Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato una legge sul suicidio assistito.
Una forzatura incostituzionale dettata dalla furia ideologica di chi, invece di eliminare la sofferenza e impegnarsi nella cura dei malati, offre loro un unica soluzione: la morte.
Si tratta di una legge illegittima, perché il fine vita non rientra nelle competenze regionali, ma allo stesso tempo dannosa, perché oltre ad alimentare la cultura dello scarto, ha l’obiettivo di spingere le forze politiche all’approvazione di una legge nazionale.
La cosa agghiacciante è che proprio la Toscana ha chiarito il principio di queste leggi quando – in un emendamento – il Partito Democratico ha proposto di tagliare 30 mila euro dal fondo disabilità per destinarli al suicidio assistito…
Per visualizzare la locandina intera cliccarci sopra.
Questa è la prova definitiva che dietro la propaganda sul “fine vita” si cela un vero e proprio progetto eutanasico che mira ad abbandonare i più fragili e le loro famiglie, gli anziani e gli “improduttivi”, proprio come nei più barbari regimi totalitari del passato.
Per esempio, in Toscana, solo 3 pazienti su 10 che ne avrebbero diritto ricevono le cure palliative.
Gli altri sette? Abbandonati.
Lasciati soli, senza un’assistenza adeguata, nel dolore fisico, psicologico e spirituale, con un’unica opzione: “farsi fuori da soli”.
Sai, Giovanni, per me è impensabile accettare un mondo in cui, a chi ha paura di perdere la propria autonomia, invece di offrire cura e sostegno, gli si dica: “Sai cosa? Hai ragione, sei inutile! Facci/fatti un favore: togliti di mezzo”.
Io voglio lasciare ai miei figli una società capace di accogliere chi soffre, di curare il dolore e di ricordare a ogni persona che la sua vita ha valore, sempre.
Sì, perché il dolore si può curare, il malato si può accompagnare.
E i dati lo confermano: dove si investe nelle cure palliative, le richieste di suicidio assistito crollano.
Perché la gente non vuole morire. La gente ha paura di soffrire.
Ed è ormai risaputo che il cosiddetto “diritto di morire” si trasforma presto in un “dovere di morire”, come accade già in Olanda, Belgio e Canada, dove l’eutanasia è esplosa.
Dopo gli anziani e i malati terminali, hanno iniziato a sopprimere giovani depressi ritenuti “inguaribili” e malati non consenzienti.
Siamo a un bivio storico.
Se cade l’Italia, il pendio della deriva eutanasica nel resto d’Europa sarà vertiginoso.
Ecco perché dobbiamo alzarci in piedi. Insieme.
La battaglia contro la cultura della morte è una testimonianza di Speranza.
Dobbiamo e vogliamo testimoniare a chi, su un letto di ospedale, si sente dire che la sua vita non vale la pena, che non abbiamo intenzione di lasciarlo indietro, non abbiamo intenzione di lasciarlo da solo, che la sua vita vale, per noi, tutto il mondo.
E lo faremo il 10 maggio a Roma, alla Manifestazione Nazionale per la Vita!
Finalmente abbiamo una data (segnala subito sul tuo calendario!).
Dobbiamo essere in tanti. Dobbiamo dimostrare che l’Italia è ancora terra di Vita!
Tu sei l’unica speranza contro questa deriva.
Senza di te, non possiamo farlo: la tua presenza farà la differenza.
Segnati la data, scarica la locandina e inizia a organizzarti.
Coinvolgi la tua famiglia, i tuoi amici, il tuo parroco. Porta con te chi ami.
Ci vediamo a Roma!
Insieme possiamo,
[Maria Rachele Ruiu]
Maria Rachele Ruiu
Portavoce
Pro Vita & Famiglia Onlus
P.S. Il 10 maggio a Roma scenderemo in piazza per difendere la dignità della Vita.
La tua presenza è fondamentale: solo tu puoi portare la tua testimonianza di speranza, nessun altro può farlo al posto tuo. Segnati la data e vieni a marciare con noi!
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