Il sig. Lorenzo Puccinelli Sannini, segretario dell’associazione Italia Domani, ci invia questo articolo che volentieri pubblichiamo :
Chi si interessa di storia ricorderà indubbiamente che il conflitto tra Cristianesimo ed Islam è un fenomeno ultra millenario. Le tappe fondamentali che lo riassumono si possono così sintetizzare.
Alla morte di Maometto, avvenuta probabilmente nel 632 a Medina, iniziò la Da’wa, cioè l’azione di proselitismo islamico volto ad affermare la Sharia, la legge islamica. Nel 711-732 i musulmani conquistarono l’attuale Spagna centro-meridionale sottraendola al dominio dei Visigoti e dandole il nome di al-Andalus. L’undici ottobre 742 i Franchi agli ordini di Carlo Martello, arrestarono l’avanzata dei musulmani nel cuore del territorio francese grazie alla vittoria nella battaglia di Poitiers. Nel 1095 il pontefice Urbano II lanciò la prima crociata che portò alla riconquista di Gerusalemme. La “reconquista” del suolo spagnolo da parte cristiana venne ultimata nel 1492 per opera di Ferdinando di Aragona e di sua moglie Isabella di Castiglia. Con lo scontro navale di Lepanto (1571) la flotta islamica venne praticamente distrutta. Nel 1683 il tentativo dell’ Impero Turco di di invadere l’Europa continentale venne frustrato dalla resistenza degli austriaci durante l’assedio della loro capitale e grazie alla conseguente vittoria ottenuta dagli eserciti europei nella battaglia di Vienna. Infine l’impero Ottomano tramontò definitivamente nel 1923 quando Kemal Ataturk proclamò la nascita della repubblica turca.
Durante questi 1300 anni l’Islam, che ricordiamo significa sottomissione totale a Dio, e la Cristianità si sono combattuti con le armi ed apparentemente la vittoria è arrisa al fronte europeo. Quindi lo scontro avrebbe dovuto avere termine; gli islamici continuando ad adorare Allah nei loro paesi, i cristiani continuando (con molto meno fervore di una volta) a pregare Dio nelle loro cattedrali. E invece no! Come tutti sappiamo la guerra è ripresa, più feroce di prima, sia pure utilizzando armi diverse.
L’autoproclamatosi califfo al-Baghdadi, creando un’entità territoriale quale l’Isis, commise un grave errore perché offrì una vera e propria nazione agli eserciti nemici coalizzati contro di lui, dando loro la possibilità di distruggerlo con i mezzi militari tradizionali. Ma ora gli estremisti islamici hanno imparato la lezione e portano avanti la loro offensiva con metodiche diverse e ben più difficili da contrastare: gli attacchi terroristici realizzati nel cuore dei paesi nemici da parte di gruppi organizzati o anche ad opera dei cosi detti lupi solitari.
Di fronte agli attentati terroristici ma sopra tutto all’immigrazione incontrollata sorge spontanea una domanda: l’Islam è compatibile con i valori dell’Occidente ? Già la compianta Oriana Fallaci aveva dato al quesito una risposta esauriente; più recentemente sullo stesso piano si è espressa Ayaan Hirsi Ali, intellettuale di origine somala, naturalizzata olandese e costretta a riparare in America per sfuggire alla vendetta islamica per la pubblicazione del suo libro “La sfida della Dawa”. Ricordiamo che Da’wa significa azione di proselitismo dell’Islam.
Scrive dunque Ayaan Hirsi Ali: “L’Islam è sovversione dall’interno, usa la nostra libertà religiosa per sconvolgere quella stessa libertà e imporre la Shari’a (legge islamica). Noi ci soffermiamo solo sugli atti di violenza ignorando l’ideologia islamista che sottende tali atti. L’Islam non è una religione come il cristianesimo o il buddismo ma è innanzitutto una religione politica. La Dawa è una vera e propria azione politica che punta all’islamizzazione sociale e civile del paese in cui opera con l’obiettivo di distruggere le istituzioni di una società e sostituirle con la Sharia”. La Dawa impiega diversi mezzi per imporre ad un paese la Sharia; fra questi ricordiamo:
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L’immigrazione, funzionale a diffondere l’Islam e corrispondente alla Hijrah (dottrina islamica della migrazione), meritoria per ogni musulmano che la pratica: migrare per poi diffondere la Sharia è compito di ogni credente di Allah
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La riduzione dello status sociale delle donne per trasformarle in “macchine riproduttive ai fini del mutamento demografico” dell’Occidente
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L’appoggio “ai partiti politici progressisti nelle società democratiche” perché più inclini “ad accettare le richieste islamiche in nome della coesistenza pacifica”
Inevitabilmente quanto sopra ricorda “Submission”, Sottomissione , il romanzo fantapolitico di Michel Houellebecq che narra di una Francia in cui un partito islamico è andato al potere ed ha imposto ai francesi la legge islamica. Ora, perlomeno in Italia, il romanzo, da fantapolitico rischia di diventare profetico.
Ma come è stato possibile che l’Europa e soprattutto l’Italia arrivasse a questo punto ? La risposta è semplice: perché da sei anni siamo governati unicamente da uomini di sinistra. Una caratteristica imprescindibile della mentalità del PD erede dello storico PCI, è quella di negare la realtà, anche quando la realtà la prende a schiaffi ! I nostri governanti negano l’evidenza se questa è contraria al loro mantra elettorale: il buonismo, costi quel che costi. Per di più ora ci si mette anche il Pontefice che dovrebbe essere pastore di anime e come tale dovrebbe evitare di intervenire a gamba tesanelle problematiche legislative della Repubblica Italiana quali, ad esempio, lo “Ius solis”. Il comportamento di Benedetto XVI sarebbe stato ben diverso, come ci ricorda il giornalistaGianpaolo Rossi che scrive:
Le posizioni e le affermazioni di Papa Francesco sull’immigrazione imbarazzano per il livello di utopismo e di irrealtà e per la rottura radicale che questo pontefice sta facendo con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per i quali il “Diritto ad emigrare” (sancito peraltro già da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra), è sempre stato preceduto da un diritto superiore: il “Diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria”(Giovanni Paolo II). O per il fatto che il fanatismo immigrazionista di Bergoglio non tiene minimamente conto che il dovere all’accoglienza “va sempre conciliato con le esigenze delle società che accolgono gli immigrati” (Giovanni Paolo II) e che “ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune”(Benedetto XVI). E che l’immigrazione porta con sé conseguenze stravolgenti all’identità delle nazioni che per l’internazionalista Bergoglio sono marxianamente sovrastrutture, ma per la Dottrina della Chiesa sono elemento centrale dell’ordine internazionale, come evidenziò sempre Benedetto XVI nel 2012 parlando ai sindaci dell’Anci: “bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana”. Principio che vale per ogni Nazione.
A questo punto cosa resta da dire se non che, fortunatamente, il corso della storia attuale ci offre l’opportunità di optare per un’alternativa, di fare una scelta. Possiamo ancora scegliere se lasciare ai nostri figli e nipoti un futuro governato dalla Sharia o se tentare in extremis di difendere a denti stretti la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni, i nostri costumi e la nostra Fede (se ancora esiste). Nella prossima primavera si terranno le elezioni politiche, probabilmente l’ultima possibilità che abbiamo per decidere il nostro destino. Facciamo, nel segreto dell’urna, la scelta giusta.
Lorenzo Puccinelli Sannini
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