Già a fini ’6oo l’abate Placido Puccinelli, nelle sue memorie di Pescia evidenziava come questa antica città fosse chiamata ” Il giardino della Toscana” e come le sue produzioni agricole fossero apprezzate in tutto il Granducato di Toscana e negli stati vicini. Ortaggi, frutteti e vigneti producevano prodotti molto apprezzati come gli asparagi di Pescia, le insalate ,i vini Trebbiano Buriano, Cignanese e Barbarossa e le pere Buon cristiane , tutte produzioni di grande qualità e prelibatezza delle quali , salvo alcune eccezioni, non esistono in loco più le produzioni. I Love Pescia ha chiesto tempo fa ad un floricoltore, uno degli ultimi produttori per uso familiare, del famoso asparago ”Grosso di Pescia” perchè di fatto siano state abbandonate queste colture e come siano scomparse le produzioni di vino citate dal Puccinelli, ad eccezione del Trebbiano, e delle pere Buon cristiane. La persona interpellata ha esposto come l’abbandono dell’agricoltura tradizionale abbia fatto scomparire queste prelibatezze, veri prodotti di nicchia che con la riscoperta dei cibi ” di una volta” , sempre crescente, sarebbero certamente apprezzate visto che queste produzioni agricole permangono, con indubbi successi commerciali in altre zone d’Italia. Per il Grosso di Pescia sarebbe auspicabile un ritorno di una consistente produzione stimolata ed incoraggiata da studi e consulenze del locale Istituto Tecnico Agrario, vera scuola d’eccellenza che potrebbe allestire assieme alle associazioni agricole, corsi agli addetti al settore per un rilancio in grande stile di questo prelibato prodotto attraverso un consorzio di produzione e la richiesta del marchio di qualità, iniziativa sostenuta finanziariamente dalla Regione e dal Ministero delle Politiche agricole. Questo nostro interesse non è espressione di aspirazioni nostalgiche, ma piuttosto della consapevolezza che il recupero delle tradizioni contribuisce a rendere più solida la base per lo sviluppo futuro. Poiché le favorevoli condizioni climatiche che hanno favorito nei secoli scorsi la coltivazione di questo ortaggio così pregiato persistono tuttora quasi invariate nel nostro territorio, sarebbe auspicabile il tentativo di riprenderne la coltivazione, avendo cura di conservare le tecniche così favorevolmente collaudate nei secoli.