Belle e tante. E dopo anni senza frutti, i castagni della montagna pistoiese hanno ricominciato a popolarsi di ricci. Finalmente si possono riaccendere metati (locale realizzati in pietra o mattoni destinati alla essiccazione delle castagne) e riattivare i mulini per produrre farina, e quindi necci e altre specialità. “È quasi scomparso il cinipide che negli ultimi anni ha praticamente azzerato la nostra produzione -commenta Coldiretti Pistoia-. Una manna per il nostro palato e per il sostentamento delle aziende agricole montane, che dà speranza. Siamo sicuri che i consumatori apprezzeranno il ritorno della qualità della castagna montanina: nelle sagre autunnali, nei mercati Campagna Amica di Pieve a Nievole, Pescia, Cantagrillo, Quarrata e Pistoia. O gustando le molteplici pietanze a base di castagne a casa o nei ristoranti”.

Negli ultimi 4-5 anni la produzione di castagne si è ridotta fino a quasi azzerarsi. Colpa del cinipide, un l’insetto killer che ha impedito la produzione del frutto che nell’immediato secondo dopoguerra era l’alimento base per la montagna.

Se l’anno scorso la produzione di castagne ha rasentato lo zero, quest’autunno c’è stata una repentina inversione di tendenza e, se non ci fosse stato il gran caldo estivo, “avremmo avuto una produzione ai livelli di 15/20 anni fa -spiega Cesare Lorenzi, storico produttore di Marliana-”.

La lotta al cinipide è condotta tramite un insetto antagonista (Torimus), posizionato nei castagneti, per contrastare l’insetto killer. Ma la repentina ‘scomparsa’ del cinipide “è dovuta soprattutto alle favorevoli condizioni climatiche che ne hanno impedito la riproduzione”, spiega ancora Lorenzi.

Da Cireglio a San Marcello e Cutigliano tanti sono i produttori agricoli che hanno con soddisfazione visto il ritorno del prodotto locale.

E i castagni sono pieni di ricci, “un’ottima annata, anche se sugli alberi ci sono rami molto carichi e altri completamente seccatisi in questi anni di crisi -spiega Fabio Bizzarri produttore agricolo di Cireglio-”.

Sono castagne belle e non bacate -aggiunge Sonia Vellutini di San Marcello-”.

Ma non per tutti è così, ci sono zone dove la produzione ancora langue, come lamenta un produttore di Torri di Popiglio. Ma in generale, a inizio raccolta, la soddisfazione è tanta: “abbiamo tantissime castagne -spiegano dall’azienda agricola La Piastra di Pian degli Ontani-. Si comincia a cogliere in questi giorni e si accende il metato”.

La ridotta produzione locale aveva provocato lo scorso anno una massiccia importazione di prodotti dall’estero in particolare da Spagna, Portogallo, Turchia, Slovenia e Romania.

L’aumento del prodotto, in tutta la Toscana, contribuirà ad rallentare le importazioni anche se Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili.

Nonostante che la castanicoltura sia a maggioranza ‘part time’, la pochezza di produzione ha effetti sull’abbandono dei castagneti da parte dei castanicoltori, con conseguenze disastrose per il mantenimento del territorio, l’integrazione al reddito e alla continuità della sua presenza nei territori marginali e montani. Per queste motivazioni, ricorda Coldiretti, è necessario che le istituzioni mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita, per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane.

Comunicato stampa Coldiretti PT