Pubblichiamo il documento inviato dall’ex assessore Lucia Guidi con il quale alcuni esponenti del Pd fanno alcune considerazioni politiche sul momento attuale e le prospettive future di Pescia :
La nostra città versa in uno stato sociale ed economico preoccupante, oseremmo dire comatoso, e questo al di là della contingenza politica che certo, alla luce dei fatti degli ultimi due anni, non aiuta a farla percepire all’esterno in modo positivo.
Manca ormai da quasi un ventennio uno straccio di programmazione amministrativa e su tutte le questioni nodali per determinare un abbozzo di rilancio ( città di servizi con ospedale e polo scolastico, area ex del magro, individuazione di aree di espansione commerciale e produttiva, mercato dei fiori e sostegno alla floricoltura, regolamento urbanistico, rilancio turistico per collodi e la svizzera pesciatina per citarne le più importanti) in 15 anni non è stata fatta una scelta, diciamo solo una , determinante: l’unica forse è stata la decisione di trasferire la proprietà del Comicent dalla Regione al Comune, scelta che a nostro avviso si rileverà un errore strategico in termini di disimpegno della stessa Regione nei confronti del settore floricolo.
Fatta la premessa sopra, rimane da capire perché si è determinata questa situazione e siamo arrivati a questo punto di crisi socio-economica della città che appare ai limiti della irreversibilità: il problema risiede a ns avviso nella classe politica che si è succeduta alla guida della città dal 2004 in poi e il centrosinistra, lo diciamo con rammarico facendone parte, ha delle colpe che ormai non esiteremmo a definire storiche per aver espresso degli amministratori non all’altezza delle sfide da affrontare, perché se è vero che alla fine decidono gli elettori è anche pur vero che l’offerta politica su cui si basano i cittadini la determinano i partiti e il partito democratico negli ultimi 15 anni, essendo profondamente diviso al suo interno e quindi facile terra di conquista per le lobby correntizie regionali e provinciali del partito , ha abdicato al suo ruolo di selezionatore della migliore classe dirigente per affidarsi alle primarie dove la scelta è stata demandata a una fetta di elettorato influenzato in parte da dinamiche clientelari e di potere dove gruppi di interesse in ambito politico e civico hanno deciso il risultato.
Basterebbe in questo senso ricordare come si schierò in modo compatto e massivo il comitato contro la realizzazione dell’area industriale a sud della città nel corso delle primarie del Pd del 2014 per capire il senso di questa riflessione ovvero la dinamica di una politica condizionata da piccoli interessi di bottega a scapito di una visione più generale del bene di una comunità.
Per quanto quindi le parentesi di governo del centrodestra in questi anni siano stata negativa, le colpe storiche del Pd in questa situazione sono evidenti perché non ha avuto al suo interno la forza e il senso di responsabilità per proporre le persone più adatte a un lungimirante governo della città e , per narrare dell’ultimo caso, quello di cui scontiamo l’effetto negli ultimi due anni, pur conoscendo bene a livello regionale e locale quale fosse la situazione di Uncem e Giurlani le cui difficoltà erano risapute ben prima del 2014, non solo non ha impedito la sua venuta a Pescia, ma una parte del gruppo dirigente del partito l’ha fortemente voluta e sponsorizzato ( non dimenticheremo le calate a Pescia di mezza giunta regionale e di tutto il gruppo dirigente provinciale) guardando non tanto all’interesse della città quanto a un tornaconto di corrente e di prospettive personali.
La conclusione che viene naturale in fondo a questo sillogismo che parte da due premesse fondate, è che la città alla fine c’ha perso, lo stesso Pd alla fine c’ha rimesso perlomeno a Pescia (ripetiamo vittima di logiche correntizie che hanno i suoi centri nevralgici a Firenze e Pistoia) in termini di consensi e credibilità, ma stranamente ( ma mica poi tanto) all’interno del Pd pesciatino e provinciale c’e’ qualcuno che su queste disgrazie ha costruito la sua fortuna e carriera politica non pagando mai, almeno non ancora, le responsabilità delle proprie scelte e di quelle della corrente che ha sempre capeggiato come una falange armata; scelte che hanno portato ad appoggiare alle primarie e a fargli vincere due tra i peggiori sindaci della storia di questa città, Abenante e Giurlani, che anche se per motivi diversi hanno governato per quasi dieci anni gettando questa comunità nel buoi amministrativo più profondo.
Ed è paradossale che questo qualcuno che ha fatto carriera sulle disgrazie della città, l’unico che riveste un ruolo istituzionale da anni iscritto al Pd, non solo chiamato a rimediare nel 2018 non ne abbia voluto sapere di candidarsi alla carica di sindaco del suo partito, ma oggi, sulla base di un vecchio schema consolidato ha fatto la sua fortuna, sarebbe ben disposto a continuare a giocare allo sfascio nel suo partito e nella città piuttosto di perpetrarsi nel suo prestigioso incarico di consigliere regionale.
Crediamo che se il Pd vuole ritrovare un po’ di credibilità , e ci auguriamo che con la nuova gestione di Zingaretti questo possa avvenire, questi siano i problemi da affrontare prima di tutto, questo metodo che va combattuto di intendere la politica al servizio di se stesso e di un parte e non della collettività.
Per questo molti di noi, dall’interno del Pd e del centrosinistra, lavoreranno con puntiglio e impegno affinchè una volta terminata l’era Giurlani che sta arrivando al suo epilogo, certi metodi ed errori non abbiano a ripetersi e il futuro riparte da una classe dirigente politica il cui primo obiettivo sia il bene di Pescia e della comunità in cui vive.
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Paolo Marmai
Paolo Biagini
Matteo Simoni
Silvano Sarrini
Marco Angeli
Franco Bonelli
Marco Guerri
Comunicato stampa