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Domenica 26 maggio 2024 alle 17 presso l’ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano è in programma lo spettacolo teatrale “A cosa pensano gli angeli”, ideato da Beppe Dati per dare voce alle parole degli “angeli” e raccontare la malattia mentale. Andranno in scena otto storie raccontate dagli attori Maurizio Baldini, Gianfilippo Boni, Ornella Cantini, Beppe Dati, Ginevra De Donato, Linda Del Pero, Loriana Fiordi, Sergio Forconi, Simone Gaggioli, Riccardo Lazzeri, Eugenio Nardelli, Nicola Pecci, Federico Sagona, e accompagnate da brani musicali scritti da Beppe Dati, nelle quali l’autore ha cercato di cogliere il particolare, di sottolineare quegli aspetti che caratterizzano una persona e la distinguono da un’altra, e dare voce alle diverse “ferite” dei protagonisti. Nella grande sala – cucina del manicomio, che sarà il palcoscenico della rappresentazione, verranno proiettati dei video, uno di questi è stato ambientato all’interno del manicomio di Maggiano.
Dati ha incontrato e ascoltato 33 persone: “In ognuno di loro ho trovato un po’ di me stesso, un po’ di noi poiché un sottile confine divide la ragione dalla follia ed è solo la nostra arroganza di “esseri normali” che ci impedisce di percepire questa verità, è la nostra superbia che ci fa giudicare i sentimenti del debole di mente degni di disattenzione”. “Mario Tobino, psichiatra e direttore dell’Ospedale di Maggiano, nel bellissimo libro “Le libere donne di Magliano” scrive: “Non si vuol considerare che i sentimenti sono il più grande ed emozionante mistero, quelli che ci uniscono per un golfo sotterraneo con qualcosa di divino, con un Dio che non abbiamo visto ma sappiamo esistere e ci fa paura.” “È dunque – prosegue Dati – la paura che ci ha sempre tenuti distanti da “loro”, eppure i sentimenti dei deboli di mente sono uguali ai nostri e se anche non fossero, trattandosi di persone, di esseri umani, meritano la nostra attenzione, ne sono più che degni. È stato come scendere in un pozzo buio illuminato a tratti da brevi lampi di pietà, un corridoio verticale nel quale sono sceso lentamente appoggiando i piedi su scivolosi gradini di coscienza. In questa discesa ho incontrato e ascoltato 33 persone e posso dire che in ognuna ho sempre trovato un po’ di me stesso, un po’ di noi, poiché un sottile confine divide la ragione dalla follia ed è solo la nostra arroganza di “esseri normali” che ci impedisce di percepire questa verità, è la nostra superbia che ci fa giudicare i sentimenti del debole di mente degni di disattenzione.
Leggere le schede di queste persone, non lo nego, è stato particolarmente doloroso, trovarsi faccia a faccia con la sofferenza di uomini e donne gettate distrattamente nella vita dalla Natura, oppure abbandonate a se stesse per mancanza di amore, non è stato facile. La prima reazione che ho avuto è stata di rabbia, poi la rabbia si è trasformata in un ragionamento pacato, costellato di parole di dolcezza, di tenerezza, a volte anche d’ironia consentendo “loro” di prendersi una piccola rivincita umana. A prima vista leggendo le schede, gli avvenimenti, le situazioni familiari, le reazioni dei pazienti, sembravano uniformi e simili anche perché, come spiega bene Tobino: “I malati di mente in superficie sono tutti uguali, come nell’inferno sono tutti dannati, ma ognuno vi arriva per una sua vita completamente vissuta.”
“Scendendo dunque più in profondità ho cercato di cogliere il particolare, di sottolineare quegli aspetti che caratterizzano una persona e la distinguono da un’altra, che provocano una reazione invece che un’altra, sforzandomi di dar voce alle diverse “ferite” che come bocche ho ascoltato… spero di esserci riuscito.”
L’Ufficio Stampa
Demetrio Brandi
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