Un incremento di personale al nuovo pronto soccorso? Arriverà. Lo aveva annunciato il direttore generale Roberto Abati già diverse settimane fa, durante il consiglio comunale aperto. Lo aveva poi ribadito nel corso dell’inaugurazione della nuova struttura. Mercoledì scorso, a trasloco avvenuto e alla presa coi primi disagi da carenza d’organico, ci ha pensato, invece, la direttrice del Cosma e Damiano, Elisabetta Cortesi a rassicurare tutti circa il fatto che da lì a breve sarebbero giunti i rinforzi da Pistoia. Infine, venerdì scorso, la convocazione ufficiale del personale da parte del coordinatore infermieristico del pronto soccorso di Pistoia e dell’ufficio infermieristico di Pescia.

L’aspettativa generale è quella di ricevere, finalmente, dettagli più precisi, come ad esempio quante nuove unità di personale giungeranno e soprattutto su quando lo faranno. Invece, insieme alle scuse ufficiali dell’azienda per non avere agevolato il lavoro del personale negli ultimi giorni, a giungere ufficialmente è solo l’invito a organizzarsi al meglio con quei numeri. Dal momento che il nuovo personale arriverà, ma non esiste ancora certezza sui tempi in cui ciò avverrà.

Come è facile immaginare, questa comunicazione non ha fatto che accrescrere ulteriormente la frustrazione del personale. «Se i numeri fossero adeguati, la nuova struttura ci metterebbe davvero nelle condizioni di garantire un servizio migliore», dicono a denti stretti. Intanto, c’è chi lamenta il fatto che per far fronte alle difficoltà, in questi giorni si è arrivati a ricorrere al dipendente in servizio di “pronta disponibilità”, definita anche reperibilità, che dovrebbe essere chiamato solo in caso di emergenza.

«Siamo di fronte a un uso improprio dell’istituto della pronta disponibilità – dichiara Massimo Ferrucci del sindacato Fials – in palese contrasto con il contratto dei dipendenti. La pronta disponibilità, infatti, non va utilizzata per sopperire a carenze organiche, ma solo per far fronte a situazioni d’emergenza nei notturni e nei festivi».

Fonte : Il Tirreno