Orlandini: «Cia non ha accusato della crisi la Tesi, ma svolge il suo compito di tutela delle aziende vivaistiche creditrici associate»

Il presidente di Cia Pistoia Orlandini: «non cerchiamo polemiche, ma solo di aiutare i fornitori di Bruschi, a partire da quelli che rischiano di fallire». La valutazione, in tale ottica, dell’accordo Sandro Bruschi – Giorgio Tesi Group è rimandata a dopo l’incontro con i creditori organizzato da Coldiretti (purché avvenga a breve). Se tale accordo risulterà il migliore possibile, ma insufficiente, chiederemo un sostegno alle istituzioni di governo, come è accaduto in altre situazioni di crisi.      

 

«La Confederazione italiana agricoltori di Pistoia non ha accusato Tesi Group di essere responsabile della crisi di Bruschi, né di altre colpe, limitandosi per ora ad esprimere l’allarme per le conseguenze dell’accordo ipotizzate dai creditori, in difesa dei quali si è schierata per l’ovvia e giusta ragione che fra le aziende vivaistiche fornitrici del vivaio Sandro Bruschi ve ne sono diverse iscritte a Cia e alcune, esposte per alcune centinaia di migliaia di euro, rischiano di fallire se non vedranno onorati i loro crediti».

Lo dichiara Cia Pistoia, per bocca del presidente Sandro Orlandini, a seguito della lettura degli articoli degli ultimi due giorni di varie testate sulla presa di posizione della Giorgio Tesi Group riguardo alla vicenda dell’accordo con il vivaio Sandro Bruschi. Vicenda che ha scatenato le proteste dei vivaisti fornitori di Bruschi per il timore che l’accordo li danneggi, nel senso che impedirà loro – a quanto ipotizzano – di recuperare i crediti in misura accettabile, e che li ha spinti a formare un Comitato dei vivaisti creditori di Bruschi (di cui fanno parte agricoltori non solo di Cia) che si sta coordinando per intraprendere nel modo più efficace tutte le azioni utili alla loro causa: il recupero dei crediti con Bruschi.

«Non cerchiamo polemiche – continua Sandro Orlandini -, ma solo di aiutare i fornitori di Bruschi, a partire da quelli che rischiano di fallire. Però Cia ha una opinione diversa rispetto a Tesi Group quando afferma che la crisi di Bruschi “era chiara e conosciuta da anni da tutti”. A parte che non capiamo che cosa si voglia dire con tale allusione: che i vivaisti fornitori avrebbero dovuto smettere di lavorare con Bruschi anni fa, alla prima aria di crisi, per evitare rischi? E quindi, in pratica, che avrebbero dovuto farla fallire anni fa? Se le imprese ragionassero così, il distretto finirebbe male in poco tempo, anzi non sarebbe neanche più un autentico distretto. Ma, al di là di questo, a quanto è stato riferito da diversi creditori intervenuti all’incontro del 25 ottobre nella nostra sede, non c’era affatto una piena consapevolezza dell’entità della crisi e dell’imminenza della resa di Bruschi Vivai. Uno dei motivi della rabbia anche di creditori non iscritti a Cia è stato proprio, a quanto è stato spiegato da essi, che non se l’aspettavano una resa così a breve. Poi, sempre stando ad alcuni di loro, i ritardi nei pagamenti non erano una prerogativa unica di Bruschi Vivai, perché sono piuttosto diffusi anche da parte di aziende che non rischiano di fallire, e in una fase di crisi economica generale i fornitori non possono fare troppa selezione dei clienti, almeno non finché non risulti chiaro che sono arrivati al punto in cui non potranno più onorare gli impegni».

«In ogni caso – conclude Orlandini -, anche nell’ottica di calmare gli animi di tutti gli attori di questa delicata vicenda, ci pare più saggio dire la nostra sui contenuti dell’accordo solo dopo l’incontro chiarificatore con i creditori annunciato da Coldiretti, purché si svolga in tempi ragionevolmente brevi. Se da quel chiarimento e dalla lettura della documentazione completa ci faremo l’idea che quell’accordo sia davvero la soluzione migliore possibile, come afferma Giorgio Tesi Group, ma pur sempre insufficiente a fare andare avanti le imprese creditrici da sole, saremo costretti a chiedere il sostegno delle istituzioni di governo, come è stato fatto in altre situazioni di crisi in altre zone della Toscana e d’Italia. Non si può certo mettere a repentaglio un distretto così importante e ricco di competenze diffuse specializzate come quello vivaistico pistoiese, una vera punta di diamante dell’economia toscana e dell’agricoltura italiana, nonostante le difficoltà attuali attinenti al credito e ai sistemi di pagamento».

 

Comunicato stampa Cia Pistoia