare che con l’approvazione della riforma costituzionale e con la legge elettorale che l’axccompagna domani il potere non cada nelle mani di avventurieri peggiori di quelli attuali.
andrea says:
mag 31, 2016
Il “SI” al referendum, proposto dal governo Renzi, non significa aprire la strada a derive autoritarie, ma semmai un salto di qualità e di garanzia delle norme regolatrici dell’esercizio della democrazia diretta come avverrebbe con l’abolizione del bicameralismo paritario che è stato causa di un accumulo di ritardi spesso anche importanti per il Paese. La modifica segnerebbe un importante e diverso rapporto tra Camera e Governo con il Senato che diventerebbe camera di compensazione tra Stato e Regioni.
Si avrebbe un contenimento dei costi della politica, poiché con la modifica referendaria diminuirebbe il numero dei senatori e sparirebbe il CNEL (Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro); il che comporterebbe notevoli risparmi per le casse dello Stato.
Favorevoli anche gli effetti previsti dal premio di maggioranza che la nuova legge elettorale assegnerebbe alla lista vincente e non alla coalizione. Il che eviterà i raggruppamenti eterogenei che hanno poco a che vedere con un governo che si vorrebbe utile e produttivo. Per questo voterò convintamente SI
cesi roma says:
giu 29, 2016
Il Comitato Costituenti per il NO rivolge un appello agli italiani per respingere la riforma della Costituzione imposta al Parlamento e all’Italia dal Governo Renzi per abolire i residui di sistema democratico ancora esistenti nel Paese ormai in balia di una crisi epocale.
Il Comitato Costituenti per il NO si attiva per la ricostruzione dell’Italia sulla base di una democrazia compiuta, cioè di una democrazia, che per la chiarezza e la categoricità delle sue istituzioni sia integrale espressione del volere dei cittadini attraverso istituti che li rappresentino nelle loro idee, nelle loro esperienze e capacità e nelle loro prospettive per il futuro.
Ecco le motivazioni giuridiche e politiche del nostro NO.
1. Motivazioni giuridiche
1.1. È una riforma sostanzialmente illegittima
In primo luogo perché è stata prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale dalla Corte competente. In secondo luogo perché toglie potere a questo stesso Parlamento illegittimo dal momento che la Costituzione viene riformata mortificando la partecipazione dei parlamentari che hanno accettato le imposizioni del Capo del Governo sotto la minaccia dello scioglimento delle Camere e la conseguente perdita del vitalizio.
1.2. Peggiora il procedimento legislativo
Peggiora la formazione delle leggi perché la rende più eterogenea e complessa moltiplicando fino a dieci i procedimenti legislativi.
1.3. Non riduce i costi autentici della politica
I costi del Senato, previsti dalla riforma, sono ridotti solo di meno di un quinto. Permangono invariati i costi della struttura burocratico-organizzativa del Senato come istituto. Gli emolumenti riguardanti i senatori sono sostituiti dalle diarie e dai rimborsi per i viaggi e le permanenze a Roma dei delegati delle Regioni e dei Comuni.
Viene annullata la rappresentanza diretta da parte dei cittadini in quanto i “nuovi senatori” non sono liberi di esprimersi secondo coscienza e nell’interesse generale, ma impegnati, con sostanziale mandato imperativo, rivolto alla tutela degli interessi localistici. Il nuovo meccanismo costituzionale mortifica il ricambio della classe dirigente e radica la dipendenza dalle oligarchie di vertice del Partito che li esprime.
2. Motivazioni politiche
2.1. Compromette la sovranità popolare e le libertà democratiche
In combinazione con la nuova legge elettorale (Italicum) già approvata, espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. Il Capo del Governo non avrà più una reale opposizione. Di fatto viene instaurato un Regime peggiore di quello a Partito unico in quanto la maggioranza artificiale conferita al Partito di maggioranza relativa annullerebbe la funzione degli altri Partiti che tuttavia, permanendo in Parlamento, darebbero la falsa idea di una democrazia pluripartitica.
2.2. Restringe la partecipazione diretta da parte dei cittadini.
Perché triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.
2.3. Compromette l’equilibrio tra i poteri costituzionali
Perché mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio.
2.4. Mantiene sostanzialmente il bicameralismo paritario
Il bicameralismo viene mantenuto ma più complesso proprio perché il Senato ha una nuova composizione. I nuovi conflitti di competenza tra Stato e Regioni, tra Camera e nuovo Senato, andranno a vantaggio delle forze del separatismo che prevarranno su quelle dell’unità. I Senatori, non dovendo confrontarsi in maggioranza e minoranza sulla base di valori politici, rappresenteranno solo le rispettive entità locali e i loro interessi a scapito dell’interesse nazionale inutilmente rievocato: nel nuovo art. 67 i parlamentari non rappresenteranno più la Nazione.
3. Unico rimedio: un Parlamento costituente
3.1. Il cambiare tanto per cambiare potrà solo peggiorare la situazione
Se vince il SÌ non ci sarà un miglioramento ma un peggioramento della situazione italiana. Questo sarà l’unico cambiamento. Il Governo sarà prepotente alla Camera e il Senato inciderà nelle decisioni costituzionali, comunitarie e di bilancio. Si aggraveranno i problemi che già affliggono l’Italia: più immigrazioni senza controllo, più disordine pubblico, più disoccupazione, più miseria, più disparità sociali, più conflitti sociali, più scioperi, più debito pubblico, più isolamento europeo e internazionale. Questa riforma conserva e rafforza il potere esecutivo a danno del potere legislativo abbandonando il Paese nelle mani di una oligarchia che bloccherà il ricambio politico e sociale.
3.2. L’attuale Costituzione non può essere riformata che in peggio
L’attuale Costituzione non può essere riformata che in peggio perché, con il pretesto della stabilità, il Governo cercherà solo di rendere stabili gli interessi dei suoi componenti e la loro permanenza al potere.
Chi vuole salvaguardare la Costituzione “più bella del mondo” deve tenere presente che è anche la più ambigua e lacunosa (e pertanto la più inapplicata e disapplicata) a cominciare dalla genericità del criterio che dovrebbe difendere l’esercizio della sovranità da parte del Popolo (art. 1), passando per la non applicazione, parziale o totale, per esempio degli artt. 43, 45, 46, 47, fino all’assenza di principi che garantiscano la vera e reale rappresentatività democratica nelle leggi elettorali (art.56).
Tali lacune e genericità hanno permesso il Porcellum e l’Italicum dichiarati dalla Corte costituzionale parzialmente incostituzionali perché redatti sulla base di arbitrarie allusioni a principi inesistenti.
La storia insegna che molti governi non democratici (quelli che si vorrebbe scongiurare) si sono pacificamente instaurati grazie a Costituzioni ambigue e lacunose ed a leggi elettorali che alterano la reale rappresentanza popolare.
3.3. Votare NO per far riprendere il dialogo fra italiani e perla rinascita dell’Italia
Gli italiani dicono:
- NO perché vogliono partecipare effettivamente alla vita politica e alla scelta dei propri rappresentanti;
- NO perché vogliono che le leggi sul lavoro vengano poste dai loro rappresentanti politici e sindacali e non vengano imposte dalle multinazionali a un governo fantoccio;
- NO perché vogliono che i produttori italiani si possano confrontare alla pari sui mercati europei e internazionali;
- NO perché vogliono contare veramente in Europa e nel mondo.
AL REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE RENZI-BOSCHI
GLI ITALIANI VOTANO NO
per potersi esprimere liberamente in un confronto genuinamente democratico e senza condizionamenti prestabiliti e pertanto chiedono la convocazione di
un parlamento costituente
eletto con un sistema proporzionale sulla base di una legge emanata da un governo a ciò delegato.
Franco Tamassia – Presidente
Gaetano Rasi – Presidente Onorario
Mario Bozzi Sentieri – Vicepresidente Vicario
Carlo Alberto Biggini e Nazzareno Mollicone – Vicepresidenti
Edoardo Burlini – Segretario Generale -
Giuliano Marchetti – Vicesegretario Generale
Cristiano Rasi – Tesoriere
Consiglio Direttivo
Carlo Alberto Biggini, Mario Bozzi-Sentieri, Alessio Brignone, Edoardo Burlini, Giovanni Cinque, Liborio Ferrari, Giuliano Marchetti, Nazzareno Mollicone, Michele Puccinelli, Lorenzo Puccinelli Sannini, Cristiano Rasi, Gaetano Rasi, Romolo Sabatini Scalmati, Angelo Scognamiglio, Giulio Terzi di Sant’Agata, Carlo Vivaldi-Forti, Marinella Vuoli Buontempo, Lucio Zichella.
Comitato Scientifico
Franco Tamassia, Presidente
Componenti: Mario Bozzi Sentieri, Alessio Brignone, Edoardo Burlini, Michelangelo De Donà, Gian Piero Joime, Nazzareno Mollicone, Vincenzo Pacifici, Giovanna Piu, Lorenzo Puccinelli Sannini, Gaetano Rasi, Angelo Scognamiglio, Giulio Terzi di Sant’Agata, Daniele Trabucco, Carlo Vivaldi-Forti, Marinella Vuoli Buontempo, Lucio Zichella.
Collegio dei Probiviri
Ettore Rivabella, Anna Teodorani, Gian Galeazzo Tesei.
Altri soci CESI
Alessandro Benini, Marco Cosimo de’ Medici, Vincenzo Franco, Giancarlo Gabbianelli, Marco Lombardi, Oscar Strano, Claudio Rasi, Pierangelo Sardi, Claudio Tedeschi, Alberto Tognoli.
Jacopo says:
lug 12, 2016
Ecco i motivi perché devi dire NO
al referendum di Ottobre.
Opponiamoci alla riforma costituzionale 2016 Renzi-Boschi.
Il governo attuale non può spingersi fino a cambiare, con un violento colpo di mano, i connotati della Costituzione. Questa è una riforma che non riduce assolutamente i costi, non migliora la qualità dell’iter legislativo, ma toglie la sovranità dalle mani del popolo.
Supera il bicameralismo? NO,
lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato.
Produce semplificazione? NO,
moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione.
Diminuisce i costi della politica? NO,
i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera?
Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini? NO,
triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare
È una riforma innovativa? NO,
conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari.
È una riforma chiara e comprensibile? NO,
è scritta in modo da non essere compresa
È una riforma legittima? NO,
perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale.
È il frutto della volontà autonoma del parlamento? NO,
perché è stata scritta sotto dettatura del governo
Garantisce la sovranità popolare? NO,
perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri.
Garantisce l’equilibrio tra i poteri costituzionali? NO,
perché mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio.
Ad Ottobre con il TUO voto possiamo fermare tutto ciò.
Jacopo
La Toscana che dice sì says:
lug 14, 2016
Al di là della mia personale posizione sul referendum costituzionale, ritengo che gli interventi a favore del no siano così numerosi ed autorevoli da poter citare le parole del Premier sul referendum come lo ha riassunto nella sua e-news dello scorso 8 Luglio.
“Cresce l’attenzione anche oltre confine per il referendum
costituzionale. Dopo che i britannici hanno votato per la Brexit e accortisi di ciò che hanno fatto, cercano di inventarsi qualche soluzione di ripiego, i commentatori internazionali mettono nel mirino il referendum costituzionale del nostro Paese. Si sottolineano i rischi di un’eventuale vittoria dei sostenitori del NO, cui si è aggiunto in queste ore Massimo D’Alema.
Sono allarmi forti e chiari, anche comprensibili. Ma non vinceremo questo referendum evocando la paura del NO.
È vero, i rischi per l’Italia sono notevoli: ma noi non dobbiamo evocare la paura. Perché nel nostro DNA c’è la speranza, non la paura. Costruire una proposta, non evocare una minaccia. Parliamoci chiaro: con il Sì al referendum l’Italia diviene un Paese più semplice. Ci saranno meno politici, meno sprechi di tempo e denaro, più partecipazione, più chiarezza di ruoli.
Vogliamo continuare con questa politica del turismo dove grazie all’attuale Titolo V della Costituzione le Regioni fanno promozione in Cina sprecando risorse che potremmo gestire meglio come sistema Paese o vogliamo cambiare? Basta un Sì. E si cambia.
Vogliamo continuare con questa classe politica che ha maggioranze diverse alla Camera e al Senato e che ha quasi mille poltrone in Parlamento o vogliamo cambiare? Basta un Sì. E si cambia.
E lo stesso vale per gli stipendi talvolta incredibili dei consiglieri regionali, per i rimborsi dei gruppi regionali, per il CNEL, per la stabilità dei governi, per il quorum al referendum. Vogliamo cambiare? Basta un Sì. E si cambia.
Se riusciamo a parlare di contenuti, l’Italia dice Sì. E allora – come sempre, più di sempre – io chiedo il vostro aiuto. Per vincere questa sfida, che è decisiva per l’Italia, abbiamo bisogno che ciascuno di voi si metta in gioco. Il referendum dovete personalizzarlo voi, con il vostro impegno. Le strade sono tante, le trovate sul sito http://www.bastaunsi.it:
I – Creando un comitato: si deve essere almeno in cinque. Non è necessario essere iscritti a un partito, fare politica o altro. Basta avere cinque amici, colleghi, conoscenti che vogliono mettersi insieme – dal basso – per dare una mano QUI IL LINK.
II – Dando una mano a livello economico, anche con piccole donazioni da cinque, dieci euro. Sembra una piccola cosa, ma è una rivoluzione, specie in Italia. Abbiamo superato quota 50.000 euro e questo la dice lunga su quanta gente stia mettendosi in gioco. QUI IL LINK.
III – Diventando un volontario social. La rete è piena di opportunità, ma anche di persone che dicono il falso, strumentalizzano, attaccano. Abbiamo necessità di avere almeno diecimila persone (vere, in carne e ossa, non come i finti profili che parlano di politica sui social media e che sono spesso inventati) che ci aiutino su facebook, su twitter, ovunque Qui il LINK.”
lascio a voi il commento!.