Si è chiuso con la serata dedicata al rapporto tra Stato e Regioni il ciclo di incontri del Cipes – Centro d’Iniziativa Pistoiese per l’Economia ed il Sociale che ha avuto come riferimento il libro “Una Costituzione migliore?” di Emanuele Rossi, ordinario di Diritto Costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un mese di riflessioni e dibattiti, intenso e gratificante, un percorso finalizzato ad analizzare i contenuti della riforma costituzionale che saremo chiamati a giudicare con il referendum del 4 dicembre. Un impegno serio per un voto consapevole, al termine del quale la nostra associazione ritiene di dover esprimere una posizione. Dopo aver esaminato con cura pro e contro del testo di riforma, siamo dell’opinione che debbano prevalere le ragioni del No. Entrando nei dettagli, elenchiamo i principali motivi della nostra scelta:

IL NUOVO SENATO. Il superamento del bicameralismo paritario era uno degli obiettivi della riforma. Ciò che scaturisce dall’analisi del testo, tuttavia, è un bicameralismo imperfetto che lascia al Senato una sostanziosa serie di funzioni e competenze. Alla luce di questo, suscitano non pochi dubbi la composizione (sarà formato da consiglieri regionali e sindaci, i quali non è assolutamente scontato che abbiano il tempo e la preparazione necessari per assolvere ai compiti che la riforma attribuisce loro, tra i quali vi sono la produzione di leggi di revisione costituzionale, la valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni e la partecipazione alla formazione e all’attuazione
degli atti normativi e delle politiche UE), il rischio di maggioranze diverse e contrapposte, l’effettiva capacità di di rivestire il ruolo di rappresentanza territoriale e di raccordo Stato-Regioni a cui il Senato è chiamato.

LE NUOVE PROCEDURE LEGISLATIVE. Le statistiche sull’uso della cosiddetta “navetta parlamentare”, ovvero il sistema di rinvio tra Senato e Camera in presenza di emendamenti al testo, indicano chiaramente che la causa delle lungaggini non è il bicameralismo paritario ma la composizione delle due camere, conseguenza diretta della legge elettorale. Analizzando la profonda modifica dell’articolo 70, si è osservato che per le leggi monocamerali si configura un aumento apparentemente inutile di procedure di produzione, peraltro privo di criteri chiari di classificazione: il rischio di conflitti di attribuzione che ne deriva non prevede meccanismi di risoluzione, se non l’accordo – tutt’altro che scontato – tra i presidenti delle due Camere. L’eventuale disaccordo tra i due presidenti potrebbe quindi dare luogo ad un numero difficilmente pronosticabile di interventi della Corte Costituzionale. Anche l’inserimento del voto a data certa suscita una serie di riflessioni: se da una parte è estremamente condivisibile la volontà di porre limiti costituzionali all’uso eccessivo dei decreti legge, dall’altra esiste il rischio concreto che il voto a data certa, per com’è congegnato, ne prenda il posto conferendo al governo un forte potere di agenda coatta. Ciò rischia di ingigantire il ruolo della Consulta affidando le sorti del Paese ad un organo sì costituzionale ma non rappresentativo perché non eletto dal popolo, nemmeno indirettamente.

RIFORMA E RISPARMIO. Un opportuno lavoro di riscontro tra le dichiarazioni del governo e le effettive possibilità di risparmio ha fatto emergere numerose incongruenze: dal miliardo del 2014, si è scesi ai 500 milioni del 2016, mentre la Ragioneria Generale dello Stato ha indicato in 57,7 milioni annui il risparmio accertabile (derivante da abolizione delle indennità parlamentari, riduzione dei senatori e abolizione del Cnel). Quanto al resto, i 320 milioni che dovrebbero scaturire dall’abolizione delle province sono l’effetto di misure già prese due anni fa con la confusa legge Delrio (la 56/2014), attualmente in attesa di completa attuazione. Possiamo pertanto affermare che i risparmi che tutti auspichiamo siano perseguibili attraverso una decisa lotta agli sprechi ed una legislazione mirata, non con la sola riforma costituzionale che peraltro, prevedendo l’introduzione di enti di area vasta e indispensabili strutture di collaborazione per i nuovi senatori, in un futuro non molto lontano potrebbe addirittura riservare spiacevoli sorprese e produrre aumenti anziché diminuzioni di costi.

IL RAPPORTO STATO-REGIONI. Numerosi gli spunti a questo proposito. Il primo riguarda la rappresentatività riconosciuta alle Regioni, che attraverso la riforma rischia di risultare meramente nominale: chi garantisce che i nuovi Senatori, scelti dai partiti, perseguano solo gli obiettivi dei loro territori senza mai guardare agli interessi di partito? E ancora: la forte diminuzione delle competenze, riallocate dalla riforma allo Stato, e la cosiddetta “clausola di supremazia” indeboliscono l’istituzione regionale inaugurando di fatto una stagione fortemente centralista, in netto contrasto con l’articolo 5 della carta del 1948. In questo quadro, non convince assolutamente la scelta di evitare che qualsiasi effetto della riforma vada a toccare i privilegi delle regioni autonome. Questo porterà sicuramente ad un ulteriore aumento delle differenze tra le cinque regioni a statuto speciale e tutte le altre, disparità a nostro modo di vedere impossibili da giustificare in un momento storico del tutto diverso da quello che ne ispirò ò la loro istituzione nell’immediato dopoguerra.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. Non può non costituire fonte di dubbio il fatto che la riforma in oggetto non è stata il frutto di un’ampia condivisione parlamentare. L’auspicio è che, in caso di vittoria del No, si possa avviare da subito un nuovo percorso di riforme che possa finalmente poggiare su una base di consenso molto più significativa della semplice maggioranza parlamentare e che si possa, inoltre, rivedere profondamente la legge elettorale abolendo l’Italicum. La nostra proposta è quella di riscoprire i tanti aspetti positivi che si trovavano negli elaborati di Roberto Ruffilli, lo studioso di problemi dello Stato ucciso dalle Brigate Rosse nel 1983 al quale nel maggio scorso la nostra associazione ha dedicato un interessante e riuscito convegno del quale speriamo di poter pubblicare gli atti al più presto.

Cipes Pistoia

 

Comunicato stampa