La commissione, nominata dal Consiglio Comunale di Pistoia per la valutazione del quesito relativo al referendum consultivo contro la quotazione in borsa del progetto Multiutility, composta dalla dott ssa Vera Aquino, dal Dottor Marco Pisaneschi e dal Professore Giovanni Tally Barbieri, ha bocciato l’iniziativa di consultazione dei Pistoiesi, promossa da oltre 1406 cittadini, superiore a quanto previsto dall’art. 30 dello Statuto, che l’hanno sottoscritta.
Una motivazione strumentale alla volontà della politica locale di escludere i cittadini dalla partecipazione attiva pur riconosciuta dalla Costituzione e da copiosa legislazione.
Una motivazione inconsistente, nonostante le numerose citazioni giurisprudenziali, quasi tutte non pertinenti.
Una commissione,”di dubbia legittimità ” , anche per i diversi ruoli rivestiti dai suoi componenti nell’amministrazione del Comune.
Come può conciliare il principio dell’indipendenza di chi deve controllare la legittimità degli atti comunali con l’accettazione di un incarico che non rientra nelle funzioni di controllo?
Il motivo della bocciatura ha origine da una errata interpretazione dell’art. 30 dello Statuto del Comune ma anche della citata sentenza n. 16/1978 la Corte costituzionale.
Non ci sono ambiguità, come afferma la Commissione, nella sua motivazione.
Non ha alcuna pertinenza il fatto che il Comune di Pistoia abbia solo il 5,48% di partecipazione nella cosiddetta “Multiutility”. Il referendum ha l’obiettivo di consultare la cittadinanza perchè si esprima sul fatto che il nostro Comune debba essere o meno attore di una operazione finanziaria che coinvolge servizi pubblici locali con scopi e funzioni, principalmente, sociali.
Che sia il 5,48% o il 54,8% nulla cambia, i cittadini di Pistoia si sono già espressi con il referendum 2011 in merito, si vuole, con l’attuale consultazione, riaffermare o meno quanto espresso all’epoca. Siano i cittadini del nostro Comune ad esprimersi circa l’opportunità, anche politica, di votare a favore o meno la quotazione della società.
Tutto questo rientra proprio nel principio fissato dalla, inutilmente citata, sentenza della Corte costituzionale, perchè il quesito ripropone la questione e le motivazioni del referendum 2011 e, quindi esalta il ruolo e le scelte degli elettori chiamati ad esprimersi, certamente non li coarta.
Preferiamo non commentare l’affermazione contenuta nella motivazione che “ l’eventuale quotazione in borsa non dovrebbe riguardare la maggioranza delle azioni”, potrebbe essere oggetto di ilarità che preferiamo evitare. Sottolineiamo solo che le azioni non riguardanti la maggioranza, sono quelle collocate mentre la quotazione riguarda l’intera società che, proprio per tale operazione, beneficia di alcune agevolazioni tra le quali la non applicazione del Testo Unico delle Società pubbliche.
La volontà di impedire il valore democratico della partecipazione attiva dei cittadini, quelli che si identificano con la sovranità popolare, è evidente e non merita commenti, possiamo solo affermare che è vergognoso il silenzio assordante dell’amministrazione e dell’ opposizione compiacente del PD.

Il comitato referendario “No multiutility No Privatizzazioni”

Comunicato stampa