Il prof.Carlo Vivaldi-Forti, presidente dell’associazione Destra Domani, ci invia questo interessante articolo che volentieri pubblichiamo :
“La guerra, per ora soltanto economica e psicologica, che Europa ed America hanno scatenato contro la Russia si rivela del tutto priva di senso, intempestiva e controproducente. Nel momento in cui l’intero mondo civile è minacciato dai deliri di qualche califfo, l’Occidente non trova nulla di meglio da fare che riaprire quel solco fra est e ovest, per tanto tempo responsabile della drammatica lacerazione del pianeta. Dopo il crollo dei muri e l’implosione dell’Unione Sovietica , sarebbe stato legittimo attendersi una politica di riunificazione dell’emisfero nord, accomunato dalla medesima cultura, al di là delle differenze che pur esistono. E’ quindi il caso di comprendere come e perché si sia creato il presente scontro che potrebbe risultare fatale alla nostra civiltà. Pur sapendo che il futuro non si costruisce parlando di storia, uno sguardo al passato è oggi indispensabile per comprendere gli errori commessi e cercare di correggerli.
I più anziani ricordano bene quante aspettative e speranze fossero collegate, nel periodo 1950-1990 , all’invocato crollo del comunismo, ritenuto da molti una chimera. I più ottimisti immaginavano l’avvento di un mondo finalmente riconciliato, libero dalla paura della guerra, incamminato verso un progresso inarrestabile, non soltanto sul piano materiale , ma anche spirituale. Questo stato d’animo venne diffuso, dall’intelligence occidentale , negli stessi paesi dell’est, mediante il samizdat e le mitiche emittenti di Radio Free Europe. Quando poi giunsero al potere i magnifici tre , ( Wojtyla , Reagan, Gorbaciov), sembrò che queste previsioni fossero sul punto di avverarsi. Si credeva che una decisa spallata al bolscevismo sarebbe stata sufficiente per inaugurare una nuova età dell’oro, centrata sulla dignità della persona umana. Non solamente l’uomo della strada, ma pure le autorità del Cremlino attendevano, da parte degli occidentali, il lancio di un nuovo Piano Marshall , come ricompensa per la loro conversione alla democrazia. Nessuno, ovviamente, credeva alla favola buonista della filantropia pura, del resto estranea allo stesso programma di aiuti del secondo dopoguerra. In quel caso, però, gli americani avevano deciso di trasformare l’Europa da ricostruire in un gigantesco mercato d’esportazione , il più grande affare del secolo.
Nel caso degli Stati ex-comunisti, invece, le scelte di Washington e di Bruxelles si rivelarono del tutto diverse. Le lobby e i potentati economico-finanziari, al contrario degli anni ’40, tentarono di trasformare il defunto impero sovietico in colonia, fornitore di materie prime e manodopera a basso costo, malgrado l’elevata qualità di entrambe. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale pilotarono il post-comunismo in modo da ridurre le popolazioni appena uscite da quella tragica esperienza nella più squallida miseria, eccezion fatta per una ristretta élite di neocapitalisti, arricchitisi scandalosamente con mezzi spesso illeciti. Gli effetti di tale politica non tardarono a manifestarsi. Il tentativo di colpo di Stato di Mosca del 1991 e la caduta di Gorbaciov furono i più immediati. L’avvento di Boris Eltsin , il politico russo più vicino all’Occidente, aprì un periodo di totale anarchia che vide il trionfo della violenza e della corruzione mafiosa. La disperazione in cui precipitò il vecchio ceto medio, retrocesso a sottoproletariato, è stata la principale causa dell’avvento di Putin e della svolta autoritaria degli anni Duemila.
Zar Vladimir, peraltro, sia pure grazie a metodi di governo certamente non democratici, ha restituito in pochi anni, alla Russia , la dignità internazionale perduta, mentre in economia ha dato vita ad una espansione del tutto inimmaginabile fino ad allora, che non premia soltanto i superricchi , ma ricade progressivamente su tutte le classi sociali, incluse le più umili. Oggi, tutti stanno un po’ meglio rispetto a quattordici ani fa . Quanto al futuro, esso dipenderà da molti fattori, ma l’attuale leader ha avuto comunque il merito di riaccendere la speranza e questo è il principale motivo per cui, elezione dopo elezione, riceve immancabilmente il suffragio dei cittadini. Non si tratta, quindi, di brogli elettorali, anche se questi non si possono escludere, ma di un consenso ampio e in larga misura sincero. Qualcuno ha paragonato Putin a de Gaulle. Malgrado che tale parallelismo non sia del tutto condivisibile, qualcosa che li accomuna esiste: l’amore per il paese e la fiducia illimitata nei loro popoli.
Per quanto riguarda i rapporti internazionali , Putin non avrebbe chiesto di meglio che stringere accordi con il mondo occidentale ed essere accolto da questo come partner a tutti gli effetti, purché a condizioni di assoluta parità. Tale presupposto, tuttavia, appariva inaccettabile agli occhi di quella mafia globale, che ha scambiato il crollo del comunismo per una vittoria assoluta, prodromo del dominio planetario da lei sempre agognato. Il progetto criminale del New World Order, fondato sullo sfruttamento economico ed umano a tutto campo, non soltanto manca di realismo, ma è destinato alla stessa fine di quello hitleriano nel celebre film di Charlot, quando il mappamondo di gomma esplode nelle mani del dittatore.
L’ottusità di questi atteggiamenti, che dietro un liberismo di facciata intendevano trasformare la già potentissima Federazione Russa in un nuovo Far West , hanno prodotto l’effetto opposto a quello sperato. L’accesso alle sue materie prime non è mai stato tanto a rischio come oggi, mentre l’influenza occidentale nel mondo si è drammaticamente ridotta. Gli USA , presunti vincitori della guerra fredda, appaiono sulla difensiva su tutti gli scacchieri; nuove superpotenze si affermano ovunque , disordine mondiale e pericolo di guerra sono molto più elevati che in passato. A cosa si deve tale sconquasso?
La prima causa è di sicuro la spaventosa ignoranza delle classi dirigenti contemporanee, politiche o economiche che siano. Se oggi la Russia, anziché rappresentare un potente antemurale della civiltà europea verso est e sud-est, come avrebbe potuto e dovuto essere grazie alle sue tradizioni storiche e culturali, è giunta a denunciare i trattati sul disarmo, faticosamente e quasi miracolosamente sottoscritti da Gorbaciov e Reagan, proponendosi inoltre come guida di uno spazio economico asiatico contrapposto all’Europa, si deve alla non conoscenza della sua particolarissima e affascinante cultura. Qui si verifica sul campo la verità del principio, da me sempre sostenuto, della maggiore importanza, per il potere politico, di una corretta visione generale dei problemi, piuttosto che tecnica. Quanti, fra i dirigenti occidentali, hanno ispirato le proprie azioni alla lettura di grandi classici come Tolstoi, Dostoievskii, Gorki, Cechov, ecc. , o allo studio della storia, invece che alle crude statistiche? Crediamo pochi. Ciò è davvero un peccato, perché se lo avessero fatto avrebbero compreso in tempo cosa rappresenta , per i russi, la sindrome da accerchiamento , oppure quell’orgoglio patriottico che li spinge a identificarsi in un noi collettivo, anche a detrimento dell’interesse personale , ossia l’opposto di quanto accade in Occidente. L’idea di organizzare le manovre Nato in Estonia, a un paio d’ore di strada da San Pietroburgo, rappresenta una inutile provocazione, che serve unicamente a risvegliare le paure ataviche e lo spirito revanscista di quel grande paese. Possibile che nessun governante occidentale, in primis Obama, ricordi che per evitare qualcosa di simile, ( ma di meno grave, visto che Cuba e la Florida sono separate dal mare!) , Kennedy rischiò la guerra atomica ?
Se oggi ci troviamo ancora una Russia antagonista, lo dobbiamo in primo luogo alla cecità e all’ottusa ingordigia di tutti coloro che , con arroganza, hanno preteso di umiliare e sottomettere l’ex-superpotenza al fine di sfruttarne le risorse. Con il rischio concreto, invece, che sia proprio lei a stringerci un cappio al collo mediante le controsanzioni ed il blocco delle forniture energetiche.
Ma cosa avrebbe dovuto fare l’Occidente, al posto di quello che ha fatto? Semplicemente quanto si aspettavano i russi stessi e tutte le persone di buon senso. Appena crollato il regime si sarebbe dovuto avviare un programma di aiuti per la ricostruzione di quella parte d’Europa, non condizionandoli alla stipula di contratti specifici , ma soltanto come sostegno alla nuova democrazia. Contemporaneamente si sarebbe dovuto offrire alla Russia un pacchetto di proposte allettanti, decisive per il suo e per il nostro futuro: la clausola di nazione più favorita, l’adesione alla Ue e alla Nato, con assoluta parità di diritti. Tutto questo ci sarebbe costato parecchio , ma avremmo concluso un ottimo investimento, quasi la sottoscrizione di una polizza assicurativa. Nel corso degli anni ne saremmo stati ripagati con gli interessi attraverso la diminuzione delle spese militari, l’apertura di un vastissimo mercato in espansione, la disponibilità di materie prime che soltanto in quel caso avremmo potuto legittimamente considerare nostre, la comune lotta al terrorismo e al degrado ambientale, un pianeta stabile e ordinato nell’intero emisfero nord.
Perché ciò non è stato possibile a suo tempo, e neppure oggi , malgrado i rischi cui siamo sottoposti , appare realizzabile? La verità è che gli Stati occidentali, soggetti ai veti di quelle lobby e di quelle cosche mafiose che condizionano i governi mediante la corruzione o il ricatto, non hanno mai concepito una politica di respiro mondiale , limitandosi alla banale e oltretutto pessima gestione del quotidiano. Il nostro declamato modello sociale è fallito in quanto emanazione dell’ideologia materialista, causa principale del nostro declino. Per rimediare agli errori compiuti, occorre prendere atto che noi stessi abbiamo bisogno di una radicale perestroika , e se questa non basta di una autentica rivoluzione, che ci liberi dalla dittatura di quei poteri criminali che dominano la nostra esistenza e ci umiliano come esseri umani.”
Prof.Carlo Vivaldi-Forti