Un giovane studente di teologia ci ha inviato il quinto dei suoi articoli di carattere religioso che inseriamo nella nuova rubrica “Parlando di Religione” . Ringraziandolo della collaborazione con I LOVE PESCIA Vi invitiamo alla lettura di questo interessante articolo :
Nell’ anno 2015 d.C., il 20 giugno, accadde che a Roma, capitale d’ Italia, presso piazza San Giovanni, si riunirono circa un milione di persone, per manifestare in difesa della famiglia naturale e contro l’ imposizione del gender nelle scuole.
Troveremo scritto così, forse, fra qualche anno, nei libri di storia. Ottimistica visione, se teniamo conto che la storia la scrivono i vinti, per cui diamo per scontato (mera utilità editoriale) che a “vincere” siano stati quelli scesi in piazza.
Un evento che senza alcuna ombra di dubbio ha fatto storia, tanto che ogni testata giornalistica ne parla da giorni.
Disquisizioni delle più disparate, dal numero effettivo di partecipanti recepito dalla questura della Capitale, ai titoli degli striscioni e cartelli alzati in aria, dalla scaramanzia circa i segni della pioggia e del sole che si sono alternati in quel pomeriggio afoso di fine giugno. Posizioni diverse, voci diverse. Ma tutti, e proprio tutti, dimostrano che qualcosa è successo, perché non si scrivono intere testate per il volo di una foglia nel bel mezzo di una foresta. Stavolta il rumore, in positivo o negativo, è assomigliato di più ad un vulcano in eruzione.
Il 20 giugno è una data da ricordare. A mobilitarsi sono state le persone semplici, quelle di tutti i giorni, è partito tutto dal basso, da quel popolo che è stanco di farsi mettere i piedi in testa anche ideologicamente, non soltanto con le tasse, le leggi e le guerre. Dietro non ci sono stati apparati ecclesiali tipo la CEI, che anzi ha defezionato con conseguente figuraccia, non ci sono state organizzazioni che hanno sponsorizzato il palco, le spese ingenti, gli addetti alla sicurezza, e seppure qualche movimento o denominazione ha preso la parola, non lo ha fatto mettendoci la firma dell’ amministratore delegato. Le famiglie italiane hanno preso in mano la situazione, da protagoniste quali sono della vita sociale italiana, ed hanno deciso di metterci la faccia per difendere quello in cui credono. Un comitato, nato in risposta alla esigenza autentica di farsi sentire, sia dai media che vergognosamente pilotati ignorano la reale oggettività dei dati e dei fatti, sia da quel governo, illegittimo per definizione ma effettivamente operante, che impone dittatorialmente le proprie scelte, dimenticandosi che la sovranità appartiene al popolo. Molti gli intellettuali italiani presenti, nomi già noti fra i circoli della resistence , più qualche nuovo arrivo ben gradito.
Del numero preciso, parliamoci con sincerità, a nessuno importa veramente, perché 700 mila o 1 milione cambiano poco, al massimo si modifica la viabilità pedonale, e statisticamente e politologicamente non cambiano l’ impatto riscontrato, che è quello che conta davvero.
La manifestazione non ha niente a che fare con il Family Day del 2007, per evidentissimi motivi di matrice, struttura e finalità, e chi continua a fare il paragone, evidentemente non ha ben chiaro di che si tratta e si butta in una critica sterile destinata alla rapida dissoluzione.
Nella storia, quando un popolo si erge imponente a manifestare in piazza, che è il luogo dove la città è nata, genericamente, succede qualcosa di importante. È matematico.
Non si può pertanto non essere contenti di un avvenimento come quello del 20 giugno, anche se non si condivide in pieno la genesi dell’ evento e i personaggi sul palco. Guardiamo, certamente, il bicchiere mezzo pieno e con ottimismo militiamo per la giusta causa, con tutte le nostre forze, che siano da dietro uno schermo o in piazza con i cartelloni. Qualcosa dovrà pur accadere.
In altra sede discuteremo dei temi caldi tanto a cuore dei promoters del comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha indetto la manifestazione e dei 58 intellettuali che hanno presenziato.
La stampa ha scritto di tutto, in una amalgama così incoerente e sprecisa che oso definire un volo pindarico, poiché dice tanto ma non porta al cuore del discorso, dipingendo con toni quando horror quando fiabeschi una giornata afosa di giugno.
Ora, però, guardiamo alla concretezza dei fatti.
L’ evento del 20 giugno ha significato che c’è un popolo, numeroso, che sta prendendo coscienza della realtà dei fatti, che si sta formando ed informando, e che comincia a dire “basta” alla blasfema dittatura del pensiero unico, alla perversa e liberticida logica del politically correct e alle sue leggi discriminatorie, alle aberranti e irrazionali teorie del gender e al pastrocchio monocromatico e marcescente dell’ attivismo LGTB.
Questo stesso popolo ha deciso, finalmente, di prendere in mano i propri diritti, le armi pacifiche che la legge consente (il sacrosanto diritto di libera espressione, di democrazia, di libertà di pensiero) ed è sceso in piazza, luogo dell’ incontro e della nascita della cultura, per far sentire la propria voce.
Era l’ ora!
Già, perché bisogna, per correttezza intellettuale e morale, constatare una serie di dati alquanto tristi, che portano le stesse firme dell’ evento in discussione.
Historia docet, questi manifestanti, a maggioranza cattolica, sono quegli stessi cittadini nostrani che nel “70 votaono sì al divorzio, che hanno sostenuto i partiti democristiani (già il nome, esulando dalla matrice etimologica, puzza di “demonio”), hanno finanziato il brigatismo intellettualistico catto-chic che ha portato al disfacimento della morale cattolica, alla conseguente accettazione di ciò che è peccato come “ammissibile purchè politicamente condivisibile”, alla introduzione della educazione sessuale sessantottina nelle scuole, e alla normalizzazione di ciò che normale non deve essere.
La banalità del male, per citare Hannah Arendt, è un morbo che non risparmia nessuno. Nemmeno la Chiesa. In fin dei conti, come diceva Pio XI, il Signore ha promesso che le porte degli inferi non avrebbero prevalso sulla Chiesa… ma non sui singoli.
Ecco perché, adesso, a distanza dal 20 giugno, sorvolato il chiasso mediatico in positivo e negativo, diluiti i blaterai sui talk show delle 20, è importante che quello stesso popolo abbia il coraggio di essere coerente e militante sino alla fine, sino alla morte. Il martirio è un dato di fatto per ogni cristiano. Si è cristiani accettando Cristo, croce compresa. Adesso, o fra qualche settimana, staremo a vedere se quel milione di persone, che significa più o meno 600-700 mila bambini, figli, avranno gli attributi di ritirare in massa i loro pargoli dalle scuole pubbliche se il ddl Buona Scuola dovesse passare definitivamente; o se saranno disposti ad andare in carcere per omofobia in vista del ddl Scalfarotto; o ancora se accetteranno di perdere il lavoro, di subire violenze, denigrazioni, emarginazione, problemi sociali di ogni genere pur di mantenersi fedeli a quello in cui credono. Ma non all’ acqua di rose, come va tanto di moda: in maniera radicale, così come radicale è quel male che è arrivato fino al midollo di una società la cui crisi, prima di essere economica e politica, è spirituale. Lottare per la Verità richiede tutto.
E vedremo se anche la Chiesa, oggi tanto impegnata nel misericordismo tout-court, saprà tornare a parlare di quelle realtà terrene ed escatologiche fondamentali, e di farlo a voce alta, gridandolo sui tetti come dice San Paolo. C’ è un peccato, c’ è una sola Verità, c’ è un libero arbitrio personale, esiste l’ inferno, ed è bello pieno, non ci si salva senza il pentimento e la remissione; il peccato contro natura grida la vendetta di Dio, per cui è inutile continuare a fare del buonismo socio-spirituale che puzza solo di menzogna ed ambiguità satanica, dicendo ripetutamente che “va tutto bene”, quando la Chiesa insegna che l’ omosessualità è un peccato grave che deve essere rimediato, pena l’ eterna dannazione, per cui una persona omosessuale deve convertirsi e ritrovare l’ equilibrio per cui Dio la ha creata. Sfido i critici di questo pensiero a trovare una sola frase del santo Magistero millenario, della Sacra Scrittura, della santa Tradizione che non affermi ciò. Sarò ben disposto ad argomentare anche un libro intero, se necessario.
Il 20 giugno è stato un evento storicamente memorabile e politicamente molto rilevante. Adesso, si deve passare alla azione. Ora bisogna combattere.
“ Avanti, popolo!”, “ Vincere, e vinceremo!”
Mik ‘hael