Economia civile e terzo settore: Sono questi gli argomenti chiave dell’iniziativa che intendiamo segnalare, in programma domenica 22 settembre alle ore 10 presso l’auditorium San Romano di Lucca, e alla quale siamo tutti invitati a partecipare. Coordina l’incontro il giornalista Nicola Graziani, partecipano Leonardo Becchetti (Università Tor Vergata), Emanuele Rossi (Sant’Anna Pisa), Antonio Magliulo (Università internazionale Roma), Stefania Proietti (sindaco di Assisi).
Nel corso del dibattito sarà presentato il documento, a cui hanno lavorato Emanuele Rossi e Luca Gori (anche con il contributo, seppur marginale, del Cipes), che ha come tema centrale il Terzo settore. L’elaborato contiene una serie di considerazioni e richieste affinché il Governo, il Parlamento e, a livello territoriale, Regioni ed enti locali perseguano effettivamente l’obiettivo di “favorire” l’iniziativa dei cittadini singoli ed associati per lo svolgimento, in forma autonoma, di attività di interesse generale ai sensi dell’art. 118, u.c. Cost.
Con ciò, dando attuazione vera, concreta al principio di sussidiarietà orizzontale che ispira in questo ambito la nostra Costituzione.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale del documento:
Il Terzo settore costituisce indubbiamente una delle risorse del nostro Paese, sia in termini di coesione sociale che di sviluppo economico e occupazionale. E’ inoltre una componente importante del pluralismo sociale che l’art. 2 della Costituzione pone come garanzia di realizzazione della persona, e consente al principio di sussidiarietà di esplicare la propria forza espansiva per la garanzia dei diritti di tutti, e in particolare delle persone più fragili.
Tra il 2016 e il 2017 il Terzo settore è stato oggetto di un rilevante intervento legislativo di riforma, che ha visto l’approvazione della legge delega n. 106/2016 cui sono seguiti quattro decreti delegati, tra i quali il “Codice del Terzo settore” (d. leg. n. 117/2017) ed il decreto sull’impresa sociale (d. leg. n. 112/2017). Si tratta di testi che possono essere discussi e magari migliorati, ma che indubbiamente costituiscono un punto di arrivo di un dibattito sviluppato per oltre trent’anni. Oggi, la complessa e variegata realtà degli enti del Terzo settore ha un quadro di riferimento giuridico certo, base imprescindibile per un positivo sviluppo di una economia civile.
C’è l’orgoglio di avere, in Europa, una delle legislazioni più avanzate e complete sul Terzo settore: in questo, è l’Italia che indica la strada da compiere all’intero continente.
Questi testi normativi richiedono tuttavia l’adozione di una serie di misure di attuazione, finalizzate a rendere effettivamente operative le norme in essi contenuti. Alcuni atti sono stati adottati, ma numerosi sono ancora gli aspetti che richiedono di essere disciplinati.
Si è in attesa, ad es., dell’istituzione dei Registro unico nazionale; del decreto ministeriale contenente la determinazione del rapporto fra le attività di interesse generale e quelle diverse, secondarie e strumentali; le linee guida per la predisposizione del bilancio sociale; gli schemi di bilancio unitario; il decreto ministeriale sulle modalità di coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e degli altri soggetti portatori di interesse nell’impresa sociale. Soprattutto, non risulta ancora trasmessa alla Commissione europea l’istanza per l’autorizzazione delle misure a carattere fiscale, presupposto indispensabile per la piena operatività della disciplina prevista per gli enti del Terzo settore e per l’impresa sociale.
Si tratta di un complesso di atti molto importanti, necessari affinché gli enti del Terzo settore possano compiere le proprie scelte in piena consapevolezza. Ad oggi, infatti, a molti di essi è chiesto un “adeguamento al buio” alla riforma.
In generale, però, c’è bisogno che il Governo, il Parlamento e, a livello territoriale, Regioni ed enti locali perseguano effettivamente l’obiettivo di “favorire” l’iniziativa dei cittadini singoli ed associati per lo svolgimento, in forma autonoma, di attività di interesse generale ai sensi dell’art. 118, u.c. Cost.
E il principio di sussidiarietà orizzontale.
A nulla vale, infatti, aver realizzato la riforma del Terzo settore, se poi essa non viene “riempita” di contenuti: in altri termini, se le “politiche” non sono orientate a perseguire, coerentemente, la valorizzazione dell’impegno civico, dell’attività di volontariato, dell’imprenditoria sociale.
Spesso, infatti, si assiste alla disseminazione di “germi” di sfiducia nei confronti degli attori della sussidiarietà: perché essi operano indipendentemente dalle indicazioni del “potere” e, dunque, non sono controllabili; perché essi raccolgono le nuove fragilità più efficacemente degli attori istituzionali e della politica e, quindi, sono un “spina nel fianco”; perché raccolgono risorse (di vario tipo) all’interno delle comunità che sono, così, redistribuite in forme diverse da quelle consuete.
Questi germi di sfiducia — che si esprimono nel linguaggio, nei comportamenti e nelle scelte di ampia settori della classe politica — minano alla radice la possibilità di costruire comunità coese ed accoglienti. Non può negarsi che il ritardo con il quale la riforma è attuata abbia origine e fine in questo: un atteggiamento di sfiducia che mira, in definitiva, a creare sfiducia.
Per questo auspichiamo che il Governo realizzi ogni possibile sforzo per completare l’opera intrapresa con la riforma del 2017, ritenendo che lo sviluppo del Terzo settore e la predisposizione di regole chiare e certe per la sua operatività non possano essere considerati interessi politici di parte, bensì patrimonio condiviso di tutta la comunità civile e politica.
Tale attuazione può costituire il “volano” di una ricostruzione di un clima di fiducia che realizza i propri effetti benefici non solo sul rapporto fra cittadini, istituzioni e Terzo settore: il segnale che la Repubblica “investe” sulle formazioni sociali, quali attori principali del cambiamento della vita delle comunità.
Cipes Pistoia
Comunicato stampa