“La crisi israelo-palestinese rischia di diventare molto più vicina a noi di quanto non possiamo immaginare: da operatore e rappresentante del settore della logistica e trasporti, sono sinceramente preoccupato per le conseguenze che, in un tempo non preventivabile ma che potrebbe essere anche breve, essa sarebbe capace di generare avere sui traffici marittimi, limitati, inibiti e comunque resi più pericolosi nel canale di Suez. Quest’opera, inaugurata nel 1869, rappresenta la via di transito del 12% del commercio internazionale, il 10% del petrolio, l’8% di gas naturale (fonte Fedespedi) ed il 40% dell’import export italiano navale viaggia sulle navi portacontainer che l’attraversano.
Gli attacchi alle navi mercantili hanno già spinto alcune compagnie a spostare le rotte verso il Capo di Buona Speranza, con evidenti costi e disagi. Sempre il Centro Studi Fedespedi valuta che per il solo costo del carburante, il passaggio per il Capo di Buona Speranza in alternativa al Canale di Suez abbia un costo fra i 650.000 e 1 milione di dollari. Temiamo che se la situazione si protrarrà, altri grandi operatori mondiali faranno la medesima scelta (obbligata), per evitare costi e rischi destinati a lievitare.
Non vogliamo ingenerare più timore del necessario; e, per parte nostra, cercheremo comunque di organizzare al meglio la catena logistica, puntando su vie di approvvigionamento alternative e sull’ampliamento delle riserve a magazzino. Come abbiamo fatto durante le fasi più dure della pandemia, come imprese di trasporto e di spedizione saremo partner del nostro sistema produttivo ed a suo fianco, pur in una situazione che, sinceramente, dovremo gestire in attesa che venga superata dai Governi del mondo.
Per questo, ma non solo per questo, inutile, superfluo ma mai troppo invocato un appello alla pace!”.
In foto Federico Albini
Ufficio stampa CTN
Comunicato stampa