E’ stato un giorno di festa per il glorioso Istituto Scolastico Marchi di Pescia, che ha festeggiato con un evento al teatro Pacini il bicentenario della nascita dell’uomo del quale porta il nome, Francesco Marchi.
Dopo l’introduzione e il saluto del sindaco di Pescia Oreste Giurlani, ha preso la parola il presidente del consiglio comunale Vittoriano Brizzi, a lungo docente presso questa scuola, oggi brillantemente diretta da Anna Paola Migliorini.
Brizzi ha ricordato l’importanza di Francesco Marchi nella storia pesciatina e la centralità dell’istituto scolastico nella vita della città, sia sotto il profilo culturale che come fucina di studenti che a loro volta hanno contribuito alla vita economica e sociale di Pescia, come Carlo Spadoni, dirigente d’azienda, che è intervenuto dopo Brizzi. La mattinata si è chiusa con la premiazione dei ragazzi meritevoli dell’istituto Marchi.
L’Istituto “E. Marchi”, per vari anni succursale pesciatinadell’ I.T.C. “Pacini” di Pistoia, ebbe l’autonomia nell’anno scolastico 1967/1968.Quelli erano anni piuttosto tormentati per la scuola Italiana ed europea, eppure il “Marchi” si affermò come una scuola di qualità dove si studiava con impegno, con serietà e con successo. Ben presto la storica sede di piazza XX Settembre, si rivelò insufficiente e si rese necessario istituire in città altre sedi.
Non si poteva, però, ormai fare a meno di una nuova sede e, grazie all’impegno di esponenti degli organi collegiali di allora, nel 1979 ebbero inizio, proprio di fronte alla stazione ferroviaria della città di Pescia, i lavori per la costruzione della sede attuale, terminata nel 1983.
Francesco Marchi (Pescia, 24 settembre 1822 — 30 maggio 1871) è stato uno studioso di contabilità e ragioneria, riformatore del sistema della partita doppia.
Figlio di Giuseppe Marchi, orefice, rimase orfano del padre a quattordici anni e dovette impiegarsi come scrivano, poi come cassiere presso la Cartiera Magnani di Pescia.
Nel 1850 si dette alla libera professione di ragioniere, dopo aver compiuto studi da autodidatta in economia e in lingua inglese, francese e tedesca, per poter meglio conoscere le opere di Edmond Degranges e dei suoi seguaci. Nel 1855, lasciò la libera professione e divenne amministratore nella Conceria Baldini di Pescia. Qui portò avanti l’applicazione pratica dei principi conosciuti e ne maturò la critica.
Nel 1867, dette alle stampe, presso la Tipografia FE Giachetti di Prato, la sua opera più famosa: “Cinquecontisti, ovvero la ingannevole teoria che viene insegnata negli Istituti tecnici del Regno e fuori il Regno intorno al sistema di scritture a partita doppia e nuovo saggio per la facile intelligenza e applicazione di quel sistema” , che lo fece conoscere in tutta Italia e oltre.
Nella prima parte dell’opera, egli demolisce le teorie contabili del Degranges, secondo cui la partita doppia consiste nel addebitare colui che riceve e accreditare colui che dà, e riformula la definizione in addebitare chi riceve un valore o chi di un valore diventa debitore e accreditare chi lo dà o chi ne viene creditore. In ogni caso, un innovatore.
Stampa Giurlani
Comunicato stampa