Apprendiamo dagli organi di informazione che dopo quasi 15 lunghi anni la liquidazione del Consorzio Acque e Depurazione sembra arrivare a conclusione. Non sono noti invece i contenuti dell’accordo che dovrebbe portare alla vendita del depuratore di Veneri e l’insieme delle condizioni che caratterizzano la suddetta scelta. Si rileva che la vendita di un bene in esercizio da circa 30 anni non può apparire, in tutta evidenza, un affare per il soggetto pubblico e non si capisce perché la questione sia stata trascinata per lunghi 5 anni e mezzo dall’attuale Sindaco, anche se su due diverse consiliature. Ne tanto meno si comprende la fretta improvvisa per la cessione. Parimenti risulta chiaro che le risorse percepite da tale operazione non saranno destinate alle popolazioni locali ed alla frazione di Veneri che da lungo tempo ospita l’impianto predetto così fortemente impattante, ma bensì a ripianare disavanzi economici strutturali dell’ente comunale. Comune di Pescia che già nell’accordo costitutivo del CO.A.D. risultava penalizzato avendo pari quote rispetto all’altro comune consorziato, che però conta circa un dodicesimo degli abitanti di Pescia. Non sono altresì chiare le modalità certe con le quali in questi 30 anni di esercizio siano stati contabilizzati i quantitativi dei reflui dell’impianto immessi nella pubblica fognatura del Comune di Pescia. Tale elemento quantifica la tariffa in carico al gestore che giova ricordarlo, sono denari pubblici che l’ente comunale avrebbe dovuto incassare con metodologie esatte. Ci domandiamo se il Sindaco sia consapevole di avere una posizione di forza nella trattativa e se si stia tutelando nell’operazione l’esclusivo interesse pubblico avendo a memoria che il depuratore non sarebbe dovuto nascere in tale zona perché ogni cartiera sita lungo l’asse del torrente Pescia di Collodi avrebbe dovuto avere il proprio impianto di trattamento reflui e che tale condizione apparrebbe in essere anche all’attualità in mancanza di accordo di cessione. Inoltre un depuratore industriale / civile con le caratteristiche di quello di Veneri (da 43.150 abitanti equivalenti) ha un costo a nuovo di 10 milioni di euro e più; appare del tutto evidente il vantaggio del privato a non dover realizzare una nuova infrastruttura, ancor di più se frazionata in più impianti per ogni cartiera afferente al torrente Pescia di Collodi. Chiediamo a tal proposito con quali operazioni progettuali saranno ristorate le popolazioni il cui territorio ospita l’impianto, oltre alle loro reali entità economiche a bilancio, ed in genere quali siano gli interventi di ambientalizzazione previsti nell’area che, ricordiamo, oltre al depuratore ospita anche la struttura carceraria e l’impianto di essiccazione od incenerimento che dir si voglia e che quindi appare in evidente stato di degrado. Azioni che furono tra l’altro richieste da associazioni locali della frazione di Veneri con relazione presentata al Comune di Pescia nel 2010, rimasta a tutt’oggi lettera morta. Evidenziamo che più che la vendita del depuratore, che introita scarsi incassi e per giunta una tantum, sarebbe stato maggiormente auspicabile un accordo di gestione rispettoso degli interessi pubblici per un arco di tempo tale da consentire di ammortizzare eventuali investimenti dei quali una struttura di molti anni può necessitare. Riguardo allo smantellamento dell’essiccatore non se ne capisce la valenza ambientale tanto sbandierata a mezzo stampa dal primo cittadino, se tale operazione servirà all’ampliamento dell’impianto di depurazione. Infine vorremmo precisare che contrariamente a quanto affermato dal Sindaco l’acqua a Pescia non ritornerà pubblica dal 2021. Il contratto di affidamento al Gestore Acque S.p.A. è stato prorogato fino al 31/12/2031 con Delibera dell’Assemblea di AIT del 26 ottobre 2018, provvedimento che il Sindaco dovrebbe conoscere. Si ricorda al Sindaco che un referendum nazionale del 2011, ignorato a tutt’oggi dall’amministrazione comunale, sanciva tra l’altro la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e che anche la maggioranza dei cittadini di Pescia aventi diritto al voto (8.260 persone) votò a favore di tale ripubblicizzazione. Con lettera trasmessa via pec inviata al Comune di Pescia nel lontano 9 dicembre 2015, come Comitato abbiano chiesto un incontro all’attuale primo cittadino per impostare un tavolo per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato come previsto dagli esiti referendari, senza aver mai ricevuto risposta, né risulta che il Sindaco abbia intrapreso alcun percorso ufficiale per la costituzione di un’azienda speciale all’uopo destinata. Per quanto riguarda i presunti introiti di 2 milioni di euro dalla vendita delle quote di Acque S.p.A., che giova precisare non sono detenute dal Comune di Pescia, ma dal CO.A.D. del quale il comune è socio solamente al 50%, appare del tutto evidente che stante il capitale sociale della predetta società (€ 9.953.116) e l’esigua percentuale in carico, in via indiretta, al suddetto ente (lo 0,78%), la suddetta cifra appare al di fuori di ogni realtà razionale e matematica. CI domandiamo per concludere quando il Sindaco inizierà a tutelare i beni comuni e gli interessi pubblici della cittadinanza, attraverso una maggior garanzia dell’impianto di depurazione, un adeguato sistema di monitoraggio dei reflui immessi nell’impianto di pubblica fognatura concernenti la tariffa, una destinazione delle risorse economiche ricevute da tale imposizione (circa 6 milioni di euro negli ultimi 20 anni) a ristori ed opere per il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali, che abitano in zone limitrofi a detto impianto, oltre alla ripubblicizzazione del servizio idrico, che avrebbe una rilevanza oltre che sociale anche economica per le casse dell’ente comunale e un idoneo piano attuativo di ambientalizzazione dell’area circostante al depuratore.

 

Associazione Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole

Comunicato stampa