Cia Pistoia chiede chiarimenti all’amministrazione comunale sull’affermazione categorica «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», che è qualcosa di più che un no all’«ampliamento del perimetro» a difesa delle zone collinari. Esistono a Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto tra i vivai che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico che le classifica con miopia come aree non vocate. Impedire l’estensione della vocazione vivaistica ad esse che senso ha? Occhio a non finire nell’anti-vivaismo sull’onda di contese politiche.
La perentorietà senza appello dell’incipit del comunicato n. 367 del Comune di Pistoia, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sommata alle ripetute grida di allarme (in buona parte esagerate) di certe frange dell’ambientalismo, fa temere che stia montando (magari per condizionamenti politici) una campagna mediatica anti-vivaismo (cioè contro il settore trainante dell’agricoltura di Pistoia) che si sa dove comincia ma non dove porterà. Finiremo per demonizzare i vivai della piana e chiedere a gran voce più fabbriche per tutti? Anche perché in quel comunicato fa capolino un’apparente contraddizione: il no all’estensione delle aree vocate è semplicemente un no all’«ampliamento» del loro «perimetro» a tutela delle «aree collinari già molto fragili» (come è scritto in un punto) o un no generalizzato a ogni superficie dovunque collocata (come fanno credere altre frasi)?
Cia Pistoia replica al comunicato stampa del 19 maggio scorso del Comune di Pistoia chiedendo innanzi tutto un chiarimento di tale punto apparentemente contraddittorio, riservandosi di ritornare prossimamente con documenti più approfonditi del suo Gruppo Vivaisti su tutte le importanti questioni in esso toccate, meglio se dopo aver potuto leggere in versione integrale le osservazioni inviate dal Comune alla Provincia per l’aggiornamento del Piano territoriale di coordinamento. Infatti la frase iniziale del comunicato del Comune, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sembra avere un significato diverso e più forte del semplice no all’«ampliamento del perimetro» per impedire l’insediamento di «attività vivaistica in aree collinari già molto fragili da un punto di vista sia ambientale che infrastrutturale» che potrebbero modificare «natura e fisionomia del paesaggio».
Non si tratta di una disputa terminologica accademica, precisa Cia Pistoia, perché esistono nelle frazioni pistoiesi di Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto collocate tra i vivai e per lo più di proprietà di vivaisti che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico vigente miope (approvato nell’aprile 2013 e già più volte criticato da Cia) che le classifica come aree non vocate. Questo provoca molte difficoltà ai vivaisti che si trovano ad operare lì con tanti vincoli in più relativi agli annessi e a vari aspetti dell’attività. Perché impedire l’estensione della vocazione vivaistica a queste aree della piana? Che senso ha o avrebbe?
Comunicato stampa Cia Pistoia