Un nuovo e interessante appuntamento tra musica e narrativa al Bagno Venezia di Lido di Camaiore per la rassegna UN MARE DI LIBRI, ideata e condotta da Demetrio Brandi in collaborazione con LuccAutori – premio Racconti nella Rete.
“ Antonio Puccini – una vita all’ombra del padre” (Pezzini Editore) scritto da Luigi Nicolini e dedicato al figlio del grande compositore Giacomo Puccini. “…Vivere insieme per sempre col nostro bambino…”: così scrive Giacomo a Elvira con parole di profonda tenerezza nei confronti del suo piccolo Antonio. Molti anni dopo, negli ultimi terribili giorni di vita del maestro, il figlio gli è accanto instancabilmente con altrettanta tenerezza: “Povero papà! Fa pena vederlo così abbattuto e impressionato”. In mezzo a questi due momenti, la vita con le sue complesse dinamiche, ancora più complesse se il padre si chiama Giacomo Puccini e la madre è una donna già sposata che, per amore del musicista, non ha esitato ad abbandonare la famiglia.
Luigi Nicolini, terminati gli studi classici, si è diplomato con il massimo dei voti in Pianoforte e in Composizione. Ha suonato, sia come solista che con l’orchestra, nei maggiori centri europei. Si è esibito, tra l’altro, all’interno di programmi televisivi della Rai. È compositore di musica melodica, sacra e sinfonica. Ha composto le opere liriche La zingara guerriera e Il dubbio; è autore di libri e saggi di argomento vario, che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.
Pino Marchini con la raccolta di racconti “La chioccia d’oro” (Edizioni Cinque Terre). Questo volume raccoglie una serie di racconti fedeli al concetto di storia locale. Sono tutti ambientati in Lunigiana, nella zona di Castelnuovo Magra, e raccontano l’esistenza della gente normale, che, insieme ai banali fatti quotidiani, si trova a vivere anche importanti fatti storici.
Descrivono la vita e la vita in sé è “diversa”, è varia, ha mille sfaccettature. Quindi in questo volume troviamo racconti di argomento prettamente storico, veri e propri saggi. Da questi traspare chiaro tutto il rigore, la meticolosità documentale dell’autore. Il sua modo di fare ricerca assume le forme di una vera e propria caccia al tesoro. Infatti Pino Marchini decide di studiare un evento, trova una qualche documentazione, ma non si ferma alla prima tappa, per onestà intellettuale, per amore di completezza, ma anche e soprattutto perché il documento che ha trovato gli suggerisce qualcos’altro, lo stimola, lo invita a proseguire fino ad un traguardo ulteriore che non sarà certo quello definitivo. Nello stesso tempo traspare tutta la passione dell’autore per l’argomento trattato, tutta la sua gioia per averlo sviscerato e condiviso. La sua scrittura, nei racconti specificatamente storici, è rigorosa, scientifica, ma non pedante, saccente, infarcita di termini troppo tecnici; è invece scorrevole, invitante. Per esempio il racconto nel quale Pino Marchini ci racconta il presunto incontro tra Hitler e Mussolini che potrebbe essere avvenuto alla stazione di Ponzano Magra. Pino ci racconta anche la storia che sconfina nel mito, nel racconto orale, qual era quella tramandata dagli antichi aedi greci, Omero sopra tutti, proprio nel racconto di apertura, nel quale ripercorre la storia del vichingo Hastings.
Cinzia Della Ciana presenta “Solfeggi” (Edizioni Helicon). Partendo dall’osservazione che l’esemplare umano tende a ripetere condotte sgradevoli pur avendone sperimentato la negatività, per cui è un classico che certi propositi vengano puntualmente non mantenuti da chi vi si era appeso con l’imperativo “mai più”, l’autrice presenta dodici divertenti racconti su spaccati di vita quotidiana, una specie di declinazione delle leggi di Murphy per ridere con gli altri della reiterazione dell’errore umano e combattere la solita solfa. Il richiamo al solfeggio nasce proprio dal parallelo con la vita di tutti i giorni.
La vita è uno spartito che costantemente ripropone circostanze logore, déjà vu. Ecco che recuperare la pratica del solfeggio, affinare la destrezza di sapere entrare e uscire a tempo, la buona gestione del “battere” e del “levare”, del conoscere il valore del mero e del bianco, può consentire di orientarsi in armonia. Da qui l’idea di offrire ai lettori dei solfeggi come esercizi da assumere in leggerezza per trascendere fatica e peso, recuperare spontaneità, lucidare opacità e rivalutare l’ordine. Alla raccolta è stato assegnato il primo premio per la narrativa inedita al Premio Letterario “La Ginestra – Firenze 2017″.
Se il talento dello scrittore risiede (laddove esso eventualmente risieda) nella capacità di elevare la quotidianità a piccola o grande epica, allora Cinzia Della Ciana ha talento. Lo sapeva già chi ha letto le sue opere precedenti, ora in poesia e ora in prosa. Lo scoprirà chi leggerà questo riuscitissimo Solfeggi. L’autrice riesce nell’impresa, in sé originale, di raccontare ciò che potremmo chiamare “reiterazione quieta all’errore”. Come il solfeggio, che vive della sua ripetitività necessaria, anche i protagonisti – donne e uomini felicemente qualsiasi – scontano una sorta di ineluttabilità dello sbaglio. Dodici ritratti, così uguali e così diversi, al termine dei quali sapranno solo dire: “Mai più”. Ben sapendo invece che accadrà tante altre volte ancora, perché è nella nostra natura non imparare nulla. Men che meno dagli errori.
Qui però l’errore si rivela “quieto”: quasi tenero, quasi inseguito. Della Ciana, con ironia e partecipazione, sa dare i colori giusti a tutte le sfumature dello sconforto che avviluppa i protagonisti. Pronti, ogni volta, a ripartire sempre da quel “mai più”. Senza aver imparato nulla, ma comunque rinfrancati inconsapevolmente dalla ciclicità di quei solfeggi. Come se, nel nostro spartito esistenziale, a risultare irrinunciabile non sia il successo bensì l’inciampo. Quello accettabile, quello recuperabile: quello per nulla tragico. E forse persino salvifico.
Nei dodici ritratti incontrerete un’umanità assai varia. Ognuno sceglierà i propri preferiti. Tra call center insistenti e lavatrici mirabili, cene di Natale tremebonde e spese per l’Epifania, confesso di essere rimasto particolarmente colpito dal piccolo calvario dell’involontariamente mitologico Dottor Pitti. Uno come noi, che vive di corsa e non vorrebbe, conscio di come andare in treno da Firenze a Sesto Fiorentino costituisca un’odissea sottaciuta dai media ma ben nota ai comuni mortali. Prima del suo solfeggio, che tutto sommato terminerà benino, il dottor Pitti avverte l’umanissimo desiderio di fermarsi al bar per concedersi il suo bicchiere di Pinot Nero preferito, aggiungendoci già che c’è qualche oliva, a costo di perdere il treno. L’eterno bivio tra piacere e dovere, godimento e routine: dovrebbe scegliere l’estasi, opta invece – come tutti noi? – per la reiterazione della quotidianità. Giacché però le Leggi di Murphy hanno una loro giusta spietatezza, alla fine il treno lo perderà comunque. E quando ne prenderà un altro, lo sbaglierà pure. E sarà allora, mentre il controllore lo inseguirà pure, che il dottor Pitti rimpiangerà quel bicchiere di vino. Ecco: in questo bel libro, Cinzia Della Ciana ci dice che quel Pinot Nero dovremmo concedercelo. Anche solo ogni tanto. E dovremmo pure concederci le olive. (di Andrea Scanzi)