Oggi, 26 aprile 2021 si celebrano i giardini storici europei. Quest’anno la Strada Europea dei Giardini Storici (#ERHG) festeggia la II Giornata Europea dei Giardini Storici (#EDHG) cogliendo l’occasione per diffondere l’importanza e il significato di aver conseguito la certificazione come Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e, soprattutto, si propone di far conoscere come i nostri giardini storici contribuiscono alla formazione di un’identità europea diversa e condivisa.
Anche lo Storico Giardino Garzoni a Collodi (PT) fa parte di questo importante itinerario. Il curatore scientifico del Garzoni è la docente Maria Adriana Giusti, membro del comitato direttivo della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che per questa giornata ha diffuso un articolo dove sottolinea il ruolo che il giardino di Collodi ha giocato ( e gioca ) nella identità europea:
II European day of historic Gardens
Le radici dell’illuminismo europeo
nel “teatro” Garzoni di Collodi
di Maria Adriana Giusti
Alla fine del Settecento, a conclusione dei lavori realizzati da Romano Garzoni con l’architetto ed erudito, Ottaviano Diodati, furono commissionati al pittore lucchese Francesco Antonio Cecchi due quadri che illustravano la villa e il giardino di Collodi da inviare al re di Polonia Stanislao Augusto Poniatowski, attratto dalla “fama” del giardino e di certo dai suoi contenuti simbolici. Perfetto conoscitore delle principali lingue europee, Stanislas era interessato soprattutto allo sviluppo della cultura delle lettere e delle arti. Coltivava l’amore per il teatro e per l’illuminismo. E’ probabile che al tavolo degli accademici che si riunivano nel privato del re, i cosiddetti pranzi del giovedì, si siano seduti personaggi vicini agli interessi di Garzoni, Diodati e Poniatowski. Un cerchio magico che univa in una straordinaria intesa tra culture “europee” il mecenatismo del re che attrasse in Polonia artisti stranieri (tra cui la famosa operista italiana Brigida Banti) e il giardino Garzoni che riflette come un libro aperto l’insieme della cultura “enciclopedica” di grande respiro europeo. Più che una generica relazione tra stili e modi di fare il giardino, si tratta delle profonde radici culturali che determinano la struttura del giardino, vera e propria reificazione teatrale di un’ esegesi narrativa. Dove tutto il giardino è metafora:
gli Elementi, il mito e le metamorfosi, i misteri delle forze ctonie, il ciclo universale del caos e dei terremoti. Il tutto dominato da un grande rigore matematico, dalla scienza della visione e dagli artifici anamorfici, mutuati dalle esperienze seicentesche di Jean François Nice ron, Athanasius Kircher, Gaspard Schott. Improntato a un clima culturale di ampio respiro, il giardino s’inquadra nel carattere della dimora reale, codificata dallo stesso suo autore Diodati nell’Encyclopédie alla voce “Palais Royal” e improntata alla tensione teatrale di un archetipo barocco come Versailles. La scena si spalanca sull’asse rettilineo, che riconduce a un unico campo visivo gli elementi centrali. Dove la narrazione intertestuale si avvale di figure che alimentano il racconto successivo. Dalla platea ai Satiri/arcoscenico del teatro, lo spettacolo si rivela nella fitta cornice dei boschi, col mostro Encelado (visibile solo a chi sa vederlo), i Fiumi, la Fama la grotta di Nettuno. Da qui si defilano episodi-chiave di tutto il racconto come il micro-teatro di verzura nel grande teatro e il labirinto. Su tutto domina il tema delle Metamorfosi che rappresentano l’essenza stessa del giardino (la Natura che diviene Cultura), universalmente riconosciuta in ogni realtà europea. Si pensi alla trasversalità dei miti e alle singole figure, come, a titolo di esempio: Encelado (tra Collodi e Versailles), la Fama (tra Collodi e la Granja de San Ildefonso) e, ovunque, nelle varie declinazioni e contesti identitari, i principali luoghi tematici dei giardini europei come i teatri di verzura (Collodi come Herrenhausen) e i labirinti (Collodi come Schönbrunn).
Tuttavia il grande tema che impronta il giardino Garzoni fino a darne una connotazione fortemente universalistica è la celebrazione del senso cosmico di trasformazione dell’ordine delle cose nella loro transitorietà. La simulazione di un grande sconvolgimento tellurico, evocata dalla struttura lesionata della peschiera, rafforza i legami tra Garzoni, Diodati e i philosophes. E’ infatti il disastroso terremoto accompagnato da un maremoto oceanico, che si abbatte su Lisbona il 1° novembre del 1755, a impressionare Diodati, studioso di chimica, metallurgia, meccanica, oltre che di teatro e di architettura. Una catastrofe simbolo di trasformazione, che diviene occasione di dispute filosofiche sulla natura minacciosa del fenomeno e sulle “immuables lois de la nécessité”, come scrive François Marie Arouet de Voltaire nel suo Poèmes sur le désastre de Lisbonne. Suggestionato dall’eco che questo evento ebbe tra i philosophes des Lumières, al punto di progettare un edificio antisismico nell’annotazione “batiment” dell’’Encyclopédie, il Diodati trascrive la guerra degli Elementi “dont le monde en tremblant fit autrefois des dieux” riferendosi a Voltaire, in un insieme di episodi legati tra loro da una narrazione teatrale che si materializza nel percorso del giardino.
In sintesi: oltre l’apparenza rassicurante di un “un vero teatro floreale, digradante a verdi terrazzi”, quello di Collodi manifesta con la grande forza delle idee, le potenzialità comunicative dei valori culturali che legano tra loro i popoli europei in una catena di condivisioni, pacificamente narrate nel luogo-simbolo di Natura/Cultura qual è il Giardino.
Adele Tasselli
Fondazione Nazionale Carlo Collodi
Comunicato Stampa