Consumo del suolo, poco verde urbano, inquinamento, eventi meteorologici estremi sono effetti e cause del cambiamento climatico.

“È sempre più strategica la nostra produzione di piante per attenuare gli effetti deleteri del riscaldamento globale –spiega Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia-. Siamo il giardino d’Italia e come principale polo produttivo nazionale siamo chiamati ad un ulteriore salto qualitativo e quantitativo: dobbiamo essere pronti”.  L’appello di Coldiretti Pistoia a tutte le aziende del florovivaismo pistoiese, circa 1500 che producono ‘ossigeno’  su 5000 ettari a vivaio, fa seguito ai dati allarmanti provenienti da Europa e Italia, che confermano l’urgenza di una svolta ecologica.

Dall’inizio dell’estate in Europa si sono verificati il 45% di eventi estremi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno tra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e grandinate, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd).  Sotto accusa in Germania è il cambiamento climatico che si abbatte su un territorio reso sempre piu’ fragile dalla cementificazione che in Italia, nonostante la pandemia, nel 2020 è avanzata ad un ritmo di 2 metri quadrati al secondo.

A Pistoia l’innovazione è continua per portare piante in tutta Europa, e non solo. Intra.Vi.Va. (www.intraviva.it), per esempio, è un progetto nato in seno alla rete Coldiretti Pistoia che ottimizza la logistica nel vivaismo, i cui risultati saranno diffusi a tutte le aziende del polo pistoiese.

“Gli effetti del cambiamento climatico –spiega Tesi- sono sempre più evidenti, occorrono contromisure immediate ed la funzione del ripopolamento arboreo e cura del verde è essenziale, al pari degli altri interventi di tutela idrogeologica del territorio. In questo, il ruolo di Coldiretti a livello nazionale si sta rivelando prezioso, collaborando col governo Draghi nella messa a punto degli interventi ‘verdi’ del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua si abbattono su un territorio reso fragile dalla cementificazione e dall’abbandono anche in Italia dove più di nove comuni su dieci sono a rischio per frane o alluvioni. Per effetto delle coperture artificiali dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire, secondo idati ISPRA, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale. A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, andando a coprire solo lo scorso anno quasi 60 chilometri quadrati. Sono così saliti a 7275 i comuni – sottolinea la Coldiretti – in pericolo di dissesto idrogeologico, il 91,3% del totale con 7 milioni di italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi in una situazione di incertezza determinata dall’andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro.

 

A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che negli ultimi 25 anni la gestione indiscriminata del suolo ha contribuito a far sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari.  Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.

 

Comunicazione Coldiretti Pistoia

Comunicato stampa