L’ARTISTICO IN COLLINA, A VEDERE GLI ALBERI DEL FUTURO IN 5 CATEGORIE
Gli studenti del Liceo Petrocchi in visita in un vivaio
e poi tra viti e olivi e cipressi vedere il ‘back stage’ da cui nasce la bellezza del paesaggio
Il progetto Coldiretti-Miur ‘L’arte di piantare paesaggi’’ racconta come e perché
gli agricoltori hanno modellato il panorama toscano e continuano a farlo
Il Gelso Bianco che trova vita nuova anche in città, nelle varietà sterili. La Lagerstroemia indica idonea a sopportare il mutamento climatico. E poi gli assorbi-CO2: Quercus robur (Farnia) e Ginkgo Biloba; l’Acer Campestre che consolida i terreni franosi ed il Cupressus sempervirens ‘Agrimed N.1, un clone resistente al cancro dei cipressi, che sta dando e darà nuova linfa ad uno dei simboli del paesaggio toscano.
Ecco l’Hit Parade degli alberi del futuro stilata da Coldiretti Pistoia, in occasione della visita di ieri degli studenti del liceo artistico Petrocchi in due aziende agricole per vedere ‘L’arte di piantare paesaggi’’ sulle colline pistoiesi, in un vivaio e poi tra viti e olivi e cipressi.
“Abbiamo voluto mettere insieme in una ideale catalogazione – spiega Michela Nieri, responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia- alberi già molto richiesti dal mercato, che grazie ad alcune particolari caratteristiche disegneranno i paesaggi futuri, urbani e rurali, perché idonei a rispondere alle esigenze ambientali, climatiche, ed economiche. Tutte piante coltivate nella fabbrica d’ossigeno che è il polo produttivo pistoiese, il più importante d’Europa del florovivaismo ornamentale”.
L’arte di piantare paesaggi è un progetto nato dalla collaborazione tra Coldiretti Pistoia e liceo artistico Petrocchi di Pistoia, nell’ambito della collaborazione a livello nazionale tra il Ministero della pubblica istruzione (Miur) e Coldiretti Donne Impresa, a copertura di parte del programma di educazione civica, riguardante lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare.
Gli studenti, nell’ambito del progetto, si sono recati sulle colline pistoiesi di Sant’Alessio, visitando tra le più belle fabbriche d’ossigeno di Pistoia, uno dei vivai della Giorgio Tesi Group, dove gli studenti, guidati dagli agronomi dell’azienda hanno visto le piante ornamentali che stanno modellando e modelleranno i paesaggi urbani e rurali del futuro e poi nell’azienda Campagna Amica Il Podere del Tordo, dove il contadino Giuseppe Bartolomei (è così che vuole essere chiamato), ha spiegato la conformazione e l’evoluzione del paesaggio collinare pistoiese, con le sue colture: uliveti, cipressi, vigneti e l’incalzare delle acacie.
“Una visita istruttiva –commenta Beatrice Margiacchi, professoressa di lettere del liceo Petrocchi e coordinatrice per la scuola del progetto-. Abbiamo voluto mostrare agli studenti del liceo artistico, spiegato direttamente dai protagonisti, il notevole lavoro ed il pensiero che c’è dietro la bellezza del paesaggio toscano, modellato dai contadini nel corso dei secoli. E anche la ricerca che c’è per affinare le varietà di piante che disegneranno i paesaggi del futuro, che inevitabilmente oltre alla bellezza dovranno avere un’utilità ambientale e agronomica. Queste esperienze daranno maggior consapevolezza ai ragazzi rispetto all’origine della ‘grande bellezza’ dei nostri paesaggi e del ruolo che in questo ha e ha avuto l’uomo, e gli agricoltori in particolare”.
“Abbiamo selezionato e fatto conoscere ai giovani studenti del liceo gli alberi che meglio si adattano alle esigenze del futuro –ha spiegato il professor Carlo Vezzosi, della Fondazione Giorgio Tesi Group-, che sicuramente richiederà piante che si adattano ai diversi ambienti, soprattutto urbani. Nei vivai pistoiesi, che sono fabbriche d’ossigeno mentre fanno crescere le piante, si fa continua ricerca e sperimentazione, per permettere di offrire il miglior verde per le città e gli ambienti rurali”.
“Oggi ho avuto la fortuna di ospitare gli studenti del liceo artistico –ha detto Giuseppe Bartolomei del Podere del Tordo- a cui ho potuto spiegare come noi agricoltori abbiamo utilizzato il terreno, modificandolo, per avere produzioni migliori e allo stesso tempo facendo manutenzione del territorio”. Bartolomei ha spiegato l’arte antica di piantare alberi e la loro utilità: il terreno in piano era utilizzato per produrre soprattutto grano ed altri cereali, quindi ulivi e viti erano piantati in zone difficili, dove la produzione primaria del grano non era possibile. E i cipressi a Sant’Alessio erano piantati per ricordare i caduti delle prima guerra mondiale. Da qui il paesaggio toscano con gli ulivi che si trovano in zone scoscese.
“Speriamo che questi giovani artisti possano disegnare il futuro fatto di quei valori condivisi da Coldiretti: rispetto e conservazione dell’ambiente, benessere dell’intera società –ha commentato Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti Pistoia-. Il progetto ‘L’arte di Piantare i paesaggi’, facendo vedere il ‘back stage’, può fornire agli studenti strumenti per fare, e darci, una sintesi artistica che ci aiuti a meglio decifrare i nostri tempi, che contemplano un ruolo insostituibile degli agricoltori. Ricordiamo che senza l’opera degli agricoltori, con l’abbandono delle zone marginali, assistiamo all’invasione di flora e fauna, infestanti: dall’acacia che non è utile sostegno del terreno per via delle radici poco profonde, e all’eccesso degli animali selvatici, che creano danni al terreno e rovinano le colture”.
HIT PARADE. GLI ALBERI DEL FUTURO IN 5 CATEGORIE
1. ASSORBIMENTO ANIDRIDE CARBONICA
Quercus robur (Farnia)
Raggiunge un’altezza che va dai 25 ai 40 m. Se ne deduce che la biomassa a maturità è notevole ed è quindi il candidato ideale per quanto riguarda l’assorbimento dell’anidride carbonica.
La farnia è molto diffusa in tutto il continente ed è nota per la sua longevità (esistono anche esemplari pluricentenari). La pianta presenta una crescita molto lenta.
È utilizzata in svariati contesti, anche grazie alle diverse varietà presenti in commercio che si differenziano per i diversi portamenti. Può trovare spazio infatti in filari, come esemplare singolo, nei parchi e giardini pubblici e per la formazione di barriere.
Ginkgo biloba
Il Ginkgo biloba, particolarmente resistente alle malattie e tollerante verso numerose avversità biotiche. Resiste bene al freddo, tollera l’inquinamento e soffre solamente nei periodi di caldo eccessivo. È una pianta di origini antichissime con caratteristiche primitive ed è ad oggi considerato un fossile vivente.
Oltre ad avere numerose proprietà terapeutiche risulta anche un’ottima scelta in diversi contesti, anche urbani. Le sue peculiari caratteristiche ornamentali (foglie a ventaglio, particolare colorazione) lo rendono immediatamente riconoscibile e apprezzato.
2. RESISTENZA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Lagerstroemia indica
È una pianta che si adatta molto bene a una grande varietà di climi e presenta un’altezza a maturità contenuta. La sua caratteristica ornamentale più significativa è rappresentata dalla vistosa fioritura (ne esistono numerose varietà). Anche il fusto è particolarmente apprezzato dal punto di vista ornamentale, risulta infatti particolarmente liscio e di un caratteristico marrone grigio. La pianta non teme il freddo e sopporta molto bene anche il caldo estivo. È la candidata ideale per la resistenza ai cambiamenti climatici proprio per la sua rusticità e tolleranza verso molteplici avversità, abiotiche e biotiche.
3. ADATTAMENTO ALL’AMBIENTE URBANO
Morus alba, sterile
E’ molto apprezzato oggi nelle sue varietà sterili come pianta ornamentale. Non producendo more, evita le operazioni di pulizia necessarie nel periodo della caduta dei frutti. Il gelso bianco non ha particolari esigenze di terreno e risulta facilmente adattabile in ambiente urbano. Non necessita di molte potature e quindi ha anche un impatto economico derivato dalla sua gestione particolarmente basso, rendendolo un candidato ideale per gli impianti nell’ambito del verde pubblico (in giardini come esemplare singolo o in piccoli gruppi).
Il gelso bianco è storicamente legato alla produzione della seta, in quanto le foglie di questa pianta sono l’alimento prediletto dal Bombyx mori (il baco da seta). È una pianta di media grandezza e raggiunge a maturità l’altezza di circa 10 metri.
4. PROTEZIONE DEL SUOLO/DELL’AMBIENTE
Acer campestre
Molto apprezzata dalle api per il polline, questa pianta è particolarmente distintiva del paesaggio e in passato ha rappresentato anche una delle specie utilizzate come tutore della vite (vite maritata all’acero). Il legno è chiaro, duro e pesante e tende a deformarsi: viene quindi usato solo per la fabbricazione di piccoli oggetti.
Attualmente trova impiego come albero ornamentale e da siepe, per via della sua efficacia nel consolidamento dei terreni franosi. È indicato nell’arredo urbano anche a contrasto dell’inquinamento, per l’alta capacità di assorbimento dell’anidride carbonica e delle polveri sottili.
Ha una dimensione a maturità piuttosto contenuta ed è ideale per il rimboschimento dei pendii degradati, grazie alle caratteristiche del suo apparato radicale.
5. TRA PASSATO E FUTURO
Cupressus sempervirens “Agrimed N.1” ®
Il cipresso, albero simbolo della Toscana, storicamente utilizzato per la definizione dei confini, in filari lungo viali di campagna e per il verde cimiteriale è stato colpito dall’attacco di un patogeno fungino.
Il Cupressus semprevirens Agrimed n.1 è un clone resistente al cancro del cipresso (Seiridium Cardinale), selezionato e brevettato dal CNR nel 1990, permette ai paesaggisti di continuare a utilizzare la specie nei loro interventi.
Il suo portamento “allargato” e la sua fitta vegetazione lo rendono particolarmente adatto per barriere frangivento e anti-rumore. Inoltre il colore verde scuro delle foglie e il vigoroso accrescimento giustificano il crescente interesse come pianta ornamentale da usare singola o in gruppo.
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Domenico Murrone Comunicazione Coldiretti Pistoia
Comunicato stampa