L’Associazione vivaisti italiani (Avi) ha dato spazio ieri nella “Serata del Vivaismo 2020” ad Agribios, cooperativa agricola specializzata nella gestione degli scarti vegetali fino al loro reimpiego agricolo, che ha visto crescere il materiale ricevuto nell’impianto di Chiesina Montalese (PT) da 16.500 m3 nel 2018 a oltre 24.900 m3 nel 2019 (vicina al tetto di 25.000 m3). Il vice presidente di Legacoop agroalimentare Carlotti ha sottolineato che l’obiettivo di Agribios è derubricare definitivamente lo scarto agricolo dalla voce “rifiuto”. Il presidente di Avi Magazzini ha detto che prenderà in considerazione l’idea della presidente di Agribios Marchionni di un marchio che certifichi l’adesione all’economia circolare del distretto vivaistico per dare più forza commerciale alle piante pistoiesi. Il presidente del Distretto Mati, segnalato il calo di 80 mln di euro dell’export florovivaistico quest’anno, si è detto d’accordo sulla utilità di una strategia di territorio che usi l’impegno sul fronte ecosostenibile come valore aggiunto delle piante.
Nuova tappa sulla via della sostenibilità ambientale, sempre coniugata con quella economica, dell’Associazione vivaisti italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, che con il suo presidente Luca Magazzini scommette su recupero e reimpiego degli scarti verdi all’insegna dell’economia circolare.
La “Serata del vivaismo 2020” di ieri, tenutasi al Circolo di Masiano subito dopo l’assemblea annuale in cui è stato ratificato all’unanimità un bilancio consuntivo 2019 dal segno più e senza sorprese, è stata l’occasione per aprire le porte ad Agribios, cooperativa agricola di Chiesina Montalese (Pistoia) che grazie al suo impianto di triturazione e vagliatura fornisce ai propri soci fruitori, per il 90% vivaisti del Distretto, un servizio completo di recupero e valorizzazione dei residui vegetali dell’attività agricola. Dando una risposta a un importante fabbisogno delle aziende agricole del territorio pistoiese, come sembrano dimostrare i dati illustrati ieri dalla presidente Stefania Marchionni.
Diventata operativa nel 2017, dopo aver ricevuto a fine 2016 l’autorizzazione unica ambientale del Comune di Pistoia, Agribios è subito cresciuta velocemente per numero di soci, per fatturato e per quantità di materiale ricevuto. A fine 2018 infatti i soci erano 90, il fatturato annuale intorno a 280 mila euro e la quantità di materiale ricevuto circa 16.500 metri cubi, mentre nel 2019 i soci sono saliti a 110, il fatturato (che dipende anche dall’ampliamento dei servizi offerti) a circa 780 mila euro e la quantità di materiale a oltre 24.900 metri cubi, cioè fino quasi al tetto che per adesso non può essere superato (per ragioni normative e di autorizzazioni). Quest’anno i soci sono già più di 140 e le aspettative di fatturato per fine anno di 850 mila euro. Nel frattempo la cooperativa spera, dice Stefania Marchionni, «di poter realizzare l’ampliamento con un altro sito per puntare a raggiungere l’obiettivo di 100.000 metri cubi di materiale».
L’attività di Agribios ruota attorno all’impianto, che funge da punto di raccolta finalizzato al recupero e alla gestione dalla A alla Z dei residui vegetali: biomasse derivate da piante sciupate e non più vendibili, da potature e sfalci, ma anche il substrato contenuto nei vasi o nelle zolle. Il processo aziendale prevede, in estrema sintesi, il ritiro degli scarti vegetali con i substrati dalle singole aziende socie, lo stoccaggio in settori dedicati del sito, poi la riduzione volumetrica e vagliatura delle due componenti primarie (lignocellulosica e substrato colturale), poi la triturazione di raffinazione da cui si ottengono tre componenti (legname, terriccio, pomice) da ricollocare, il trasporto e conferimento dei materiali alle aziende agricole per il loro riutilizzo colturale, quando possibile all’interno dello stesso distretto.
In sostanza, come sottolineato dal vice presidente di Legacoop agroalimentare Massimo Carlotti nel suo intervento, l’obiettivo di Agribios è derubricare definitivamente lo scarto agricolo dalla voce “rifiuto”. E fra gli aspetti distintivi segnalati da Stefania Marchionni c’è il fatto che «gli scarti vegetali consegnati dai soci hanno l’autocertificazione che non sono stati trattati con anticrittogamici da 60 giorni e ogni 3 mesi noi controlliamo l’assenza di inquinanti».
La presidente di Agribios ha lanciato infine una proposta: «far diventare il Distretto ornamentale pistoiese il primo distretto vivaistico d’Europa con un marchio, da decidere insieme alle imprese, che certifichi l’adesione a un sistema circolare che non lascia scarti e anzi è in grado di dare nuova vita ai sottoprodotti agricoli». Operazione che Luca Magazzini, dopo l’incontro, ha detto di voler prendere in considerazione perché, «se ben progettata, potrebbe rafforzare l’immagine delle piante pistoiesi e rappresentare un volano anche sul piano commerciale, un’occasione di sviluppo». Dello stesso avviso, il presidente del Distretto Francesco Mati, che, dopo aver segnalato il dato che quest’anno l’export florovivaistico italiano sta perdendo 80 mln di euro, soprattutto nella componente floricola, si è detto d’accordo sulla utilità di una «strategia di territorio» che faccia leva sull’impegno per l’ecosostenibilità come «valore aggiunto delle piante».
I CINQUE BENEFICI PER IL TERRITORIO
1) riduzione di scarti verdi nelle discariche
2) utilizzo dei sottoprodotti in agricoltura tramite la creazione di una filiera locale
3) recupero di notevoli quantità di sostanze organiche e terricciato che possono contrastare la mineralizzazione dei terreni
4) minore necessità di ricorrere all’abbruciamento dei residui legnosi
5) incremento della produzione di energia rinnovabile a mezzo di biomassa
Addetto stampa Lorenzo Sandiford lorenzo.sandiford@gmail.com
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Comunicato stampa