Una ricerca certifica quel che vediamo tutti i giorni nei nostri campi, l’agricoltura toscana, e anche pistoiese, dipende dalla manodopera straniera. Il ruolo dei lavoratori immigrati, 24 mila in regione, il 42% del totale, è diventato sempre di più indispensabile per la crescita del settore primario e per la produzione di molte delle eccellenze del Made in Tuscany, un dato che a Pistoia raggiunge il 48,9%, il dato più alto della Toscana, con circa 1900 lavoratori.

 

Sono alcuni dei risultati dell’indagine conoscitiva “Gli immigrati e l’agricoltura nella Regione Toscana”, realizzata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica che si pone come finalità quella di analizzare i fabbisogni aziendali allo scopo di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoratori stranieri in Toscana. L’indagine rientra tra le attività del progetto Fami Demetra finanziato nell’ambito dell’Obiettivo specifico 2.Integrazione / Migrazione legale, Interventi di integrazione socio-lavorativa per prevenire e contrastare il caporalato – gestito dal Ministero del Lavoro su delega del Ministero dell’Interno.

 

“Sono quasi la metà del totale i lavoratori immigrati censiti in agricoltura a Pistoia –spiega Coldiretti Pistoia-. L’accoglienza ed il corretto inserimento sono un valore aggiunto per la nostra agricoltura, vista l’indispensabilità dell’apporto degli stranieri in tutti i nostri settori produttivi, florovivaismo in primis. Il progetto Fami Demetra aiuterà a creare dinamiche positive”.

 

La ricerca, inoltre, -spiega Coldiretti Pistoia- evidenzia che a livello regionale quasi un’azienda agricola su due (41%) si trova o si è trovata in carenza di manodopera, mentre il 53% fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell’allevamento e la pulizia degli stabili (manutenzioni). La ragione di una crescente richiesta di manodopera straniera è da ricercare nella maggiore disponibilità̀ e flessibilità̀ rispetto agli italiani a lavorare all’aperto e nei giorni festivi e weekend, garantendo in questo modo risposte puntuali ai fabbisogni aziendali.

Sono 277 i soggetti extracomunitari, vittime o potenziali vittime di sfruttamento nel settore primario che sono stati individuati nel corso del 2021 dal privato sociale – ma sono oltre 2.000 quelli entrati in contatto – tramite l’attività delle unità di strada e la rete di contatti ed accompagnati verso un percorso di informazione e formazione indispensabile per accedere al mercato che potrà aprirgli le porte del lavoro regolare e di una vera integrazione sociale. Lo strumento per farli incontrare con circa 600 imprese agricole coinvolte dalla fase di divulgazione del progetto sarà il portale Job in Country di Coldiretti.

 

Fami Demetra ispira il più importante progetto di conoscenza, ricerca sociale e partenariato tra pubblico e privato per prevenire il fenomeno dello sfruttamento in agricoltura in Toscana promuovendo condizioni di regolarità attraverso la formazione dei soggetti extracomunitari a rischio tratta ed il loro reinserimento lavorativo nelle aziende agricole regionali. Un percorso che prevede anche la visite di migranti in aziende agricole, dove l’imprenditore spiega come si svolge l’attività produttiva e le mansioni di chi lavora in azienda (nella foto migranti presso l’allevamento Coldiretti-Campagna Amica Le Corti in Valdinievole).

 

Il progetto Fami Demetra coinvolge tante istituzioni e associazioni. Coldiretti Toscana coordina a livello regionale un partenariato che include anche la diocesi di Pistoia. Alla presentazione avvenuta a Firenze era presente don Luciano Tempestini, che è anche consigliere ecclesiastico di Coldiretti Pistoia.

 

Ufficio Stampa Coldiretti Pistoia

Comunicato stampa