La vicenda che mi vede di nuovo sulla stampa è una tipica situazione per la quale ci sono sempre meno persone in Italia disposte a fare il sindaco e che sta costringendo il Parlamento, anche su forte sollecitazione dell’Anci, a portare seri correttivi per evitare tutto questo.
Nel caso specifico rilevo che la questione è prettamente tecnica e mi vede, semmai ci sia una scala di responsabilità, come ultimo dopo altri due figure, fra le quali un commissario prefettizio, la dottoressa Montagna che nel suo periodo ha assunto lo stesso identico provvedimento.
La firma al provvedimento che ha poi portato all’emissione di un decreto di condanna nei miei riguardi è un atto assolutamente tecnico, che non implicava alcuna scelta politica tranne l’esigenza di assicurare l’acqua ai coltivatori di Veneri che, in situazione di siccità, rischiavano di vedere sfumare il loro lavoro, con tutte le conseguenze che sono facilmente immaginabili.
Il decreto penale di condanna è stato ritualmente impugnato il 6.12.2021 con la motivazione “il fatto non sussiste” e comunque “non costituisce reato”. Non è stata ancora fissata udienza di discussione davanti il Tribunale di Pistoia.
Nel merito, come del resto evidenziato nell’atto di opposizione al decreto penale di condanna, è stato rappresentato che, l’ordinanza emessa dal sottoscritto il 29.5.2017 , nella veste di Sindaco di Pescia, oggetto del decreto penale di condanna, è stata emessa nell’assoluta legittimità, in quanto il riutilizzo delle acque reflue provenienti dal depuratore di Veneri, dal maggio all’autunno 2017, fu autorizzato, sussistendone tutti i presupposti di necessità e di urgenza, previsto dal testo unico sugli enti locali.
Secondo quanto mi confermano i miei legali, non ho violato alcuna norma di legge né tantomeno l’art. 132 del codice dell’ambiente e, conseguentemente, attendo con fiducia e serenità la celebrazione del processo a mio carico.
Da parte mia confermo di avere solamente seguito le indicazioni tecniche che mi sono state presentate come condizioni necessarie, come del resto era successo nei dieci anni precedenti e come il buonsenso indicava di fare.
Come ripeto, non credo stia a un sindaco, che si trova in buona fede e confortato da autorevoli pareri tecnici, entrare nel merito di decisioni che non hanno niente a che vedere con la discriminante politica e che hanno l’unico obiettivo quello di salvaguardare il duro lavoro di persone e famiglie che coltivano con grandi sacrifici la terra.
Per questo abbiamo fatto ricorso, perché mi ritengo assolutamente estraneo a ogni responsabilità”.
Oreste Giurlani
Comunicato stampa