La realizzazione del lungometraggio animato Un burattino di nome Pinocchio nella testimonianza di Giuliano Cenci conservata nel testo “Studi Collodiani – Atti del Primo Convegno Internazionale” che si tenne a Pescia dal 5 al 7 ottobre 1974.
Così la Fondazione Nazionale “Carlo Collodi” vuole ricordare il regista fiorentino recentemente scomparso, proponendo il racconto che fece sulla genesi di uno dei suoi capolavori: la trasposizione in film animato del classico della letteratura “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi.
Ne Le avventure di un film su Pinocchio, Cenci scrive: “È solo una riduzione cinematografica (…), così come sono state scritte e pubblicate con tanto successo in tutto il mondo” e precisa subito che nel film non aveva voluto inserire: “Niente di originale e personale”.
In realtà, nel lungometraggio si trova tutto il suo talento, fondamentale per superare varie complessità che si presentarono, come quella “di riuscire a contenere entro un ragionevole limite di tempo di proiezione un racconto”.
Nello scritto il regista ricorda la gente “comune” che permise a Un burattino di nome Pinocchio di essere prodotto: “Il finanziamento, per la maggior parte, venne fornito da fiorentini: operai, impiegati, professionisti, tutte persone non esperte di cinema, le quali entusiasmate all’idea della produzione da me lanciata dopo aver realizzato a mie spese un piccolo quantitativo campione di film, investirono nell’impresa buona parte dei loro risparmi. Altri, nella loro qualità di tecnici collaboratori, investirono
nell’affare la loro prestazione d’opera”.
Cenci spiega anche la scelta di non affidare la distribuzione alla Titanus che nel 1971 si era interessata al film: “Poiché non offriva il cosiddetto “minimo garantito” (…) le persone cointeressate, non esperte di cinema, preferirono affidare la distribuzione del film agli “indipendenti regionali”. Scelta che, per esempio, implicò una uscita non contemporanea del lavoro in tutta Italia.
Il volume con il testo integrale dell’intervento di Giuliano Cenci è conservato nella Biblioteca
Collodiana di Pescia.
Così la Fondazione Nazionale “Carlo Collodi” vuole ricordare il regista fiorentino recentemente scomparso, proponendo il racconto che fece sulla genesi di uno dei suoi capolavori: la trasposizione in film animato del classico della letteratura “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi.
Ne Le avventure di un film su Pinocchio, Cenci scrive: “È solo una riduzione cinematografica (…), così come sono state scritte e pubblicate con tanto successo in tutto il mondo” e precisa subito che nel film non aveva voluto inserire: “Niente di originale e personale”.
In realtà, nel lungometraggio si trova tutto il suo talento, fondamentale per superare varie complessità che si presentarono, come quella “di riuscire a contenere entro un ragionevole limite di tempo di proiezione un racconto”.
Nello scritto il regista ricorda la gente “comune” che permise a Un burattino di nome Pinocchio di essere prodotto: “Il finanziamento, per la maggior parte, venne fornito da fiorentini: operai, impiegati, professionisti, tutte persone non esperte di cinema, le quali entusiasmate all’idea della produzione da me lanciata dopo aver realizzato a mie spese un piccolo quantitativo campione di film, investirono nell’impresa buona parte dei loro risparmi. Altri, nella loro qualità di tecnici collaboratori, investirono
nell’affare la loro prestazione d’opera”.
Cenci spiega anche la scelta di non affidare la distribuzione alla Titanus che nel 1971 si era interessata al film: “Poiché non offriva il cosiddetto “minimo garantito” (…) le persone cointeressate, non esperte di cinema, preferirono affidare la distribuzione del film agli “indipendenti regionali”. Scelta che, per esempio, implicò una uscita non contemporanea del lavoro in tutta Italia.
Il volume con il testo integrale dell’intervento di Giuliano Cenci è conservato nella Biblioteca
Collodiana di Pescia.
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Comunicato Stampa