Il sig.Lorenzo Puccinelli Sannini, segretario dell’associazione Destra Domani, ci invia questo articolo che volentieri pubblichiamo :
“Leggo su “Il Messaggero” di venerdì 31 ottobre che il libro “Le suicide français” scritto dal giornalista ed editorialista de “Le Figaro” Eric Zemmour, ha scalato rapidamente le classifiche dei libri più venduti in Francia sfondando il tetto delle prime 100.000 copie e che l’editore si appresta a stamparne altre 300.000 entro la fine dell’anno.
Che c’è di strano? direte voi. Capita spesso che un buon libro abbia un immediato e notevole successo, casomai sarà il caso di pensare: beato l’autore!
Beh, stavolta invece qualcosa di strano mi sembra ci sia. Lo scrittore attualmente più letto al di là delle Alpi, in questa sua ultima opera (e cito testualmente l’articolo di Francesca Pierantozzi de Il
Messaggero), critica il ’68, la fine della famiglia tradizionale, l’immigrazione, l’antirazzismo, l’islamizzazione delle periferie e la femminilizzazione della società, rimpiange De Gaulle e trova perfino qualcosa di buono nel regime collaborazionista di Vichy. In Francia è un romanziere iconoclasta e anti pensiero-unico per gli uni, reazionario antisemita e xenofobo per gli altri.
Zemmour, per la verità, non è nuovo nell’attizare polemiche, nello smontare scandali, tabù, eventi
storici o morali e nel sentirsi a proprio agio nello scrivere in modo politically incorrect. Già nel 2006 aveva ottenuto un grande successo il suo “Le premiere sexe” (L’uomo maschio, tradotto in Italia da Piemme) documento di denuncia di una società snaturata e indebolita da un femminismo sconsiderato, che ha purtroppo scardinato la società tradizionale.
Eric Zemmour tuttavia, non è un qualsiasi scribacchino, è invece uomo di profonda erudizione storica e dotato di una capacità analitica di cui nessuno contesta l’originalità. Non c’è quindi da stupirsi se molti lettori abbiano seguito con attenzione quelle che lui, nel suo ultimo libro, considera le tappe della via crucis nazionale e cioè (cito ancora testualmente lo stesso articolo): la globalizzazione liberale, l’Europa di Bruxelles e l’euro, la Germania ma anche l’asservimento agli Stati Uniti, la sinistra e la destra, gli antirazzisti, le differenti comunità, i gay, gli immigrati e le femministe. Per l’autore, e cito ancora l’articolo: l’ultimo momento democratico in Francia è nel ’92, con il referendum su Maastricht: è allora che la Francia è sconfitta.
Questo accade nel paese dei nostri cosi detti “cugini” d’oltralpe: uno scrittore scomodo, il cui pensiero non deve necessariamente venire condiviso per intero, ha il coraggio di dire apertamente ciò che pensa, incurante di possibili ritorsioni e, guarda caso, riscuote l’approvazione di molti suoi concittadini.
Qui nel Bel Paese non mi sembra di aver letto negli ultimi tempi qualcosa di simile, anche se è innegabile che i problemi della Francia, compresi quelli economici, sono assai vicini ai nostri. Solo qualche quotidiano di destra, condannato peraltro sul nascere dall’ establishment al potere, tenta ogni tanto di andare contro corrente. I casi mi sembrano due: o gli italiani sono tutti d’accordo con chi ci governa oppure qualche morbo misterioso ci ha privati degli attributi.
Quale che sia la risposta al quesito di cui sopra, converrà comunque prepararci ad assistere anche al prossimo “suicidio italiano”.
Lorenzo Puccinelli Sannini
Comunicato stampa