Il sig. Lorenzo Puccinelli Sannini, ci invia questo articolo che volentieri pubblichiamo :

 

Prendendo spunto da un recente articolo economico-sociale di Eugenio Benetazzo, propongo ai miei lettori queste riflessioni.

Parlando con la gente emerge con chiarezza che le cause delle problematiche che affliggono l’Italia sono individuabili nell’avvento dell’euro, nella politica di austerity impostaci dagli organismi sovranazionali europei e nella corruzione dilagante, sia a livello politico che privato. Ed è logico che sia così perché quando esiste un problema sorge immediatamente la necessità di individuarne le cause, di scoprirne i colpevoli.

Euro, austerity, corruzione sono senz’altro alla base della drammatica situazione italiana, ma esistono anche altri motivi responsabili del nostro declino, quel declino che vanamente quanto ostinatamente viene negato da chi ci governa, spesso addirittura falsificando i dati. Un esempio che mi pare confermi questa affermazione è dato dalla Spagna che pur avendo l’euro, l’ingiunzione europea di condurre una politica di austerità e, molto probabilmente, istituzioni corrotte quasi come le nostre, attraversa un periodo di notevole ripresa economica (per il 2017 è atteso un aumento del PIL del 2,8%).

Il motivo principale, a mio avviso, che sta alla base della drammatica situazione italiana è da individuarsi nell’immobilismo, la volontà di mantenere a tutti i costi lo status quo imposto dai vari governicchi di pseudosinistra. Gli italiani migliori o più fortunati, che non ci stanno a morire di morte lenta, se ne vanno (dal 2008 più di 800.000 nostri connazionali sono emigrati), portandosi dietro lauree, capacità e volontà imprenditoriali, capitali, pensioni e risorse varie. Chi rimane e si rassegna a questa perenne condizione di stagnazione senza muovere un dito per tentare di cambiarla, ha l’animo del parassita, di colui che avendo sempre goduto del misero ma prezioso protezionismo sociale garantito dai partiti di sinistra, preferisce vivacchiare alla meno peggio piuttosto che tentare, facendo appello ad un minimo di coraggio, di cambiare con il voto la situazione.

Chi rimane dice: in fondo potrebbe anche andare peggio. Certo, al peggio non c’è mai limite ed infatti il nostro Paese va sempre peggio. Per caso vi risulta che negli ultimi anni il peso fiscale che grava sul singolo cittadino e sulle aziende sia diminuito ? che la burocrazia abbia vessato di meno gli imprenditori ? che i procedimenti legali siano stati accelerati ? che il fenomeno migratorio sia diminuito o perlomeno venga correttamente regolamentato ? che la rigidità del mercato del lavoro abbia trovato la sua soluzione e di conseguenza i nostri giovani un lavoro ? che i responsabili dei fallimenti bancari siano stati puniti ? che la corruzione odierna sia inferiore a quella dei tempi di “Mani Pulite” ? che le nostre città vengano meglio amministrate e siano più pulite ? che abbia avuto termine il processo di inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria ?

Ma per concludere veniamo ai fatti nostri. Pescia è una piccola città per cui i problemi sopra elencati per ora si percepiscono poco. Ma attenzione, alla fine anche noi toccheremo il fondo. A prescindere dal caso Giurlani che è materia legale, esaminiamo un attimo cosa si è fatto (o non si è fatto) nel nostro Comune. Il nuovo Parco di Pinocchio che doveva risolvere tutti i problemi economici del territorio rimane un’araba fenice; si è versato sulla sua realizzazione, almeno parziale, un fiume d’inchiostro, ma non è stato posto nemmeno un mattone: colpa della burocrazia, della mancanza di investitori, di consenso politico, di viabilità infelice o di qualche maledizione divina ? Chi lo sa ? Il progetto “Business Park” è svanito come la nebbia all’alba, così come è svanito lo sviluppo industriale e le conseguenti assunzioni di centinaia di giovani che esso avrebbe consentito. Il nuovo mercato dei fiori continua ad essere un fulgido esempio di cattedrale nel deserto con l’unica differenza che ora è nostro e la sua manutenzione la paghiamo noi. Il mercato vecchio tutti sanno dov’è ma nessuno ci vuole andare e tantomeno farci qualcosa. Le buche nelle strade sono per lo più rimaste, anzi, per raggiungere Chiesina si fa prima ad andarci in bicicletta. In compenso sul ponte Europa, finalmente ripavimentato sia pure in tempi biblici, fa bella mostra di sé l’immagine di Pinocchio. La viabilità è sempre la solita, ne sanno qualcosa gli abitanti della Marzalla, mentre il trasporto pubblico costringe troppo spesso l’ipotetico (molto ipotetico) turista a farsela a piedi dalla stazione a piazza Mazzini. Il museo aprirà ma non si sa in quale secolo. L’ospedale è ancora al suo posto (meno i vari reparti trasferiti a Pistoia) e per la sicurezza e tranquillità degli utenti sono stati incrementati gli amministratori e diminuito il personale medico e para-medico. I parcheggi ora ci sono ma rimangono antipatici ai cittadini che preferiscono sostare in doppia fila in piazza rischiando la multa piuttosto che lasciarci l’auto. Dulcis in fundo siamo commissariati e speriamo che la Signora Montagna non decida di elevare al massimo consentito dalla legge le varie aliquote fiscali di sua competenza. Come vedete quindi anche la nostra bella città, grazie alla conduzione dei soliti disinteressati e trasparenti politici, si sta avvicinando agli standard nazionali : come si dice “mal comune è mezzo gaudio”; o no?!

Tuttavia rimane una speranza, quella delle elezioni anticipate. Questo voto inatteso potrebbe davvero cambiare il destino di Pescia e dei suoi abitanti, basterebbe che questa volta i pesciatini trovassero quel briciolo di coraggio di cui parlavo prima, smettessero di comportarsi come parassiti, mandassero i partiti politici, tutti, nel posto cantato da Alberto Sordi e dessero fiducia ad una lista civica formata da persone oneste, disinteressate, competenti nei propri settori e di estrazione locale: una lista civica che coniugando i vari settori produttivi del territorio quali l’industria, il commercio, l’agricoltura, l’artigianato, il turismo e la cultura facesse in concreto gli interessi dell’intera comunità. Ricordiamoci che una lista civica non ha padroni, non deve rispondere delle sue azioni alle direzioni dei vari partiti politici di turno, è tenuta solo a rispondere ai suoi elettori.

Io la vedrei con favore questa lista, magari denominata: “Pescia Domani”.

 

Lorenzo Puccinelli Sannini

 

 

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