Il 31.12.2024 scadrà la concessione che disciplina l’affidamento della gestione del servizio idrico a Publiacqua
nel territorio della Conferenza territoriale n. 3 Medio Valdarno.
Il 24 luglio scorso si è riunita l’Assemblea dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) per deliberare in merito: 38 dei 39
comuni presenti hanno deciso che il modello di gestione più adeguato per il nuovo affidamento, a partire dal 1°
gennaio 2025, è quello della società a partecipazione mista pubblico/privato. “il riferimento alla Multiutility
quale socio pubblico della nuova società affidatario del servizio, è esplicito, anche se noi abbiamo molti dubbi
sul fatto che possa essere considerato un soggetto pubblico secondo la normativa di vigore vigente.”
Questa scelta consegna la gestione del servizio idrico ai sindaci dei comuni di Firenze e Prato: detenendo il
55,9% delle azioni della holding finanziaria pubblica (che controlla la Multiutility) questi due soli sindaci
potranno decidere le nomine nei consigli di amministrazione della HoldCo. Le nomine, unitamente ai dividendi,
sembrano essere l’unica cosa che interessa: stupisce il fatto che i rappresentanti degli altri comuni presenti
nelle assemblee approvino tutto, spesso senza nemmeno avere cognizione di quello che approvano.
Se si esamina la delibera nel dettaglio, il provvedimento è a dir poco lacunoso. Le motivazioni addotte a favore
della scelta della gestione mista sono assai poco argomentate, se non addirittura surreali.
Vediamo di seguito i cinque principali limiti contenuti nelle argomentazioni presentate dalla delibera.
1. Il provvedimento afferma, in modo surreale, che “la presenza degli enti locali all’interno della società consentirà di assicurare un pregnante controllo pubblico”, e che “risulta prioritario garantire un forte controllo
pubblico nella gestione del servizio idrico integrato (…) anche all’interno della compagine azionaria del futuro
gestore del servizio stesso“. In realtà è già evidente il contrario: i rappresentanti dei Comuni non hanno alcun
ruolo, men che meno dominante, per il semplice motivo che non sono soci della compagine azionaria del
nuovo gestore (né parteciperanno, di conseguenza, alle assemblee della società di gestione). I Comuni sono
soci della HoldCo, la holding finanziaria pubblica, che a sua volta è socia della Multiutility – oggi ALIA servizi
Ambientali Spa – che, a sua volta, è socia del gestore del servizio idrico. Tra il Comune ed il servizio ci sono tre
società con tre consigli d’amministrazione: il Comune potrà partecipare all’assemblea solo della prima,
dominata da Firenze e Prato, e non potrà esprimersi sui singoli atti di gestione.
2. Come si fa, inoltre, ad affermare che “la modalità di gestione della società mista garantisce la tutela della
concorrenza“? Che senso ha distinguere – come fa la delibera – tra concorrenza “per il mercato” e “nel
mercato”? La concorrenza non si tutela e nemmeno si garantisce: un’affermazione come quella riportata
significa solo che il concetto in esame (‘concorrenza’) è oscuro sia a chi ha scritto la delibera, sia a chi l’ha
approvata. Trattandosi di un meccanismo naturale che si produce nel mercato, la concorrenza non può infatti
realizzarsi in un’attività svolta in regime di monopolio naturale come nel caso del servizio idrico: nessuna
modalità di gestione potrà creare le condizioni perché la concorrenza si manifesti, poiché il gestore sarà e
sempre rimarrà uno solo.
Mentre la concorrenza dovrebbe tutelare il consumatore, il monopolio tutela il gestore, che gode anche della
garanzia offerta dal Metodo Tariffario predisposto da ARERA e applicato dall’A.I.T. A garanzia dei ricavi e del
profitto del gestore tale Metodo prevede, in caso di variazione di costi d’esercizio, il pagamento di conguagli:
una previsione che non può esistere in regime di libero mercato non liberista. Del resto è proprio sulla scìa
delle teorie neo-liberiste che dagli anni ’80 del secolo scorso hanno voluto trasformare la tassa in tariffa,
applicando anche ai servizi pubblici le logiche economiche, che si è approdati ad un sistema nel quale il
monopolio viene presentato come uno strumento di promozione della concorrenza “nel mercato”. Una
perfetta, assoluta, insensatezza.
3. Non si capiscono nemmeno le ragioni che portano a richiamare i vincoli dell’ordinamento europeo,
dimenticando sempre di citare il fondamento di tutta la normativa europea, ossia il Trattato per il
Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che all’art. 106 definisce il campo di applicazione delle regole del
mercato e della concorrenza. Un comma dello stesso articolo dichiara infatti che l’applicazione delle regole di
concorrenza non deve essere ostacolo alla funzione sociale (missione) del servizio.
Se richiamassero correttamente l’art. 106 del TFUE, la gestione del servizio non potrebbe essere diversa dalla
gestione in house providing, che non è un affidamento ma una gestione diretta. Ma ai sindaci nostrani le
gestioni in house providing non piacciono: forse perché dovrebbero farsi carico della soddisfazione dei bisogni
dei propri cittadini, o perché sarebbe più problematico gestire le clientele legate alle nomine degli
amministratori; o forse ancora perché antepongono l’incasso dei dividendi ai bisogni delle rispettive comunità.
4. Nella delibera si arriva a dire che con la gestione mista “l’interesse pubblico potrà essere perseguito senza
incorrere nei vincoli e nelle limitazioni di ordine giuridico, amministrativo e tecnico-organizzativo gravanti sulla
società e sugli stessi enti locali che caratterizzano la forma di gestione tramite società interamente pubblica
operante in regime di in house providing”. Quali siano questi vincoli però non lo si dice, e per un’ottima ragione:
perché questi vincoli non esistono. Le società di gestione in house providing sono società di diritto privato e, in
quanto tali, sono soggette alle regole del Codice civile, le stesse che sono applicate alle società private e miste.
Gli unici vincoli sono quelli previsti dal Dlgs. 175/2016 (il Testo Unico sulle Società Pubbliche), vale a dire il
limite al numero degli amministratori ed all’ammontare dei loro compensi, oltre che la semplificazione
dell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori per loro eventuali inadempienze.
L’unica vera ‘limitazione’ – questa sì, effettivamente non gradita ai Sindaci dei Comuni maggiori – è quella in
base alla quale in una società con gestione in house providing la partecipazione, preferibilmente diretta, di tutti
i Comuni consentirebbe anche a quelli con partecipazioni azionarie ridotte di intervenire per tutelare i propri
cittadini.
5. Il d.lgs. 201/2022 introduce e fissa criteri e principi di notevole significato. L’articolo 3 comma 3 è chiaro:
“Nell’organizzazione e nella erogazione dei servizi di interesse economico generale di livello locale è assicurata
la centralità del cittadino e dell’utente, anche favorendo forme di partecipazione attiva”. L’intero articolo è
stato riportato anche nella delibera con la precisazione che “in via propedeutica all’individuazione del nuovo
gestore occorre procedere alla scelta della modalità di gestione del servizio pubblico secondo i dettami del
recente D.lgs. 201/2022“. Tuttavia, dopo averlo enunciato, questo principio è stato completamente ignorato:
forse l’assemblea AIT ritiene che per ottemperare ad una legge sia sufficiente citarla?
Per tutte le ragioni sopra esposte è necessario ed opportuno assumere iniziative finalizzate a richiedere
l’annullamento della delibera e la sua sostituzione con un provvedimento che salvaguardi la partecipazione
attiva e renda possibile una consultazione pubblica reale – diversa da quella farsesca messa in atto al momento
dell’approvazione delle delibere comunali relative alla costituzione della Multiutility.
Coordinamento delle Associazioni No Multiutility
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
Comitato Acqua Pubblica Arezzo
Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV
Associazione Alleanza Beni Comuni Pistoia ODV
Associazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole ODV
Associazione per i Diritti dei Cittadini (ADiC Toscana aps)
Associazione Comitato Acqua alla Gola Massa
Associazione IBS-Inter-rete Beni Comuni e Sostenibilità
Associazione La Libellula – Gruppo per l’ambiente Valle del Serchio
Associazione ‘I Bercio – Loro Ciuffenna
Associazione Senza Confini Lucca
Comitato Apuano Salute Ambiente prov. MS
Comitato Trasparenza per Empoli
AlterPiana Firenze Prato Pistoia
Comitato Acqua Bene Comune Valdarno Superiore
Osservatorio Ambientale Prato (Extinction Rebellion Prato, AlterPiana, Pro Bisenzio,
Comitato Difendiamo la nostra salute Prato sud, Fridays for Future Prato, Comitato
Ambientale di Casale, Comitato InMezzoAllAutostrada, Associazione Atto Primo
Salute Ambiente Cultura ODV)
Obiettivo Periferia Pistoia
Orto Collettivo – Calenzano
Rete Toscana in Movimento
Terra Libera Tutti – Reggello
Acquabenecomune Pistoia e Valdinievole
Comunicato stampa