Sabato 13 giugno presso l’archivio di stato di Pescia si è tenuto il convegno “La nobiltà pesciatina, le alleanze matrimoniali e le dimore storiche” organizzato dalla sezione Pescia-Montecarlo/Valdinievole dell’Istituto Storico Lucchese in collaborazione con il comune di Pescia, la sez. toscana dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e l’Istituto Internazionale di Diritto Nobiliare Storia e Araldica.

Il convegno, moderato dalla prof.ssa Romina Brugioni dell’Università di Pisa, ha visto la partecipazione di molti discendenti di varie famiglie aristocratiche. Tra gli altri ricordiamo Lorenzo Puccinelli Sannini, Carlo Vivaldi Forti, Alessandro Anzilotti Gambarini, i Cecchi de’Rossi, Luigi Catemario di Quadri, Luana di Altavilla, Fabrizio Formica di Cirigliano, Maria Chiara Ambrosini Nobili della Sala, Alessandro Stiavelli (anche a nome dei di Grazia Gambarini), Katia Ferri Melzi d’Eril ed ospite d’onore il Principe Ottaviano de’ Medici di Toscana (a sinistra nella foto) discendente da Giangastone, il quale nel 1732 elevò Pescia a Città Nobile.

Dopo i saluti introduttivi della dottoressa Saluzzi (a nome del direttore dell’Archivio di Stato di Pescia) e del Sindaco della città, dottor Giurlani, sono iniziate le relazioni.

Il marchese professor Emilio Petrini Mansi della Fontanazza ha compiuto un excursus sulla origine della nobiltà cittadina e sulle nobili famiglie pesciatine, svelando svariati aneddoti che hanno particolarmente incuriosito la platea.

La professoressa Vincenza Papini Franchi, direttrice della sezione “storia e storie al femminile” dell’Istituto Storico Lucchese, si è invece soffermata a lungo su un inedito diario settecentesco, quello di Sara Sismondi, discendente della nobile famiglia ginevrina dei Sismondi, imparentatasi nella seconda metà del Settecento con la potente famiglia pesciatina dei Forti. Dalla sua relazione è emerso un quadro analitico dei riti della sociabilità pesciatina e delle consuetudini matrimoniali dell’epoca che spesso univano famiglie di vecchia aristocrazia locale ai nuovi ceti emergenti

Ha suscitato un notevole interesse anche la relazione di storia dell’architettura della prof.ssa Claudia Massi dell’Università di Firenze. Quest’ultima ha condotto un pregevole studio sulle dimore storiche pesciatine legato a parte dello sterminato patrimonio storico-artistico della Valdinievole. Dalla relazione della prof.ssa Massi è emerso che la Valdinievole detiene un patrimonio architettonico di prim’ordine, ma che necessita di adeguati progetti per la propria conservazione e valorizzazione.

Il dott. nob. cav. Guido Anzilotti e il prof. avv. Lorenzo Franchini hanno infine messo in luce molti aspetti inediti relativi a due importanti famiglie valdinievoline, quella dei Franchini-Tellini e quella degli Anzilotti. Questi splendidi affreschi familiari hanno messo in risalto personaggi di rilievo nel panorama internazionale del primo Novecento, quali ad esempio quelli di Dionisio (già presidente della corte di giustizia dell’Aja), Enrico Anzilotti (già governatore della Somalia) e del generale Enrico Tellini (dalla cui morte derivò, nel 1923, un caso giuridico-diplomatico di fama mondiale).

Si sono messi così in luce un aspetti ancora troppo poco analizzati dalla storiografia locale, e che – anche a seguito del recente partecipato convegno sulla famiglia Galeotti – stanno suscitando un rinnovato interesse tra i cultori di storia locale.

Al termine del convegno, il direttore della sezione dell’Istituto Storico, il prof. Dario Donatini, entusiasta della riuscita del convegno, ha sporto sentiti ringraziamenti agli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione del convegno (l’azienda “Arti & Sarti” di Napoli, lo studio legale “Petrocchi” e il “Lions Club” di Pescia). Il direttore ha inoltre annunciato l’intenzione di pubblicare gli atti del convegno già nell’anno venturo. «La nobiltà pesciatina – sostiene Donatini – ha nei secoli saputo dare una forma al nostro territorio, il quale ha iniziato a smarrire fortemente la propria identità storico-culturale solo a seguito del boom economico del secondo dopoguerra. Il patrimonio valoriale aristocratico si è reificato nella nostra regione tramite dimore, giardini e opere d’arte che sono il frutto di peculiari proiezioni, schemi di pensiero e visioni del mondo, che si sono oggi dimenticati, ma la cui memoria storica è bene recuperare per educare le nuove generazioni all’arte e al gusto del bello».

Comunicato stampa