“Omnicom PR Group Italia ha voluto analizzare lo stato attuale della percezione e della consapevolezza, tra popolazione e lavoratori, circa temi di DE&I. I risultati, a volte sorprendenti e diversi tra Regioni, ci restituiscono un Paese che ancora non crede pienamente nella possibilità di costruire un mondo più equo, inclusivo e rispettoso delle diversità. Mentre fattori come pandemia, guerra, crisi energetica e ambientale rimangono determinanti nella definizione del contesto di pensiero sociale, le aziende diventano luoghi ‘protetti’ dove condividere programmi e comportamenti virtuosi”, afferma Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia.
Diversity, Equity & Inclusion: come sono percepite nel Centro Italia?
Nonostante un livello moderato di conoscenza delle tematiche DE&I ma in linea con la media italiana (50% a livello nazionale vs solo 47%), le Regioni del Centro Italia dimostrano un’elevata apertura verso le diversità.
Interpellati sulla definizione dei vari tipi di Diversità ai quali si fa riferimento nel dibattito pubblico, il 70% dei rispondenti nel Centro del Paese indica quella di identità e genere sessuale (maschio, femmina, non binario, transgender, agender…), dell’orientamento sessuale (59%), del colore della pelle (36%), delle culture, tradizioni e usanze etniche (35%).
Inoltre, le regioni del Centro dimostrano una forte percezione di varietà: secondo oltre la metà dei rispondenti, il 65%, in Italia le ‘Diversità’ sono numerose e intense.
La diversità è un’opportunità o una sfida? Gli intervistati in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna percepiscono il contatto con le varie diversità in chiave piuttosto positiva e le vivono come opportunità: è vero per il 44% per quanto riguarda l’orientamento sessuale (vs 40% di media italiana), l’origine geografica nel mondo (54% vs 50%), l’identità di genere (42% vs 39%), diversi costumi e tradizioni (51% vs 49%) nonché il colore della pelle (48% vs 46%).
Allo stesso tempo, con un’elevata sensibilità verso tematiche sesso/gender nel centro Italia emerge anche la consapevolezza delle problematiche connesse. Il 48% (vs 43%) degli abitanti riconosce l’orientamento sessuale come la diversità che mette la società di fronte ad una sfida maggiore, di più difficile soluzione.
Eppure, una maggiore apertura verso le diversità non vale quando si parla di accettazione o approvazione di un diverso orientamento politico. Al livello della propria vita sociale (nel “primo cerchio” di parenti, amici e conoscenti), gli abitanti del centro Italia affermano di frequentare quasi esclusivamente le persone di orientamento politico, ideologico e valoriale uguale al proprio (sopra la media rispetto all’Italia: 26% vs 22%). Gli intervistati si sentirebbero inoltre in grande difficoltà nell’accettare un ipotetico nuovo collega di lavoro se dovesse esprimere opinioni diverse, estreme o lontane, a livello politico (38% vs 36% di media italiana).
Che cosa allora potrebbe favorire la diffusione della cultura inclusiva e una maggiore accettazione dell’”altro”, secondo la popolazione del centro del Paese?
Tra i fattori scatenanti c’è senza dubbio la comunicazione diretta con altre persone, grazie ai viaggi nei paesi con culture e usanze diverse (è vero per il 47% vs 44%), nonché frequentando gli ambienti con una forte varietà di persone (33% vs 31%) e favorendo l’incontro dei figli/nipoti con bambini ‘diversi’ nelle scuole (33% vs 31%).
Non è da sottovalutare anche il ruolo delle aziende. Secondo le regioni dell’Italia Centrale, un’azienda non dovrebbe limitarsi a essere attiva nell’area Diversity & Inclusion: dovrebbe anche ‘educare’ i propri clienti ad essere più consapevoli su DE&I, promuovendo atteggiamenti inclusivi (lo sostiene il 70%). Inoltre, il 72% degli abitanti in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abbruzzo, Molise e Sardegna preferirebbe acquistare prodotti e servizi da un’azienda che si impegna in progetti di DE&I rispetto ad aziende che non lo fanno. Allo stesso tempo, il 71% afferma che è difficile sapere quali sono le aziende virtuose e quali sono quelle pessime quando si parla di Diversità & Inclusione.
Più disaccordo nelle Regioni del Centro emerge quando la popolazione viene intervistata sul tema dell’equità. Soltanto 35% (contro la media nazionale del 34%) ritiene che in Italia attualmente siano garantite uguali opportunità (professionali, di salute, di istruzione) a prescindere dalle condizioni di partenza (sesso, età, religione, etnia, cultura). L’Equity manca ma non viene favorita dai comportamenti personali: solo il 43% in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna afferma di valutare le persone sempre e solo in base al comportamento, a ciò che dicono e ciò che fanno. C’è quindi una speranza: per il 53% degli intervistati nelle regioni centrali, nei prossimi 5 anni in Italia le pari opportunità sulla base meritocratica saranno garantite a tutti.
Qui di seguito un estratto dello studio a livello nazionale
- 1. DE&I in Italia: informazione limitata ma elevata la diversità percepita
Solo il 49.6% della popolazione italiana afferma di essere ben informato su DE&I (il 7.0% non lo ha sentito affatto nominare nel dibattito pubblico), mentre la conoscenza di questi temi è superiore nelle aziende dove la percentuale raggiunge il 53.7%.
Allo stesso tempo, dalla ricerca emerge che il 65.8% della popolazione concorda che ci sia molta diversità in Italia. Un maggior livello di diversità è avvertito dai meno giovani (55-65enni: 72%) e dagli abitanti dei piccoli comuni (72% nei comuni con meno di 10mila abitanti).
- 2. Voce alle aziende: le opportunità del DE&I per le imprese
Da quanto emerge dalla ricerca, lavorare in azienda cambia l’atteggiamento individuale verso i temi DE&I: la percezione di opportunità positiva è superiore. La diversità, in tutte le sue manifestazioni, crea opportunità per il 60.1% dei lavoratori in Italia; è soprattutto rilevante per le donne (65% vs uomini 56%) e per i più giovani (18-34enni: 66% vs 55-65enni: 55%).
Anche il tema dell’equità è stato percepito dai lavoratori con più ottimismo: oltre il 75% dei lavoratori crede l’equità in Italia sia “molto o abbastanza” garantita dalla meritocrazia. Per quanto riguarda il tema dell’inclusione, sia a livello di popolazione che a livello di aziende, il campione dichiara di non sentirsi pienamente incluso in molti contesti individuali e lavorativi.
Ma perché si fa fatica a essere pienamente inclusivi?
Dalla ricerca emergono tre aree principali: la prima (24.1%) ritiene che ci siano più cose da condividere con chi è più simile a sé, la seconda (22.8%) è convinta che vengano “prima gli italiani”, mentre la terza è l’unione di un senso di forte necessità di tempo (19.3%) e di mezzi culturali per comprendere la diversità ed essere inclusivi (il 14.9% afferma di non avere conoscenza su come comportarsi nei contesti della diversità).
Pertanto, far leva sulla sensibilizzazione alle tematiche DE&I ha un grande potenziale. Stando ai risultati del report, il 65.5% dei lavoratori preferirebbe i prodotti di aziende impegnate in progetti DE&I e il 61.1% non ne comprerebbe i prodotti se venisse a conoscenza di comportamenti anti-inclusivi, di non valorizzazione della diversità.
Inoltre, per il 67.8% degli intervistati, le aziende dovrebbero spingere i propri clienti ad essere inclusivi e dovrebbero “educare” cittadini e consumatori.
- 3. Le aspettative sulla Diversity: il percorso faticoso ma pieno di opportunità
Le difficoltà di accettazione e di valorizzazione delle diversità non sono poche; ma è il caso di occuparsene subito visto che ci si aspetta che l’Italia abbia maggior presenza di Diversità in futuro (in 3-5 anni: 67.7%).
METODOLOGIA
La ricerca è stata commissionata ad Istituto Nazionale AstraRicerche da Omnicom PR Group. L’indagine è stata realizzata online nel periodo compreso tra il 24 e il 27 aprile 2022 su un campione di 1.021 italiani 18-65enni e 1.005 lavoratori italiani in aziende con 4+ lavoratori.
Omnicom Public Relations Group
A livello globale, Omnicom PR Group conta più di 6.300 dipendenti specializzati in ambito PR e Public Affairs mentre in Europa il gruppo è attivo da marzo 2017 in Italia, Francia, Paesi Bassi e Spagna e nasce dalla partnership di FleishmanHillard, Ketchum e Porter Novelli. Questa collaborazione trae il massimo dall’unione di competenze di tre network globali con l’obiettivo di offrire una più vasta e approfondita varietà di servizi e prodotti ai propri clienti. In Italia, Omnicom Public Relations Group conta sul contributo di oltre 140 professionisti, la cui esperienza spazia in 8 diversi settori industriali tra cui il farmaceutico, l’agroalimentare, la moda e il settore dei beni di largo consumo, e in 8 aree di competenza trasversale come quella del Digital e Social, delle relazioni con i media, del Public Affairs, del Reputation, Crisis Management e della Creatività.
Angelina Khazan angelina.khazan@omnicomprgroup.com
Comunicato stampa
Nella foto : Massimo Moriconi Omnicom PR Group
Angelina Khazan