L’amministrazione comunale di Pescia, rappresentata dal sindaco Oreste Giurlani, ha deciso di ricordare il campione di ciclismo Quirico Bernacchi, “Maglia Rosa” al Giro d’Italia 1937, allestendo una mostra con i suoi cimeli più rappresentativi presso il Palagio, una delle più belle strutture della città, in collaborazione con il figlio Franco Bernacchi e con il supporto di ST. RICH. Authentic Bike Wear.
La mostra, che sarà aperta al pubblico, a ingresso libero, dal 31 Marzo all’11 Aprile, (martedi, giovedi e venerdi 9-12 e 15-18; sabato e domenica 10-12,30 e 16-19,30) gode del Patrocinio della Fondazione Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo, che, per l’occasione, porterà:
Maglia Rosa di Quirico Bernacchi, 1937
Maglia Gialla di Roberto Poggiali, vincitore del Tour de Suisse del 1970
Maglia Del Tongo di Franco Ballerini
Maglia di Campione del Mondo di Paolo Bettini, anno 2006 Salisburgo
Maglia Fassa Bortolo di Bartoli
Maglia Rosa Franco Bitossi
Bici Filotex di Franco Bitossi
Saranno presenti:
il presidente della Fondazione Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo Antonio Mario Molteni
I campioni:
Andrea Tafi
Evgenij Berzin
Franco Bitossi
Franco Chioccioli
Marco Giovannetti
Michele Bartoli
Roberto Poggiali
Presentatore e moderatore dell’evento Walter Santillo (conduttore e autore televisivo Rai)
QUIRICO BERNACCHI
“Sono nato a Veneri, paesino della periferia di Pescia, il 30 agosto nel 1914. Esercitavo il mestiere di portalettere, e nel 1931 usavo una bici normale con la quale cominciai a prendere passione per questo sport. Così decisi di prendere parte ad una gara di non tesserati a Gragnano di Lucca, che mi prestò la bici l’amico Betti Lelio dove riuscii ad arrivare 2° con la ruota posteriore bucata. Data la gran volontà di correre, decisi di tesserarmi con la Ciclistica di Borgo a Buggiano: disputando una gara a Staffoli e una a S.Lucia di Uzzano arrivando sempre nei primi dieci. Mi preparai con un certo entusiasmo nel periodo invernale, aiutato dai miei familiari procurando una bici da corsa nel tipo di allora e sostenuto dai paesani. Mi tesserai da allievo per la ciclistica Pesciatina. Ho vinto sessantaquattro gare, ed altrettanti 2° e 3°; nel 1932 debuttai a Firenze nella Coppa Berta staccando nei pressi di Incisa i miei compagni, il pubblico presente sbigottito, in quanto attendevano i loro beniamini già conosciuti vedi Bartali, Bini, Doveri e altri. Il giorno seguente il giornale scriveva: lo sconosciuto pesciatino vince la Coppa Berta. La domenica seguente a Pontedera staccai nuovamente tutti i migliori. Come a Nozzano di Lucca, come a Porcari, Veneri e San Cassiano di Lucca, a Marliana, come a Forcoli prima gara da dilettante promosso dalla Federazione per le vittorie ottenute, in totale 10 dove Del Cancia arrivò 2°. Nel 1933 più ancora convinto delle mie possibilità ottenni 14 vittorie , e qui prendevano parte atleti dilettanti – indipendenti , correndo insieme con i Professionisti di 2° serie. Esempio ad Aulla dopo una gara durissima oltre 200 km giunsi solo al traguardo dove arrivò 3° Vignoli che in quell’anno aveva vinto la tappa più lunga del Giro d’Italia. Vincendo poi la Coppa Ciano a Livorno a Pitigliano a Castiglion della Pescaia a Peccioli il Campionato a Terni dei Giovani Fascisti con Cecchi Simoni Ghelardini ,Coppa Maino a Pistoia a Massarosa, a Salviano di Livorno a Marliana e tante altre.
Non fui fortunato al Campionato Italiano ad Ascoli Piceno, che ci avevo già fatto un buon pensierino, che in fuga, con un gruppetto, vicino all’arrivo un cane che mi attraversò la strada lo presi in pieno e così svanì ogni possibilità, dato la caduta che non potetti risalire sulla bici. Nel 1934 una vittoria in meno, stagione anche questa molto soddisfacente in quanto dovevo in tante occasioni lottare , con i Bini, i Bartali, i Cecchi, i Bizzi, i Mancini, vedi Incisa V; 2° Bini vedi Coppa Maremma Grosseto 2° Mancini, 3° Bartali – vedi Pontedera 2° Bini – 3° Mancini. A Alberghi di Pescia a Cerbaia di Cerreto- la selezione della Coppa Italia a Firenze – la finale a Forlì- con Cecchi, Del Cancia, Arinci- Gran Premio Bianchi a Pistoia, 2° Bini a Bottegone di Pistoia davanti a Cecchi Del Cancia e tante altre. Nel 1935 partendo militare solo 8 vittorie, come il Campionato Toscano a Montecatini, la Forlì di Riccione , 2° Bergamaschi la Coppa Bozzi a Pistoia , la Coppa Montenero a San Salvatore di Montecarlo a Forlì la Coppa Figli del Duce – 2° Vicini Cottur ecc. Nel 1936 17 vittorie vedi Coppa Ciano a Livorno 2° Cinelli a Casale di Prato -2° Bergamaschi – a Massarosa Coppa Apice – 2° Albani – 3° Cinelli la Coppa Monfardini a Pistoia – 2° Cinelli – Selezione a Bologna dei Mondiali – 2° Favalli- a Spianate di Lucca ecc. Partecipai ai Mondiali di Berna ma due forature mi tolsero ogni possibilità di successo quando a 18 km dall’arrivo subii l’ultima foratura. Nel 1937 feci il contratto con la casa Lazzeretti – Parioli di Roma come professionista 2° serie, disputando la San Geo arrivando 2° dietro Favalli a Forlì la Coppa Morgagni Ridolfi battendo Leoni Cinelli Cottur Sevadei. In gruppo alla Milano-Torino- la Sanremo dopo una lunga fuga con Olmo Leoni e Favalli dove al Berta ci raggiunsero, non riuscii che arrivare nelle retrovie. Al Giro d’Italia vinsi la tappa battendo Bizzi ed altri; indossando la maglia rosa e quella bianca per il più giovane. Nell’arco della stagione ho vinto la Coppa Bardelli a Monsummano e tante volte mi sono piazzato ma non vincendo, sul finire della stagione partecipai alla Genova- Nizza arrivando 3°, vinta dal francese Rollan battendo in volata il campione dello stesso anno il Belga Speicher . Sempre a Nizza ebbi una proposta dalla casa Urago per disputare il gran Premio dell’Armistizio dove dopo una lunga fuga fui ripreso dal gruppo piazzandomi 4°. Sempre con la Urago partecipai a Parigi ad un circuito (arrivando 6° che ben ricordo per non aver chiesto l’autorizzazione alla Federazione ciclistica mi multarono di ben 200 lire che avevo preso di ingaggio 500. Nel 1938 avendo incontrato a Nizza Franco Pretti dove lui aveva in me molta fiducia, decisi “dietro a una sua richiesta” di mettermi a sua disposizione a Roma. Accettai le sue proposte che ritenni valide, per una più accurata preparazione, e per vari e necessari consigli;poiché a quei tempi non c’erano consiglieri , ma tutto si doveva fare da noi stessi le esperienze necessarie, al contrario di oggi che ce ne sono talmente troppe che le ritengo rovinose. Mi sentivo ben preparato, entusiasta di correre, disputai il Giro della Campania deciso a far bene anche perché dovevo ben figurare in quanto ero in trattative con la Legnano e Gloria dove nella prima tappa a Salerno fui battuto da Olmo Leoni Vicini arrivando 4° – 1à Dell’Isolati-; il giorno dopo a Napoli tappa vinta da Leoni – Di Paco Guerra – Favalli arrivando 5° qui rimasi soddisfattissimo delle mie condizioni conclusi di firmare con la Gloria perché Focesi mi fece delle condizioni migliori e in più partivo come capitano. Nell’intervallo Giro Campania Giro d’Italia stavo covando una grave malattia, che alla 2° tappa fui portato a casa che per i medici non ci sarebbe stata alcuna speranza di sopravvivere. Tant’evvero che sia il Prof. Bolaffi di Lucca e il prof. Cassines di Roma, inviato dallo stesso Manager Pretti l’esito fu che nessuna speranza sarebbe rimasta di vivere. Scoperto però dal mio dottor Di Vita il male che mi aveva colpito, grazie all’assiduità fiducioso del mio fortissimo fisico dopo 40 giorni di agonia mi mise fuori pericolo. La botta fu così tremenda che ripresi solo nel 1939 a correre ma senza troppa convinzione e per di più sotto le armi: moltissimi piazzamenti ottenni due secondi in circuito come a Lucca dietro Vicini, a Firenze , Giro della Campania davanti a Coppi 7° che essendo aggregato alla Legnano ricordo che in quel giorno ruppe lo stesso Coppi una ruota ad Avellino e fu il sottoscritto a inseguire con lui per 50 km per riprendere i primi in quanto i nostri avversari della Bianchi ce la misero tutta perché non rientrasse. Ottenni molti piazzamenti, come al campionato Italiano vinto da Ricci Mario, a Roma arrivammo 4° dopo un incidente meccanico vicino all’arrivo . Questa fu l’ultima gara perché la sera stessa un comunicato (causa la guerra) abolì ogni attività sportiva. Forse il mio errore è stato quello di non riprendere a correre dopo la guerra come fecero i miei colleghi che erano Bartali, Bini Cecchi, Pasquini e via dicendo in quanto questo riposo sicuramente per me era stato molto efficace e sicuramente mi avrebbe fatto ritornare ai successi come ante guerra”.
Segreteria Sindaco di Pescia
Comunicato stampa