Mercoledì 1 febbraio prendono il via le lezioni introduttive alla XIV edizione dei Dialoghi di Pistoia: sul palco del teatro Bolognini salirà, alle 11, l’antropologo Adriano Favole, per approfondire il tema di quest’anno, Umani e non umani. Noi siamo natura.
La lezione sarà visibile anche in streaming dalle 11.15 sui canali Facebook e YouTube del festival.
L’incontro, aperto alle scuole e al pubblico su prenotazione alla mail dialoghi@comune.pistoia.it, propone una riflessione quanto mai attuale sull’ambiente – non un ammalato da curare, ma il prodotto di un tessuto di relazioni capaci di curarci – sulle responsabilità dell’essere umano verso gli altri abitanti del pianeta e sulle battaglie che ci attendono nel prossimo futuro. In seguito alla crisi climatica ed energetica la distinzione tra natura e cultura è stata messa in discussione da studiosi di varie discipline: si sta diffondendo oggi una visione “relazionale” del mondo vivente. Non si tratta di rinnegare le peculiarità dell’essere umano – la sua grande capacità di immaginare il futuro, il linguaggio, il pensiero – ma di riconoscere la sua interdipendenza con gli altri esseri, viventi o inorganici, che abitano la Terra.
«Se la storia non fosse soltanto un prodotto umano, ma un intreccio inestricabile di relazioni tra umani e non umani?» si interroga Favole «E se l’ideologia del dominio e dello sfruttamento della natura fosse una eccezione, rispetto a un ampio spettro di società e culture che hanno cercato di far convivere umani e non umani?».
Favole propone di rileggere molte pagine di storia e di etnografia a partire da una teoria dell’intreccio tra umani e non umani, tra cultura e incultura, tra domestico e selvatico. Quelli che un tempo venivano definiti spregiativamente “popoli della natura” hanno molto da insegnarci al proposito: le loro cosmologie spesso non dividono il mondo in cultura – intesa come capacità di azione, intelligenza, riflessione, umanità – e natura – istinto, divenire cieco, animalità. Preferiscono di gran lunga l’approfondimento delle interconnessioni tra umano e non umano. La storia delle società di caccia e raccolta, d’altra parte, mette in crisi il “mito” su cui si fonda gran parte della storia dell’Occidente: la rivoluzione agricola. L’agricoltura non si impose di colpo per le sue caratteristiche di “economia superiore”: per lunghissimo tempo gli esseri umani hanno cercato di far convivere l’agricoltura e l’allevamento con la caccia e la pesca, nel rispetto delle forze di rigenerazione della vita.
Conclude Favole: «È tempo di riscrivere la storia e la preistoria, è tempo di mettere in discussione le economie di predazione e distruzione. Non siamo soli in questo compito e non ci mancano i modelli alternativi a un modo di produzione – quello dell’Occidente – che ha portato all’attuale crisi ambientale e climatica».
«Con questo incontro – dice Lorenzo Zogheri, presidente della Fondazione Caript – prende il via il percorso che ci porterà alle giornate dei Dialoghi di Pistoia di maggio, che la Fondazione realizza insieme al Comune di Pistoia. E questo avviene nel migliore dei modi, con il coinvolgimento dei giovani e delle scuole. In 14 anni i Dialoghi hanno organizzato più di trenta appuntamenti che hanno coinvolto 32mila ragazzi, presenti a Pistoia e in tutta Italia attraverso lo streaming. Argomenti come l’ambiente o il cambiamento climatico richiedono un confronto con i giovani e questi incontri vanno proprio in questa direzione».
Grande è infatti l’attenzione che, da sempre, i Dialoghi riservano ai ragazzi e alle scuole. Sono già partiti incontri con i docenti delle scuole di Pistoia per organizzare la partecipazione degli studenti come volontari al festival, nelle tre giornate del 26, 27 e 28 maggio. Per spiegare meglio ai ragazzi non solo i compiti, ma anche lo spirito e la bellezza dell’esperienza, quest’anno il gruppo dei volontari storici dei Dialoghi è disponibile, su richiesta degli istituti scolastici, a incontrare direttamente studenti e studentesse nelle scuole, in quello che vuole essere un rito di passaggio tra chi ha partecipato a tante edizioni del festival e chi per la prima volta si avvicina a questa avventura.
Il secondo incontro si svolgerà venerdì 24 marzo alle ore 11, al teatro Bolognini, con l’antropologo Andrea Staid.
Adriano Favole è professore ordinario di Antropologia culturale presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino dove insegna Antropologia culturale, Antropologia della comunicazione e Cultura e potere. Ha fondato e dirige il Laboratorio “Arcipelago Europa”. È stato visiting professor presso le Università della Nuova Caledonia e di La Rèunion. Ha viaggiato e compiuto ricerche a Futuna (Polinesia occidentale), in Nuova Caledonia, a Vanuatu, in Australia, a La Réunion e in Guyana Francese. I suoi ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e l’antropologia del patrimonio.
È autore di: La palma del potere (Il Segnalibro, 2000); Isole nella corrente (La ricerca folklorica, Grafo, 2007); Resti di umanità. Vita sociale del corpo dopo la morte (2003), Oceania. Isole di creatività culturale (2010), La bussola dell’antropologo (2015) per Laterza; Vie di fuga. Otto passi per uscire dalla propria cultura (2018), ll mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con M. Aime e F. Remotti, 2020) per UTET; L’Europa d’oltremare (Raffaello Cortina, 2020).
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