Un vecchio adagio locale recita che “Pescia è contro Pescia” e niente potrebbe essere di più veritiero. Da una città ricca, opulenta, signorile, piena di fabbriche, di valenti artigiani, di bravi agricoltori e capaci commercianti, definita a proposito, in passato, la “Manchester della Toscana” per le sue molteplici attività e la sua grande operosità, siamo passati ad una città che sta impoverendosi e degradandosi sempre più. Fabbriche chiuse, negozi sbarrati, pochi anziani artigiani che sopravvivono, un’agricoltura in difficoltà e la perdita di una classe politica illuminata come quella dei sindaci Luigi Mochi e Rolando Anzilotti che, con le loro lungimiranti realizzazioni, avevano reso Pescia una vera oasi felice.
La polemica sterile, il chiacchiericcio inconcludente, le divisioni sempre più aspre hanno immobilizzato la nostra amata Pescia. Poche le potenzialità espresse in città, spesso divise in fazioni, l’un contro l’altre armate per troppe ambizioni senza una visione complessiva di sviluppo e di benessere generale. A Pescia, se nasce un’associazione ne sorge subito una similare concorrente, se viene aperta una pagina Facebook, ne sorgono altre di uguale contenuto, se viene improntata un’iniziativa in un campo specifico ne sorgono altre concorrenti, annullando le potenzialità di chi porta avanti questi progetti. I pesciatini veri, quelli che veramente amano la nostra Pescia come le persone di valore, non sarebbe meglio che mettessero a disposizione della città le loro potenzialità per farla crescere al meglio e prosperare?
Ultima vicenda, il rinnovo del CdA della Banca di Pescia e di Cascina dove per la prima volta si sono presentate due liste: una capeggiata da un valido professionista nonché presidente uscente della banca -che è stata riconfermata in blocco – e l’altra guidata da un valente avvocato pesciatino, che per la verità ha preso meno voti delle aspettative (su 838 voti espressi, 604 sono andati al capolista della prima lista, 64 all’esponente della seconda e 40 tra schede bianche e nulle). Entrambe le liste proponevano nel loro programma cose positive: una nel solco della continuità che ha dato finora buoni risultati gestionali e l’altra con la proposta di rinnovamento organizzativo e potenziamento di uffici e servizi bancari. Da una parte la grande esperienza del presidente uscente, maturata negli anni, e del suo valido staff ormai rodato; dall’altra alcune persone capaci quali un avvocato di fama, un valido commercialista ed un manager di grande esperienza impegnato nel campo della valorizzazione culturale e termale.
I soci della banca, presenti in buon numero all’assemblea, hanno scelto la via della continuità, favorendo un auspicabile cambiamento dall’interno dell’istituto di credito, specialmente in un momento delicato che segue l’incorporazione della Banca di Pescia con quella di Cascina. E’ un peccato che anche questa volta Pescia sia stata contro Pescia e le persone interessate, tutte di valore, si siano trovate in fronti contrapposti. I soci, con il loro voto, hanno voluto esprimere – a nostro parere – una contrarietà al muro contro muro e alla vecchia logica distruttiva delle cordate contrapposte preferendo ”l’usato sicuro” al nuovo ancora da rodare.
Un altro segnale importante che è scaturito dall’esito della votazione è che le banche in generale e specialmente le Banche locali, per espletare al meglio la loro funzione di intermediazione del credito, devono essere scevre da influenze politiche e da possibili condizionamenti di persone o gruppi di potere che ne potrebbero snaturare la funzione stessa di banche del territorio a sostegno delle attività economiche e delle famiglie.
I Love Pescia
30 Maggio 2017