Un giovane studente di teologia ci ha inviato il quarto dei suoi articoli di carattere religioso che inseriamo nella nuova rubrica “Parlando di Religione” . Ringraziandolo della collaborazione con I LOVE PESCIA Vi invitiamo alla lettura di questo interessante articolo :

Vogliamo soffermarci, cari amici, su un aspetto della nostra Fede Cattolica molto importante, tanto piccolo e spesso trascurato nella sua essenzialità quanto potente e caratterizzante: il segno della Croce.
Sin da piccoli, siamo stati abituati a farci il segno della Croce, magari con qualche goffa difficoltà, le risate dei parenti e dei catechisti, senza comprenderne però fino in fondo il profondo significato.
Ma cosa è? Quando è nato? Che significa?
Fare luce su questi semplici aspetti potrà essere di aiuto alla nostra vita spirituale, insegnandoci a dare il giusto peso e rispetto a i segni della nostra Fede.
Il segno della croce è un gesto cristiano che consiste nel tracciare con alcune dita o con tutta la mano un segno in forma di croce sopra il proprio corpo o nell’aria nella direzione di altre persone o cose.
In un certo senso il primo segno di croce, ricordato da tutti i successivi, fu quello dello stesso Cristo: egli <>.
Occorre, anzitutto, distinguere fra il grande segno di croce, quello più usuale oggi, e il piccolo segno di croce, più antico, ma tuttora in uso. Molto spesso il segno della croce è accompagnato da una formula trinitaria, delle quali la più conosciuta è «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
L’uso di tracciare un piccolo segno di croce con il dito pollice (o l’indice) della mano destra è antichissimo e fu ispirato da un passo del libro del profeta Ezechiele, che molti testi dei Padri della Chiesa collegarono alla croce di Cristo e a passi analoghi dell’Apocalisse. Secondo Ezechiele:
« Il Signore gli disse: “Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono”»
La lettera “tau”, corrispondente alla “T” del nostro alfabeto, è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e rappresenta (come la “omega” greca) Dio nella sua perfezione. Sino all’epoca di Cristo questa lettera era tracciata proprio come una croce. In questo passo appare come i fedeli a Dio, coloro cioè che non si arrendono al peccato, vengono segnati con un segno speciale, esterno, che aveva forma simile alla nostra croce, per essere subito riconosciuti da Dio.
Tertulliano (160-220), ad esempio, attesta nella Traditio che i cristiani usavano segnarsi la fronte contro le tentazioni del demonio. Ma egli attesta pure che il segno era diffuso anche fuori dell’ambiente liturgico. Scriveva:
« Se ci mettiamo in cammino, se usciamo od entriamo, se ci vestiamo, se ci laviamo o andiamo a mensa, a letto, se ci poniamo a sedere, in queste e in tutte le nostre azioni ci segniamo la fronte col segno di croce. »
Così attestano anche Marco Minucio Felice e Clemente di Alessandria.
L’uso del segno di croce è attestato anche negli Atti gnostici di San Giovanni, di San Tommaso, di San Pietro, tutti del II secolo.
Già nei secoli IV-V si benedicevano con il pollice anche oggetti distanti dalla persona e gli ammalati venivano segnati con la croce sulle membra dolenti. Nello stesso periodo, inoltre, Gaudenzio di Brescia parla della triplice croce (tre croci fatte sul cuore, sulla fronte, sulle labbra); un atto liturgico tuttora utilizzato nella Messa di Rito romano e ambrosiano prima della lettura del Vangelo.
Oltre al piccolo segno di Croce, più tardi (verso il X secolo, forse inizialmente nell’ambiente monastico) fu introdotto nella liturgia il grande segno di croce. Probabilmente l’uso non-liturgico di questo gesto esisteva già dal V secolo.
Esso si traccia portando la mano destra alla fronte, poi al petto (o anche al ventre) e infine alle spalle. Il gesto viene spesso accompagnato da una formula di preghiera. Una di queste è l’antichissima formula evangelica – invocazione trinitaria: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen, cioè “nel nome del Padre (testa), del Figlio (petto) e dello Spirito Santo (spalle). Amen (mani giunte sul petto)”; tale formula di orazione unita inscindibilmente al segno stesso, costituisce il riassunto e la sintesi dei due Misteri principali della fede cristiana. Altre antiche formule, usate fino ad ora nella liturgia cattolica, sono: Adiutorium nostrum in nomine Domini; Domine, labia mea aperies; Deus, in adiutorium meum intende.
Il segno di Croce può essere tracciato con la mano sulle persone o anche sulle cose, in segno di benedizione. Mentre in Occidente si usa fare le benedizioni con la sola mano, gli Orientali preferiscono benedire tenendo nella mano destra una croce.
Il segno di Croce accompagna, anche dopo la morte, tutti quelli che sono consacrati a Cristo, manifestazione di Dio nel mondo. Non sono rari infatti gli epitaffi con il segno + oppure X. Questi defunti, segnati nel battesimo con la croce, dopo la morte testimoniano, con questo simbolo, la speranza nella salvezza.
Nei secoli e fra le diverse confessioni cristiane e i diversi riti sono state utilizzate forme leggermente diverse dello stesso segno. I cristiani di rito bizantino (cattolici e ortodossi) toccano prima la spalla destra, mentre i cattolici di Rito latino toccano per prima la spalla sinistra. Inoltre i cristiani di rito bizantino tengono il palmo disteso con pollice, indice e medio tesi e riuniti in avanti, mentre anulare e mignolo sono piegati e poggiati sul palmo. Le tre dita congiunte simboleggiano la Trinità. I cattolici di rito latino, invece, tengono tutte le cinque dita distese in ricordo delle cinque piaghe di Cristo.
Tutta la vita cristiana è racchiusa nel segno di Croce: ha inizio nel Battesimo e termina sulla terra al momento della sepoltura.
Esso ci ricorda che la vita cristiana è “crociforme”, cioè tutta formata sulla Croce Santa di Cristo, che è la porta stretta per entrare nel Regno dei Cieli, è il vessillo di salvezza, il segno massimo d’ amore che Dio ha mostrato al mondo, e permane, trasfigura e forma ogni cosa nell’ universo a sé, alla Croce.
La Croce è la lacrima di misericordia del Padre verso i suoi figli amati.
La Croce è l’ abbraccio eterno del Figlio immolato per amore dell’ umanità.
La Croce è l’altare dello Spirito Santo dove questo si effonde su ogni fedele.
San Paolo ci ricorda che la Croce è stoltezza e scandalo per i pagani, mentre è vanto per i fedeli. È proprio vero. Quanti, nel mondo, ancora oggi vedono nella Croce di Cristo la sconfitta, la morte, la fine di tutto, ed è incomprensibile, fuori da ogni logica di successo, controcorrente a tutti i sistemi umanistici, economici e politici, fastidiosa persino se vista da lontano appesa ad una parete o in cima a un monte. La Croce non è comprensibile da chi vorrebbe un Cristo in ori e porpora come li intendiamo noi, o peggio ancora un “salvatore sociale”.
Per coloro che si dicono cristiani, invece, la Croce è il simbolo più bello; è vanto proprio perché è nella apparente sconfitta di Gesù morto che si manifesta la Sua Gloria e la Sua vittoria sul male e sulla morte, è lì che tutto il nostro male, i nostri peccati, i nostri dolori vengono vinti e vinti una volta per tutte, per sempre, schiacciati dalla potenza del Figlio di Dio, Colui che ha autorità nei cieli, sulla terra e sotto terra. Ogni regno ha la sua corona, e Lui ha scelto quella di spine; come mantello regale, il Suo Sangue preziosissimo. “Ecco tua madre” dice sul Golgota ai piedi della Croce, lasciando al mondo la Madre e facendo scaturire dal Suo costato trafitto il perdono dei peccati e la Chiesa intera. Per la Croce di Cristo si scacciano i demoni, si guariscono i malati, si benedicono cose e persone.
La nostra religione si dice che è “memoriale”, cioè attualizzazione viva del Mistero che si perpetua nella storia. Per questo, ogni volta che ci segniamo nel nome della Santissima Trinità, rievochiamo profondamente tutta la storia della salvezza e della Chiesa, facciamo nostra la Fede dei padri, ci uniamo in comunione al Cielo, e, possiamo anche dire, diventiamo sempre un poco più a forma di croce.
Con coraggio, coerenza, audacia e fierezza, e anche maggiore coscienza, professiamo la nostra Fede nel
+ Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Mik ‘hael