Pescia Cambia interviene sulla questione della rinegoziazione dei mutui con la Cassa deposito e prestiti e con gli istituti bancari.
“Si legge da parte di forze politiche e anche da personaggi più o meno attendibili, che il comune di Pescia si è indebitato per 20 anni per le “manie del Sindaco”, in dispregio della tenuta dei conti del comune.
Tutto ciò facendo finta di non sapere che tutti i comuni d’Italia sono in crisi di liquidità, con il rischio di fare saltare servizi e funzioni a causa del blocco di tariffe, tasse, esposizioni e recupero di pagamenti, unite alle maggiori spese sostenute per l’emergenza coronavirus.
Chi ha scritto queste cose non ha nemmeno visto l’appello del presidente Anci, il sindaco di Bari De Caro, che ipotizzava che oltre 1000 comuni sarebbero andati in default senza interventi straordinari.
Questa esigenza ha generato l’accordo Anci-Cassa Depositi e Prestiti e quello fra Abi, Anci e Upi per la parte bancaria, consentendo una rinegoziazione straordinaria agli enti locali, al fine di ridare un po’ di liquidità ai comuni.
Procedure che stanno seguendo moltissimi comuni come, ad esempio, Pistoia , che ha sbloccato in questo modo ben 1,7 milioni di euro, con l’astensione responsabile in consiglio comunale delle minoranze.
A Pescia, invece, non si aspettava altro ed è scoppiato un attacco concentrico e , se ci permettete, sguaiato al sindaco, evocando “manie” e altro ancora sul bilancio, arrivando perfino a dire la colossale bugia che per l’emergenza coronavirus il comune di Pescia ha utilizzato soldi provenienti dal governo nazionale, ovviamente mai arrivati.
Tutti a Pescia sanno quanto ha fatto il comune e il sindaco Giurlani in particolare a favore dei propri cittadini, come pochi altri primi cittadini hanno fatto, impegnandosi al massimo per trovare soluzioni e assicurare servizi. Tutto questo, mascherine, consegne, protezione civile, contributi ai bisognosi e altro ancora, ha comportato una spesa superiore ai 200mila euro, che non potevano essere preventivati.
Tutto questo ha sconvolto il bilancio e allora solo a Pescia i pochi oppositori rimasti, che vedono crescere il consenso del sindaco e della giunta che hanno brillato in questa emergenza sanitaria, si attaccano a tutto. Non sapendo cosa dire, se la prendono con lo staff del sindaco. La questione è annosa e deriva dal fatto che lo staff del sindaco, evidentemente, fa bene il suo lavoro e questo indispettisce chi ha miseramente perduto le elezioni. Una sensazione che abbiamo anche noi e che è suffragata dalla qualità del lavoro di chi lo compone e dai numeri, dai risultati oggettivi.
Certamente si tratta di critiche strumentali anche perché chi le formula dimentica che quando ha amministrato , oltre a generare situazioni di bilancio così negative che ci trasciniamo ancora oggi, aveva staff molto più numerosi e costosi di quello di Giurlani, con risultati tutti da verificare.
Quando Conforti dice che non c’era mai stato il capo di gabinetto, non ricorda o non vuole ricordare che quando era in giunta con la Marchi fu dato un incarico di staff proprio per questa funzione, quindi non si dice la verità. Che dire poi della quantità di persone e dei costi? Addirittura fu inserito nello staff un dirigente, che si aggiungeva ai quattro già esistenti, da 430mila euro totali, che, sommandoli al costo degli altri, fa schizzare almeno a 2,5 volte tanto la spesa della Marchi per lo staff rispetto a oggi. Lo stesso vale per il Pd. Con Abenante c’era addirittura un direttore generale e quattro persone, che complessivamente sono costati oltre 770mila euro, ovvero 3,5 volte tanto la spesa attuale. Dunque, di cosa parliamo?”
Pescia Cambia
Comunicato stampa