“Chiuso il cantiere per la realizzazione del marciapiede a Collodi che questo inverno ha comportato una lunga eccessiva limitazione al traffico per i mezzi pesanti in ingresso e in entrata a Villa Basilica, si è aperto quello per la messa in sicurezza del Ponte all’Abate; si tratta certamente di un’opera imprescindibile, ma che anche stavolta grava non solo sui cittadini, ma sugli autisti – e quindi sulle imprese – e sui turisti che, varcato il ponte, imboccavano subito la via delle Cartiere per raggiungere gli opifici a monte e il Parco di Pinocchio oppure lo utilizzavano per raggiungere il distretto cartario lucchese. Il nuovo sforzo richiesto alle imprese, già stressate dal precedente cantiere, è notevolissimo; saranno almeno sette i mesi di chiusura, in cui è stato previsto un percorso alternativo che moltiplica anche per 100 la distanza da percorrere per giungere alla stessa meta, ad esempio per fare i 300 metri che dividono Collodi da Lappato ora bisogna percorrere oltre 30 km passando dall’autostrada per uscire al Casello di Capannori. Ciò significa per le attività presenti costi maggiori, una nuova programmazione dei tempi di lavoro e quindi riduzione dei fatturati, oltre un impatto ambientale certamente maggiore.
A questo panorama non facile, si è aggiunta, da pochi giorni, la frana in Via Mammianese; anche stavolta, seppure in una parte diversa del Comune di Pescia, il maltempo innestato sulla fragilità idrogeologica ha determinato lo smottamento della via che congiunge il fondovalle con Marliana. Stessi disagi, con l’aggravante che questi non erano previsti e che la situazione è tale per cui i mezzi pesanti non potranno transitare finchè la strada non verrà posta in sicurezza. Sappiamo che il Comune di Pescia e la Provincia di Pistoia in questi giorni stanno cercando le soluzioni più agevoli, per la vita e l’economia di quei territori, avendo individuato due soluzioni: o l’intervento più importante a carico della strada che comprenda anche la porzione franata (per cui tuttavia pare non ci siano risorse necessarie, quantificate in 450.000 euro), o la messa in sicurezza della sola porzione franata, da operare in somma urgenza.
Mentre si decide, alcune industrie, impossibilitate a ricevere merci ed a spedirne, potrebbero richiedere la cassa integrazione per i dipendenti, e guardano con preoccupazione all’adeguatezza della soluzione che verrà scelta ed ai tempi necessari per tornare allo stato antecedente.
Queste tre situazioni occorse nello stesso territorio in poco tempo hanno dimostrano ciò che noi sosteniamo da sempre; ovvero che la collocazione in un territorio invece che in un altro non è indifferente per chi vuole fare impresa e che occorrono nuove infrastrutture, come ad esempio la Variante di Collodi, per poter consentire ai cittadini e alle aziende di poter vivere e lavorare in tranquillità.
L’appello che fa Confindustria Toscana Nord è di porre la massima attenzione ai disagi che la povertà infrastrutturale determina al mondo delle imprese. Oltre alla messa in sicurezza di strade e di viadotti, in altri casi analoghi abbiamo chiesto soprattutto alla Regione anche un intervento di ristoro per le aziende vittime incolpevoli di questi eventi. Lo facciamo anche qui, disponibili a collaborare nell’individuazione di criteri univoci capaci di valutare il mancato guadagno e i maggiori costi che le imprese, fino ad oggi, hanno sostenuto e che andranno a sostenere di tasca propria”.
In foto: Il presidente Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini
Ufficio stampa C.T.N.
Comunicato stampa