«Per combattere le lunghe liste d’attesa le classi di priorità, da sole, non basteranno. Serve un piano di rientro che permetta di tenere aperte tac, risonanze e raggi x fino alle 24 in forma sperimentale ed una maggiore regolamentazione dell’intramoenia». È la proposta del consigliere regionale Ncd e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri,  per risolvere l’emergenza tempi d’attesa delle Asl toscane. «Le liste d’attesa – sottolinea – della diagnostica strumentale rischiano di diventare l’incubo dei toscani: la prescrizione degli esami secondo classi di priorità non penalizzerà i casi urgenti ma rischia di lasciare immutate le lunghe attese delle classi differibili e programmabili. Tempi d’attesa medi che per l’Asl 3, escluse le prestazioni in regime di urgenza (da erogare entro 72 ore) e quelle con priorità breve (entro 10 giorni) sono di più di 70 giorni per una risonanza magnetica con contrasto, di circa 40 giorni per una risonanza dell’encefalo o per una risonanza dell’encefalo e di oltre 73 giorni per una visita cardiologica con ecg.

La beffa ulteriore però è che questa situazione rischia di diventare fonte di reddito. È il paradosso dell’intramoenia, strumento creato per ridurre i tempi d’attesa, permettendo al personale medico di erogare prestazioni a pagamento nelle strutture pubbliche ma fuori dall’orario di lavoro. I risultati sono che il saldo attivo a favore dell’Asl 3 è stato di 344.417 euro nel 2012 (con una crescita di quasi 140.000 euro rispetto al 2011) mentre i cittadini hanno pagato di 3.852.629 euro per avere prestazioni in tempi ragionevoli. Pagando solo i ticket invece i tempi sono quelli che conosciamo. Chiediamo quindi che l’azienda sanitaria investa i ricavi dell’intramoenia per pagare il personale per le prestazioni notturne oppure per innalzare i tetti di spesa della diagnostica privata.

L’Asl 3 deve agire su due fronti: da un lato regolamentare l’intramoenia, che ormai rischia di fare guadagni maggiori proprio in presenza di liste d’attesa più lunghe e, dall’altro, estendere  l’utilizzo dei macchinari della diagnostica strumentale fino alle 24, consentendo così di snellire le attese, utilizzando la fascia “notturna” come corsia preferenziale di chi ha attese superiori ai 30 giorni. Si tratta di un’operazione che avrà un forte impatto economico che si tradurrà in costi per le prestazioni aggiuntive e consumi. Il paradosso però è che le grandi macchine della diagnostica lavorano in alcuni casi solo 3 o 4 ore al giorno contro le potenziali 8 o 12 ore di servizio, senza contare che l’accelerazione del ciclo degli esami contribuirebbe a velocizzare i tempi di ammortamento, ripagando buona parte del loro costo. Un meccanismo che è stato ben compreso in Puglia e Veneto dove la sperimentazione è già stata prevista offrendo la possibilità di attività aggiuntiva volontaria e retribuita a medici e infermieri. Lo stesso presidente Rossi, con tutte le cautele del caso, si è detto favorevole alla nostra proposta una volta valutati i costi e individuate le risorse».

 Comunicato Stampa