Riceviamo in anteprima dal dott. Carlo Vivaldi-Forti, Presidente del Circolo pesciatino Destra Domani il seguente articolo che verrà pubblicato nel numero di marzo pv. della rivista “Il Borghese ;
“Nel numero di gennaio il Borghese ha ospitato diversi interventi dedicati al dibattito sulla Nuova Destra, sempre più indispensabile e urgente vista la dissoluzione ormai irreversibile di quella tradizionale. Come avevo facilmente previsto , i ripetuti colpi di Stato operati dalle sinistre in combutta con i poteri forti hanno prodotto la completa rotta dell’esercito dei cosiddetti moderati. Per di più , la decadenza di Berlusconi ha alimentato le speranze di capi e capetti che , pur valendo individualmente poco o nulla, si sono montati la testa ritenendo, ciascuno in proprio, di poter beneficiare dell’eredità del Cavaliere. Si tratta, è ovvio, di penosi vaneggiamenti delle solite comparse, prive di idee e di valori, che spuntano sempre nelle fasi anomiche della storia, per dirla col Durkheim , salvo essere spazzati via non appena gli eventi facciano emergere un nuovo, vero leader. I danni che essi possono causare nel periodo di transizione sono però notevoli, ed è per questo che ce ne occupiamo.
Adalberto Badaloni, uno dei massimi esperti del firmamento della destra, elenca nel suo pregevole articolo tutti i partiti e i movimenti, grandi e piccoli , che ne fanno parte. Taluni di questi non hanno alcuna specifica ragion d’essere, in quanto fondati esclusivamente su ambizioni, sentimenti e risentimenti personali. Altri, invece, corrispondono alle diverse anime in cui essa si articola, e in quanto tali meritano apprezzamento e tutela. Tuttavia , anche questi svolgono oggettivamente una funzione divisoria nel nostro schieramento, ( non uso l’aggettivo divisiva oggi di moda perché , come tutto ciò che puzza di politichese, mi fa letteralmente schifo), e perciò occorre avviare una seria riflessione su come ricondurre le forze disperse ad una fondamentale unità d’intenti.
Francesco Jappelli cita inoltre Stenio Solinas, secondo il quale “ una destra politica in Italia non è mai esistita, eccezion fatta per la cosiddetta destra storica post-risorgimentale, propria di un’età in cui non c’era suffragio universale e si votava per censo. Quando si fanno dei paragoni con altre realtà europee, bisognerebbe sempre valutare che cosa lì è stato storicamente prodotto. L’Inghilterra e la Francia, per capirci meglio, hanno una tradizione di destra, che ne accompagna il cammino nazionale. L’Italia no, tanto è vero che il risorgimento fu fatto contro la destra reazionaria, di trono e di altare, propria dei piccoli Stati pre-unitari. Dico tutto questo per mettere in evidenza come la polemica su una destra moderna, europea, ecc. , è pretestuosa , fondata su un soggetto artificiale” .
Il bravissimo Solinas , evidentemente, afferma ciò allo scopo di dimostrare come in Italia una vera destra non sia mai nata, in quanto non sono mai stati chiusi i conti con il fascismo. Questo è vero, ma fino a un certo punto. In riferimento al periodo che va dal crollo della destra storica all’avvento del fascismo, non è esatto sostenere che una espressione richiamantesi a tale parte politica non sia mai esistita. Questa, infatti, non era certo scomparsa dalla coscienza di tutti coloro, ed erano moltissimi, che credevano nella salvaguardia della tradizione. I conservatori, o come altrimenti si vogliano definire, si erano rifugiati nelle file di quel partito liberale che , per quanto avesse ufficialmente imboccato un cammino progressista , appariva tuttavia formato da molte, diverse correnti. La coabitazione di differenti anime all’interno di un unico contenitore proseguì sotto il fascismo: il Pnf, a dispetto delle declamazioni di facciata, non era certo un corpo monolitico, ma vi si contavano una destra, un centro e una sinistra.
Se poi consideriamo il secondo dopoguerra, l’opinione pubblica moderata ha sempre nettamente prevalso sui suoi avversari. Per eseguire un calcolo preciso degli schieramenti, occorre sommare i suffragi ottenuti dai tre partiti di destra, Msi, Partito monarchico e liberali , con le componenti centriste e destrorse della Democrazia cristiana e degli stessi laici. Tale schieramento, per quanto variegato, si riconosceva in certi valori comuni, come il rispetto della libera impresa, la tutela della proprietà privata e del risparmio, l’attaccamento ad una tradizione nazionale fondata sulla famiglia e sul giusto orgoglio per l’appartenenza ad una grande cultura come la nostra. Paradossalmente, però, tale maggioranza più o meno silenziosa, che era stata protagonista dell’insperato miracolo economico, venne messa a tacere dalle manovre di vertice condotte a suo danno dai potentati politici di sinistra, Moro, Nenni e Berlinguer in testa, eterodiretti dalla grande finanza internazionale, che fin da allora aveva iniziato quella manovra a tenaglia per comprare a quattro soldi il nostro Paese, portata a termine con i recenti colpi di Stato antiberlusconiani, causa prima dell’attuale frantumazione della destra.
Adesso, se vogliamo evitare che la sinistra, sotto la guida del demagogo ma abilissimo Matteo Renzi, instauri un regime cinquantennale, analogo a quello democristiano, occorre mettersi subito al lavoro per dar vita ad un nuovo contenitore capace di attirare, sotto i propri vessilli, quell’opinione pubblica moderata , numericamente maggioritaria ma oggi fluttuante fra tanti piccoli soggetti politici, nessuno dei quali , anche in vista della nuova legge elettorale, avrebbe concrete possibilità di accedere a posizioni di comando.
I vari leader e leaderini di centro-destra devono decidere, ponendosi una mano sulla coscienza , posto che ce l’abbiano, se preferiscono restare a capo di qualche partitino da prefisso telefonico, tronfi del loro titolo di segretari del nulla, o non piuttosto decidere lo scioglimento volontario dei propri stessi movimenti, con l’obiettivo di dar vita a una grande forza politica in cui si possano riconoscere , indipendentemente dalle diverse sfumature, tutti coloro che si oppongono alla prospettiva di morire comunisti, in quello che sarebbe l’unico Paese occidentale a credere ancora in questa folle, arcaica e criminale dottrina. Ciò vale, sia ben chiaro, per tutti i partiti di quest’area, inclusa Forza Italia ma escluso l’Ncd, ruota di scorta del nuovo Fronte popolare, a meno di un suo inequivoco ravvedimento.
Il modello ispiratore a cui guardo è il Partito repubblicano degli Stati Uniti d’America. Questo è composto di molte , diverse tendenze: il centro moderato alla Ford o alla Nixon, la destra ultraconservatrice alla Goldwter o alla Reagan , la sinistra liberal di Rockfeller , i tea parties , la destra religiosa. Queste, è necessario sottolineare, sono in costante e durissima lotta fra loro per il conseguimento della maggioranza all’interno del partito, combattendosi a livello comunale, statale e federale: una volta prevale l’una, una volta l’altra. La storia della democrazia americana registra candidature provenienti da tutti gli schieramenti, sia quelle dalla vittoria facile e scontata, sia quelle del tutto improbabili, come nel 1964 Barry Goldwater.
Ricordo perfettamente i particolari di quella combattutissima corsa alla nomination, le accuse di guerrafondaio e filonazista , rivolte al leader della destra dai suoi stessi colleghi di partito, i manifesti terroristici da questi preparati ove si vedevano bambini inceneriti dalle radiazioni atomiche, con scritte sottostanti di questo tenore : vuoi che tuo figlio finisca così? Allora vota Goldwater, il Buffalo Bill dell’Arizona , e altri complimenti simili. Finalmente si giunse alla Convenzione federale di agosto; nel salone ove questa si svolgeva campeggiavano ancora fotomontaggi ove l’uomo politico era ritratto con i baffetti di Hitler, sotto gigantesche svastiche. Dopo tre giorni di discussioni accanite si arrivò alla votazione. Appena furono letti i risultati che incoronavano Goldwater candidato alla Casa Bianca , tutti i cartelli a lui contrari sparirono come per incanto e l’intera assemblea, nessuno escluso, si levò in piedi intonando l’inno nazionale. Durante la successiva campagna elettorale tutto il movimento, come un solo uomo, appoggiò il proprio nominato fino all’ultimo giorno, pur scontando una pesante sconfitta. Solamente dopo che questa fu resa pubblica ricominciarono le lotte fra le correnti che , nel 1968, si accordarono sul centrista Nixon , il quale vinse a mani basse.
Ho rievocato queste atmosfere per sottolineare la differenza fra la destra d’oltre Atlantico e la nostra, litigiosa, divisa , preoccupata molto più dei personalismi e dei risentimenti atavici che del prevalere delle proprie idee. In conclusione, quel che propongo a tutti i partiti che si riconoscono in un modo o nell’altro nella nostra area è di concordare un contestuale e volontario autoscioglimento, con le dimissioni di tutti i dirigenti, la convocazione in tempi stretti di una Convenzione nazionale per dar vita ad un nuovo soggetto politico, contenitore di tutte le varie anime , e l’annuncio di elezioni primarie a breve termine per la decisione dei nuovi organigrammi. Questa, in tempi di bipolarismo e di maggioritario, è la sola possibilità per sbarrare la strada al neo-comunismo in apparente , trionfale ascesa”.
Dott. Carlo Vivaldi-Forti
Presidente Circolo Destra Domani – Pescia
Comunicato stampa