L’associazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole ed il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua intervengono sulla querelle della vendita del depuratore ubicato da alcuni decenni nella frazione di Veneri, nel Comune di Pescia (PT), dopo la pubblicazione e l’analisi dell’avviso d’asta e della documentazione a corredo con il supporto del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
L’impianto di depurazione, rientra nella gestione delle risorse idriche pur non essendo, per la maggior parte, afferente al servizio idrico integrato e, pertanto, allo stesso si applicano le disposizioni legislative indicate del d.lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), individuate dall’art. 140, comma I, in “Oggetto delle disposizioni contenute nella presente sezione è la disciplina della gestione delle risorse idriche …..” e dall’art. 143 del d.lgs. 152/2006 che dichiara inalienabili “Gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica……”
L’art. 13 bis della L.R. Toscana 20/2006, al comma 1, stabilisce che “Non rientra nel servizio idrico integrato la gestione degli impianti di depurazione di acque reflue a carattere prevalentemente industriale, anche se di totale o parziale proprietà pubblica” e, al comma 2, “Gli impianti di cui al comma 1, se di proprietà pubblica, possono essere concessi in uso agli attuali gestori degli stessi previa stipula di apposita convenzione con i comuni proprietari; essi possono essere utilizzati, per una quota minoritaria, anche per la depurazione delle acque reflue urbane, nel rispetto di quanto previsto al comma 3″.
Anche la L.R. Toscana 20/2006, per quanto indicato al comma 2, afferma di fatto l’inalienabilità dell’impianto di depurazione, contrariamente a quanto è stato fatto credere ai consiglieri comunali di Villa Basilica, visto che la norma suddetta non parla mai di vendita e che il comma 2 prevede espressamente la stipula di apposite convenzioni per concessioni d’uso proprio come accaduto fino ad oggi, senza modificare alcun che. Non si capisce infatti come potrebbe essere ad oggi di proprietà pubblica comunale il depuratore di Santa Croce sull’Arno, pur trattando in maggioranza reflui non civili (delle industrie conciarie) o tutti quelli del resto d’Italia posti in analoghe fattispecie.
Dall’esame dell’avviso d’asta si rileva inoltre che in realtà la cessione è relativa all’azienda come definita dall’art. 2555 del Codice civile, visto che tra l’altro dovrebbe ricomprendere l’avviamento e come citato negli allegati “tutto il personale con contratto a tempo indeterminato già operante alle dipendenze del Concessionario uscente”, mentre i consiglieri nelle delibere comunali hanno votato di fatto la mera alienazione “ … del complesso immobiliare …..” come risultante dalle perizie estimative effettuate, con la concreta sottostima del valore del complesso aziendale in vendita e possibili riflessi di danni erariali.
Le delibere di consiglio comunale sono quindi viziate nella forma e molto ragionevolmente nella sostanza.
Non è stato possibile fare una analisi dei bilanci del CO.A.D. in quanto lo stesso non ha mai depositato gli stessi al Registro delle Imprese pur essendone obbligato ai sensi dell’art. art. 114 del d.lgs. 267/2000 (TUEL) e nemmeno pubblicato sul proprio sito, non istituito, come reso obbligatorio dall’art. 29 del d.lgs. 33/2013 s.m.i. Eventuali pubblicazioni presenti prive di Nota Integrativa non sono utilizzabili in violazione del principio di trasparenza fissato dall’art. 1 del d.lgs. 33/2013.
Il “prezzo a base d’asta € 3.691.597,26″ non è illustrato nella sua determinazione ed è motivo di parecchi dubbi anche nella considerazione che dalla “scheda dettaglio delle partecipazione” estratta dalla pagina “Amministrazione Trasparente / Enti controllati / Società partecipate” del Comune di Pescia si rileva un valore delle immobilizzazioni materiali, per l’anno 2018, ultimo pubblicato, di € 6.786.447, svalutato per € 4.305.414 nel bilancio 2019 del CO.A.D. senza alcuna informazione e spiegazione nei Consigli Comunali ignorando che, nel caso di Azienda Speciale, come è il CO.A.D., gli atti fondamentali devono essere approvati dai Consigli Comunali ed il bilancio rientra tra gli atti fondamentali.
All’art. 2 delle Condizioni particolari dell’Avviso d’Asta viene precisato “L’acquirente è tenuto ad acquisire dal gestore uscente, Consorzio del Torrente Pescia di Collodi, gli impianti, i macchinari e le apparecchiature, di proprietà dello stesso Consorzio, a servizio dell’impianto di depurazione di Veneri, al valore di stima di € 719.957,20″ di cui non viene fatta alcuna menzione nei verbali dei Consigli comunali e nemmeno del verbale di Assemblea del CO.A.D. del 10.12.2020, ad ulteriore conferma che si tratta di un subentro nella concessione del citato Consorzio, cosa di fatto che si evince chiaramente dall’avviso d’asta.
Trattandosi di un subentro in una concessione cessata, i beni di proprietà del Consorzio del Torrente Pescia di Collodi costituiscono dotazione del servizio idrico e, in quanto tali, rappresentano un “valore residuo” come previsto dall’ultimo comma dell’art. 153 del d.lgs. 152/2006, e devono rientrare nel valore che costituisce base d’asta. In realtà nelle perizie estimative a corredo dell’avviso d’asta compaiono per soli € 5.707,26.
E che dire per concludere dell’elemosina di 100.000 euro annui promessi dall’ente (che non pagherà il Comune di Pescia) alla frazione di Veneri che, come detto, “ospita” non volontariamente da diversi decenni il depuratore sul suo territorio?
Per il modo estremamente fumoso e generico privo dell’obbligo di costituzione di titolo di garanzia da parte dell’acquirente con il quale è scritto l’avviso d’asta in tal senso, una volta formalizzato l’atto di compravendita c’è il serio rischio per non dir di peggio che non arrivi neanche un centesimo alla frazione di Veneri, che aspetta ancora i 480.000 euro promessi nel 2015 dal sindaco sospeso … (80.000 euro all’anno) nel corso di un incontro svoltosi nel paese.
Anche per l’inceneritore nell’avviso d’asta non è indicata una data certa per il suo smantellamento, ed in assenza di una penale di garanzia, c’è il rischio che la struttura rimanga lì nell’eterno futuro.
Per tutto quanto suddetto, l’Associazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole ed il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua segnalano la presente ai consiglieri comunali di opposizione di Pescia e Villa Basilica affinchè presentino un ordine del giorno urgente con diffida alla vendita, per porre luce sulle molte situazioni non chiare legate all’alienazione e sul fatto che è stato impedito loro di svolgere a pieno l’attività istituzionale, non potendo valutare compiutamente tutti i riflessi di una simile vendita che probabilmente rappresenta un unicum a livello nazionale, con informazioni incomplete e/o inadeguate.
Associazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole ODV
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
Comunicato stampa