Salgono a oltre un miliardo i danni causati dall’invasione di insetti e organismi alieni arrivati nelle campagne italiane soprattutto con le piante ed i semi dall’estero nell’ultimo triennio con gravissimi effetti sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. E’ quanto emerge dal documento finale degli Stati generali dei florovivaisti italiani promosso dalla Coldiretti a Giarre (Catania) con la presentazione al Governo delle richieste dei produttori per difendere il patrimonio verde Made in Italy in riferimento al vertice sul clima della Cop 26 a Glasgow.
Qualificata la presenza pistoiese, guidata da Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia, con il direttore Gianfranco Drigo e agli imprenditori Paolo Niccolai, Maurizio Bartolini e Marco Romiti.
Dai controlli alle frontiere all’etichetta Made in Italy dei fiori, dal potenziamento del bonus verde alle risorse per la ricerca, dalle innovazioni legislativi sui professionisti del verde agli investimenti sulla forestazione urbana nell’ambito del Pnrr sono solo alcuni dei punti toccati dal documento dei florovivaisti italiani di Coldiretti.
“E’ necessario limitare l’ingresso di organismi nocivi nel nostro Paese, specializzando i punti d’ingresso della merce e aumentando i controlli alle dogane” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “deve essere aumentato il numero degli ispettori fitosanitari sul territorio per velocizzare il disbrigo delle pratiche necessarie per far viaggiare piante e fiori, sia sul mercato nazionale che internazionale”. Basti pensare – evidenzia la Coldiretti – al batterio della Xylella che arrivato con essenze importate dall’America Latina ha devastato gli oliveti del Salento in Puglia oppure la Cimice asiatica che danneggia i frutteti italiani come la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che attacca ciliegie, mirtilli e uva da Nord a Sud della penisola.
Sul mercato italiano è poi in atto – spiega il documento dei florovivaisti – un’invasione di fiore recisi che arrivano da Paesi del Centro Sud America come Ecuador e Colombia, dall’Africa come Kenya e Sudafrica e da Israele, e da Stati dove l’impiego della manodopera e l’utilizzo di fitofarmaci, non segue le norme che vengono applicate in Italia. Per questo – evidenzia Prandini – bisogna tutelare le produzioni italiane con un marchio di origine Made in Italy riconosciuto, creare un fondo da destinare alla promozione e incentivare l’acquisto del prodotto italiano nella grande distribuzione riservando un credito d’imposta a chi acquista prodotto italiano “certificato”.
Per quanto riguarda parchi e giardini, pubblici e privati – continua il documento – è necessario evitare di dare spazio agli “improvvisati” ma puntare, anche a livello legislativo, su figure specializzate in grado di offrire un servizio di qualità a enti locali e famiglie. Anche per questo – evidenziano i florovivaisti – servono contratti di coltivazione tra la Pubblica Amministrazione e le imprese, con una definizione di prezzari regionali coerenti con le innovazioni scientifiche, tecnologiche e legate al tema della sicurezza sul lavoro, degli aumenti dei costi di materie prime, della necessità di manodopera specializzata, azzerando ritardi e problemi con gli enti locali considerato che oggi le imprese che vengono pagate anche dopo 6 mesi o un anno da quando hanno ultimato il lavoro.
Per favorire la forestazione urbana – sottolinea il documento – è necessario coinvolgere le aziende private che possono mettere a disposizione propri terreni con una sorta di Bonus verde forestazione, mentre a livello regionale serve un censimento delle aree dismesse e degradate presenti in ambito urbano, che possono essere riqualificate mettendo a dimora nuovi alberi. Infine anche con i fondi del Pnrr – concludono i florovivaisti – servono maggiori investimenti pubblici nella ricerca, coinvolgendo le imprese, che sono le prime a conoscere le esigenze del settore.
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Comunicazione Coldiretti Pistoia
Comunicato stampa