A palazzo del Vicario si è tenuta la conferenza stampa sulla filiera per il trattamento e la commercializzazione della fauna selvativa al Mefit alla presenza del sindaco Giurlani, dell’amministratore del Mefit Grassotti, Corsini presidente Atc e il tecnico della stessa Atc Sandro Nicoloso.
Giurlani ha evidenziato che quanto riportato su un social network sulla presunta macellazione di selvaggina al Mefit sia del tutto inesatto. Corsini ha delineato come al Mefit esista uno dei quattro centri provinciali dell’ Atc, che non sono affatto macellerie, ma strutture autorizzate per l’avvio alla catena del freddo di animali che entrano nella commercializzazione. Gli animali devono entrare eviscerati e non essere in contatto l’uno con l’altro. Entro 72 ore devono essere ritirati dalla ditta, autorizzata dalla Regione, che si occupa dei controlli e della commercializzazione. Quindi non c’è stata alcuna irregolarità, semmai “indelicatezza” per aver messo in vista la situazione. Le procedure sugli animali abbattuti vengono controllate e certificate da vari soggetti (Provincia, Atc, Comune e ASL) e quanto effettuato è fatto in piena norma in celle acquistate dal Mefit dove operano quattro Cacciatori Formati per una prima valutazione sugli animali, alcuni dei quali abbattuti dalla Polizia Provinciale per evitare devastazioni nelle zone coltivate. Dagli altri intervenuti è stato ribadito all’unisono come accordi, contratti, regole e regolamenti regionali siano stati pienamente rispettati e come i Centri di Sosta (4 in provincia di Pistoia) siano obbligatori come prescritto dalle L.R.T. 10/2016. Un chiarimento doveroso che mette fine a tante polemiche e disinformazioni apparsi recentemente sul Web.
G.G.
1 commento
roberto says:
ott 24, 2016
Se ben ricordo, sui quotidiani di alcuni giorni fa, appariva un articolo, nel quale si affermava che sangue si presentava nel suolo del mefit, tanto a far pensare che sono stai macellati animali, tanto da sgorgare sangue per terra nel trasporto, da chi non si sa, ma si puo’ ben pensare a persone vicine a questi animali , come cinghiali e altre razze che proliferano nei boschi. Non si puo’ , come sempre avviene, salvare capre e cavoli, anche se ben si sa chi ha compiuto tale atto, se è stato compiuto, questo lo deve scoprire la magistratura e colpire chiunque sia stato, anche per garantire la sicurezza da malattie infette