Tra i problemi messi in luce il 15 settembre all’incontro degli agricoltori e vivaisti pistoiesi di Confagricoltura con il presidente nazionale Giansanti, limiti normativi che penalizzano il ricorso alle «attività connesse» in montagna alle aziende strutturate e poi tante istanze dei vivaisti su infrastrutture idriche, manodopera qualificata, no ad applicazione brusca della direttiva sulle pratiche sleali fra vivaisti, revisione del ddl Liuni. Presente anche il direttore del Mefit, che ha chiesto servizi per i floricoltori del mercato dei fiori di Pescia. Per Giansanti la risposta ad alcune istanze la si trova nei fondi del Pnrr, mentre sui tempi di pagamento spera in una deroga all’applicazione della direttiva sulle pratiche sleali per i rapporti fra agricoltori o almeno fra florovivaisti e sul testo di Liuni ha chiesto di evidenziare meglio la centralità dell’imprenditore agricolo rispetto alle figure dei successivi segmenti della filiera del verde.

«Io credo che la provincia di Pistoia sia uno di quegli straordinari interpreti del “saper fare” tutto italiano. Una provincia che si sta caratterizzando per le sue importantissime produzioni vivaistiche e che fanno sì che l’Italia sia leader in queste produzioni e soprattutto che sia leader a livello mondiale. Bisogna partire da qua perché l’Italia negli anni a venire conoscerà, secondo i grandi progetti di strategia e visione del Green Deal, degli obiettivi importanti in cui l’agricoltura pistoiese sarà straordinaria interprete. Se pensiamo al recupero delle aree verdi e forestali chi meglio della provincia di Pistoia e delle sue aziende vivaistiche è in grado di dare un contributo?».
Con questa dichiarazione a margine della conferenza stampa di ieri, subito dopo l’incontro a porte chiuse con i soci pistoiesi, il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha sintetizzato il ruolo che l’agricoltura pistoiese, a cominciare dal vivaismo, può giocare nei prossimi anni con riferimento al peso sempre crescente che avranno i temi dell’ecosostenibilità e dei «servizi ecosistemici», fra cui in primis l’abbattimento di CO2, nella politica agricola comune europea e nelle risorse messe a disposizione nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Un incontro aperto dal presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Zelari, che ha sottolineato la necessità di valorizzare la specificità del distretto vivaistico leader europeo nella produzione di piante da esterno, ma senza dimenticare l’importanza di altri comparti come ad esempio il vivaismo olivicolo e la floricoltura della Valdinievole. A cui sono seguiti gli interventi del presidente della sezione provinciale “Agricoltura tradizionale” Roberto Orlandini e il presidente della federazione di prodotto “Florovivaismo” di Confagricoltura a livello provinciale e regionale Luca Magazzini.
Fra i punti critici messi in risalto da Roberto Orlandini, alcune difficoltà dell’agricoltura nella Montagna Pistoiese con riferimento alla multifunzionalità o alle «attività connesse» e a certe norme regionali che sfavoriscono le aziende più strutturate, quasi incoraggiando a restare piccoli. Ad esempio, ha detto Orlandini, una legge regionale che impedisce agli agriturismi di avere più di 10 piazzole ad azienda al di là dei livelli di fatturato ed estensione aziendali. C’è bisogno, ha ribadito Orlandini, di «più apertura alle attività connesse e di valorizzare meglio i servizi ecosistemici, fra cui anche la salvaguardia idrogeologica».
Riguardo al vivaismo, la componente più consistente della base associativa di Confagricoltura Pistoia, le esigenze illustrate da Luca Magazzini al presidente Giansanti sono state numerose e ben argomentate, tutte tese a mettere i vivaisti nelle condizioni di rispondere all’improvviso aumento della domanda di piante innescato dall’imporsi del tema cambiamento climatico e dai lockdown per la pandemia. Un incremento che richiederà significativi investimenti produttivi per mantenere gli elevati standard qualitativi e adeguarsi al contempo ai più stringenti requisiti di una produzione eco-compatibile. Fra i problemi esposti dai vivaisti, la necessità di investimenti nelle infrastrutture per la gestione dell’acqua, perché, ha detto Magazzini, da un lato «nonostante che alcune aziende abbiano già molto investito in questo ambito, non tutte l’hanno fatto e comunque la frequenza delle siccità sta aumentando e quella di quest’anno è stata l’estate più siccitosa dal 2003»; dall’altro lato, ci sono i problemi del rischio idraulico in una piana facilmente soggetta ad allagamenti. Secondo, vista la difficoltà a reperire manodopera ben formata secondo i tradizionali canali aziendali, l’esigenza di creare percorsi formativi ad hoc nel sistema dell’istruzione pubblica. Inoltre una deroga dall’applicazione immediata dell’accorciamento drastico dei tempi di pagamento previsto dalla direttiva europea sulle pratiche sleali, almeno fra gli imprenditori agricoli del florovivaismo, che è incardinato su cicli produttivi molto lunghi, come minimo di tre anni. Il non farlo potrebbe mettere in crisi l’equilibrio della filiera, con fallimenti a cascata. Infine  una revisione del disegno di legge Liuni di riforma del settore florovivaistico che lasci al centro l’agricoltore come definito dall’articolo 2135 del Codice Civile, cioè la produzione di piante, rispetto ai successivi segmenti della filiera.
All’incontro è intervenuto anche Gianluca Incerpi, direttore del Mefit, l’azienda del Comune di Pescia che gestisce il mercato dei fiori pesciatino, il più importante mercato all’ingrosso di piante e fiori del Centro Italia. Incerpi ha chiesto a Confagricoltura un sostegno per aumentare i servizi offerti ai piccoli produttori di fiori e piante che usano il mercato per la loro attività.
Nella sua risposta ai vivaisti, poi illustrata nella successiva conferenza stampa, Massimiliano Giansanti ha preso atto delle esigenze e richieste degli agricoltori pistoiesi rispondendo subito ad alcune di esse. Giansanti, dopo aver ribadito la forza delle aziende leader del Distretto vivaistico pistoiese, capaci di stare sul mercato con livelli di export inimmaginabili per tante aziende di tutti i settori, ha riconosciuto che il distretto ha attraversato un periodo difficile nel recente passato e che c’è stata una «selezione più o meno naturale» di aziende che non ce l’hanno fatta, per cui è importante «contrastare le difficoltà per mettere le aziende nella condizione di essere sempre più competitive e produttive».
Per alcune delle istanze evidenziate dai vivaisti, ha ricordato Giansanti, la risposta è nelle «disponibilità stanziate all’interno del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) del Paese perché molti degli ambiti di programmazione del Pnrr vedranno le imprese del pistoiese protagoniste». «Se pensiamo ai grandi temi della forestazione, ai grandi temi legati alla ricostruzione dei parchi urbani, se pensiamo ai modelli di sviluppo e a tutti i bonus per la riqualificazione – ha aggiunto – In tutto questo è evidente che chi oggi produce piante ha un vantaggio enorme. Senza considerare che in questi giorni si è toccato il valore massimo sui mercati per quello che riguarda l’abbattimento della CO2 e chi meglio di Pistoia è in grado oggi di dare un contributo grazie alle sue aree forestali, perché la montagna e la collina di Pistoia sono aree forestali importanti, e soprattutto per quella attività più propriamente della pianura il vivaismo che le consente di avere una presenza arborea rilevante. E’ un percorso su cui c’è da fare e su cui gli imprenditori pistoiesi, che invito ad essere molto visionari e di prospettiva, possono costruire un futuro molto molto luminoso».
«Sul tema delle pratiche sleali – ha detto Giansanti – so bene che stiamo parlando di un settore che ha dei tempi di maturazione per andare sul mercato molto lunghi. Il florovivaismo ha saputo costruire in questi anni un sistema di regole proprie che hanno garantito e che garantiscono oggi un giusto reddito a tutti gli attori della filiera. La norma contro le pratiche sleali è sacrosanta, perché è evidente che l’agricoltura sconti una grande difficoltà a traferire gli interessi degli imprenditori agricoli nei rapporti commerciali all’interno delle varie filiere. E in qualsiasi tipo di studio che oggi va a vedere come si distribuisce l’utile all’interno di una filiera, l’agricoltore storicamente è l’anello debole. Ma l’attività florovivaistica è uno di quei settori che nell’applicazione della nuova direttiva sulle pratiche sleali rischia di andare a definire dei sistemi di norme che possono irrigidire una filiera che ha ben performato fino ad oggi. Per questo mi auguro che in sede di discussione parlamentare rispetto all’attuazione della legge sulle pratiche sleali possa essere escluso tutto il comparto degli scambi tra agricoltori o almeno fra agricoltori del settore florovivaistico».
Riguardo infine alla revisione della legge Liuni, Giansanti ha detto che «è una legge che certamente genera delle prospettive e aspettative nel settore, ma è altrettanto vero che come Confagricoltura ribadiamo la centralità dell’impresa agricola. La legge che definisce e regola l’attività di agricoltore, l’articolo del codice civile 2135, è un caposaldo che non può essere toccato: quelli devono essere i requisiti che caratterizzano l’imprenditore agricolo. Chi non rientra in quelle caratteristiche è un operatore commerciale che bene fa a vendere i prodotti dell’agricoltura, ma rientra in un ambito commerciale diverso rispetto all’attività agricola».

Addetto stampa Lorenzo Sandiford
Per Press Diade

Comunicato stampa

Nella foto : Zelari, Giansanti, Magazzini