C’è molta Toscana nella grande battaglia che bandisce dalle tavole i cibi costruiti in laboratorio grazie alla legge approvata dal Parlamento che ha potuto contare sul sostegno di 30 mila cittadini che avevano sottoscritto la petizione di iniziativa popolare proposta da Coldiretti e sul convinto appoggio delle istituzioni, a partire dal Governatore, Eugenio Giani e della vice presidente, Stefania Saccardi, dal presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, dal primo firmatario della mozione Marco Niccolai e dal consiglio regionale e di cento comuni della nostra regione al fianco di parlamentari eletti nel collegio toscano, presidenti di associazioni di categoria, l’Anci, le organizzazioni del mondo delle imprese e numerosi vescovi.
L’approvazione della legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali è stata festeggiata dagli agricoltori toscani che davanti alla Camera hanno atteso l’esito della votazione del Parlamento prima di scoppiare in un lungo applauso e nell’abbraccio collettivo al Ministro della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida. “E’ un traguardo storico. L’Italia è il primo paese ad approvare una legge che bandisce dalle tavole i cibi costruiti in laboratorio facendo da apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini. Non siamo disposti a staccare la produzione di cibo dalla terra. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana che ha guidato la delegazione regionale – La legge, voglio ribadirlo, non ferma la ricerca che deve essere libera ed indipendente. Dobbiamo ora portare il voto positivo del nostro Parlamento nel dibattito a livello europeo. Una delle richieste che noi facciamo è quella di equiparare le autorizzazioni, laddove dovessero essere rilasciate, ai prodotti di carattere farmaceutico, e non ai novel food. La differenza è sostanziale. Tutto questo lo facciamo a tutela dei cittadini”.
La legge sul cibo artificiale è un risultato che tutela la qualità, la salute e i primati Made in Italy con la dieta mediterranea proprio nel giorno del compleanno della sua iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, avvenuta il 16 novembre del 2010. Un modello alimentare che ha garantito agli italiani valori record di longevità e che – riferisce Coldiretti Toscana – si è affermata a livello planetario tanto da classificarsi come migliore dieta al mondo del 2023 sulla base del best diets ranking elaborato dai media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.
Dalla legge approvata definitivamente dal Parlamento arriva anche lo stop all’uso distorto di denominazioni tradizionalmente riferiti a prodotti a base di carne ma composti su base vegetale come prosciutto, burger e salsiccia veg che rappresentano pratiche commerciali sleali i nei confronti dei consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ad uno degli articoli della legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali, seguendo l’esempio francese.
La legge è dunque un impegno a difesa della dieta mediterranea ma anche – sottolinea Coldiretti Toscana – un segnale importante per l’Unione Europea che, nel rispetto del principio di precauzione, ha già portato da oltre 40 anni a mettere al bando negli alimenti l’uso di ormoni che sono invece utilizzati nei processi produttivi della carne a base cellulare. Peraltro – precisa Coldiretti Toscana – la Commissione Agricoltura dell’Europarlamento si è già espressa sulla carne artificiale coltivata nella risoluzione sulle proteine, respingendo a larga maggioranza un emendamento che individuava nelle proteine coltivate in laboratorio una delle possibili soluzioni al problema della dipendenza degli allevamenti europei dagli approvvigionamenti dall’estero.
Una eventuale richiesta di autorizzazione alla commercializzazione che dovesse pervenire all’Ue – secondo la Coldiretti – non potrebbe essere valutata con le procedure ordinarie dei novel food ma per gli ingredienti utilizzati vanno applicate nell’Unione Europea le stesse procedure previste per i medicinali, che necessitano di approfondite prove sperimentali. Una esigenza alla luce del fatto che, dalle allergie ai tumori, sono 53 i pericoli potenziali per la salute legati ai cibi prodotti in laboratorio individuati nel Rapporto Fao e Oms che parla di “Cibo a base cellulare”, definizione considerata più chiara rispetto al termine “coltivato” (ad esempio “carne coltivata”), preferito dalle industrie produttrici perché più accattivante ma ritenuto essere fuorviante dalle due Autorità mondiali, che rilevano peraltro come la parola “sintetico” sia usata anche dal mondo accademico oltre che dai media.
Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele, prima del consumo, venga chiesta – precisa Coldiretti Toscana – la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute. Ma – continua Coldiretti – pesano le preoccupazioni anche sul piano ambientale. I risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner ed i suoi colleghi dell’Università della California a Davis – conclude Coldiretti Toscana – hanno evidenziato che il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.
Come si diceva, dalla legge approvata definitivamente dal Parlamento arriva anche lo stop all’uso distorto di denominazioni tradizionalmente riferiti a prodotti a base di carne ma composti su base vegetale come prosciutto, burger e salsiccia veg che rappresentano pratiche commerciali sleali i nei confronti dei consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ad uno degli articoli della legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali, seguendo l’esempio francese.
Viene infatti previsto – precisa la Coldiretti – che un apposito decreto del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare definisca una lista di denominazioni che, richiamando prodotti vegetali, possano indurre in errore il consumatore. Una esigenza – sottolinea la Coldiretti – per contrastare gli inganni che sempre più spesso inducono a modificare scelte di acquisto verso prodotti che risultano anche arricchiti con additivi, coadiuvanti e sostanze di sintesi per edulcorare sapori e modificare colori. Vengono in ogni caso fatte salve – precisa la Coldiretti – l’aggiunta di proteine vegetali ai prodotti di origine animale e alle eventuali combinazioni di prodotti che non sono sostitutivi di quelli di origine animale. La violazione del divieto – riferisce la Coldiretti – risulta sanzionata sul piano amministrativo anche con la confisca del prodotto e il divieto di accesso a contributi pubblici fino a prevedere la chiusura dello stabilimento.
La norma è in linea con l’intervento della Corte di Giustizia Europea, che in materia di false attestazioni di denominazioni vegetali, ha dichiarato illegittimo il riferimento al latte per presentare sul mercato prodotti a base di soia. Secondo la Corte di giustizia europea “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”. Con la sola eccezione del tradizionale latte di mandorla italiano. Un orientamento fatto proprio in Europa dalla Francia che – sottolinea la Coldiretti – ha già notificato all’Unione Europea il progetto di decreto nazionale senza che ad oggi ci sono state opposizioni degli Stati Membri che hanno tempo fino al 24 novembre. Il decreto francese anticipa quello italiano e prevede – precisa la Coldiretti – di vietare l’utilizzo di alcune denominazioni utilizzate per la carne, per prodotti a base di proteine vegetali, come filetto, controfiletto, costata, lombata, bistecca, scaloppina, grigliata, costolette, prosciutto e altro.
“Permettere a dei mix, non solo vegetali, di utilizzare la denominazione di carne significa infatti spesso di favorire prodotti ultra-trasformati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi molto spinti dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima” conclude il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Relazioni esterne Coldiretti Pistoia
Comunicato stampa