Domenica a Montecitorio per dire no al testo sulle “unioni civili” e al gender
Da Nord a Sud in piedi per la famiglia, adesso
L’ideologia gender sta invadendo ogni aspetto della vita sociale del nostro paese
nell’assuefazione generale. Attraverso un massiccio bombardamento mediatico che fa
perno sul sentimentalismo, ogni giorno veniamo raggiunti da una serie
ininterrotta di messaggi fatti per convincerci che l’amore sia solo emozione e
che nel nostro paese esista una categoria di persone discriminata e privata dei
propri diritti a causa dell’orientamento sessuale, si tratta di una menzogna
che si può smontare con il semplice buon senso: non esistono nel nostro
ordinamento giuridico diritti preclusi a qualcuno in base alle presunte
attrazioni sessuali (che per altro sarebbero eventualmente difficili da dimostrare).
Eppure il buon senso viene sommerso da un’ideologia perversa. Utilizzando le
espressioni “gli omosessuali”, “i gay”, “gli eterosessuali”, la cultura del
relativismo – diventata ormai dittatura del Pensiero Unico – svilisce le
persone definendole in base all’orientamento sessuale e le strumentalizza per fini politici.
È in questo contesto che si inserisce anche il testo sulle cosiddette “unioni civili”,
conosciuto come ddl Cirinnà, dal nome della relatrice e prima firmataria del testo, Monica
Cirinnà senatrice del Pd. Il testo equipara le unioni tra persone dello stesso sesso al
matrimonio, apre all’adozione con l’istituto della stepchild adoption e soprattutto spiana la
strada per l’abominevole pratica dell’utero in affitto, per cui un bimbo può essere
“prodotto” per essere destinato a crescere da due adulti che non possono procreare e per
questo viene strappato ai suoi legami biologici. Il provvedimento sulle “unioni
civili”, dunque, di civile non ha nulla, poiché prevede che il bambino sia
considerato come un oggetto e inoltre, come la stessa Cirinnà ha affermato, il
ddl costituisce “un passo iniziale verso lo scardinamento, che già esiste nella
nostra società, della famiglia tradizionale”.
Ma l’ostruzionismo parlamentare insieme ad un’enorme mobilitazione di popolo ha fatto
in modo che il testo si impantanasse e slittasse a data da destinarsi. Una vittoria
significativa del popolo che il 20 giugno scorso a Roma ha invaso piazza san Giovanni, di
tutte le realtà che in questi mesi hanno organizzato sul territorio incontri di formazione e
occasione di formazione, delle Sentinelle in Piedi che da due anni vegliano senza sosta per
affermare che c’è un bene iscritto nel cuore di ogni uomo e che vede il
compimento personale di ciascuno inscindibile dal nostro essere uomini e
donne e dal nostro legame con la madre e il padre. Ma la vittoria politica è solo
parziale, perché un nuovo testo simile al precedente è in elaborazione e soprattutto perché
proseguono i tentativi di chi vorrebbe portare il testo in aula al Senato senza relatore prima
del 15 ottobre. Non sappiamo come finirà, ma certamente la partita va giocata come sola
garanzia di una vittoria ancor più necessaria: quella di riuscire a preservare la nostra
coscienza dalla falsità che ci circonda, quella di non abituarci alla menzogna.
Per questo le Sentinelle in Piedi non smettono di vegliare. Ad un metro di distanza gli
uni dagli altri, in una rete che valorizza la presenza di ciascuno, con la propria
faccia e la propria storia, all’interno di una rete di amicizia che resiste nella vita di tutti i
giorni. Leggendo un libro perché non si accontentano delle informazioni a slogan dei
media. Nelle piazze, luogo dell’incontro per eccellenza, spazio pubblico e quindi
spazio di tutti, anzi di ciascuno, poiché ognuno di noi ha la responsabilità dello spazio che
gli è affidato e decidere di lasciarlo vuoto significa mancare ad una missione. In silenzio
per far emergere la voce della coscienza di tutti, anche di chi viene a
contestare, spesso vittima arrabbiata e inconsapevole di essere oggetto di
strumentalizzazioni.
Non scendere in piazza significa lasciare lo spazio pubblico a chi propaganda una falsa idea
di libertà, significa lasciare che l’unica opinione pubblica sia quella che sostiene che ogni
tipo di unione può essere famiglia in nome del sentimento, significa permettere che l’unica
voce in capitolo ce l’abbia chi illude le persone facendo credere che la felicità sia nella
rivendicazione di un diritto costruito sull’orientamento sessuale.
La famiglia è troppo importante per stare a guardare mentre viene distrutta,
il cuore dell’uomo è troppo grande per cedere alle menzogne del potere.
• Mestre (VE) – sabato 3 ottobre, piazza Ferretto ore 11.00
• Sassuolo (MO) – sabato 3 ottobre, piazza Garibaldi, ore 18.30
• Nuoro – domenica 4 ottobre, Piazza Vittorio Emanuele ore 11.15
• Gallarate (VA) – domenica 4 ottobre, piazza Libertà ore 15.30
• Roma – domenica 4 ottobre, Piazza Montecitorio, ore 16.00
• Cagliari – venerdì 9 ottobre, Scalinata N.S. di Bonaria ore 19.00
• Parma – sabato 10 ottobre, piazza Steccata ore 11.00
• Como, sabato 10 ottobre, piazza Verdi ore 16.00
• Imperia – sabato 10 ottobre, via Matteotti (davanti al Municipio) ore 16.00
• Piacenza – sabato 10 ottobre, piazza Cavalli ore 16.00
• Salò (BS) – sabato 10 ottobre, piazza Duomo ore 16.00
• Milano – sabato 10 ottobre, Piazza XXV aprile ore 17.30
• Santeramo in Colle (BA) – sabato 10 ottobre, piazza Municipio ore 18.00
• Sassari – sabato 10 ottobre, Piazza d’Italia, ore 18.30
• Ravenna – domenica 11 ottobre, Piazza San Francesco, ore 16.00
• Crema (CR) – domenica 11 ottobre, Piazza Duomo ore 17.00
• Verona – domenica 11 ottobre, piazza dei Signori ore 17.30
• Bisceglie (BT) – domenica 11 ottobre, piazza San Francesco ore 18.30
Su facebook: Sentinelle in piedi
info@sentinelleinpiedi.it

 

Comunicato stampa