Per anni nel nostro paese è stato detto che la strada per l’emancipazione delle donne sarebbe stata lunga e tortuosa, ma l’obiettivo prima o poi sarebbe arrivato. Le fredde e asettiche statistiche dicono invece il contrario: il numero di donne uccise nell’ambito delle relazioni sociali, famigliari e sentimentali è in forte aumento; il numero di donne vittime di qualche forma di violenza, fisica o psicologica è in forte aumento; le discriminazioni salariali e le forme di dipendenza, oppressione e stigma sociale, vanno di pari passo con una avvilente banalizzazione e commercializzazione di tutto quello che ha a che fare con “l’autodeterminazione” delle donne.
Come sezione Pistoia del Partito dei CARC esprimiamo la nostra solidarietà ad Ayla e rilanciamo il suo appello alle donne “a fare rumore, a incazzarsi, a urlare, a non smettere di parlare che è la cosa più sovversiva”.
Rilanciamo l’appello di Ayla perché riteniamo che le donne non debbano chiedere di non subire atti di violenza in famiglia o nelle relazioni personali, di non esser discriminate sul lavoro, di avere un salario adeguato al ruolo che svolgono, di non perdere il posto di lavoro dopo la maternità, che venga mantenuto il diritto all’aborto.
Per Ayla e per tutte le donne delle masse popolari non si tratta di chiedere, ma di organizzarsi, per rovesciare il sistema capitalista che da sempre le condanna ad una doppia oppressione, di genere e di classe.
Nessun governo assoggettato alle logiche delle cricche clerico-fasciste e ai comitati d’affari con l’elmetto in testa è realmente intenzionato a invertire il corso disastroso delle cose. Per cambiare il paese e la società intera c’è bisogno che le donne delle masse popolari si organizzino e si mobilitino in ogni campo, passino all’offensiva sul piano politico, pensino un paese diverso dove non trovano spazio i governi di centro destra e di centro sinistra che invece di finanziare la scuola pubblica investono nell’industria bellica per mandare le armi al nazista Zelensky e per il genocidio sionista in Palestina; che invece di favorire programmi scolastici dove si parla di educazione sessuale foraggiano corsi di alternanza scuola lavoro dove si alimenta la cultura della guerra e si insegna l’uso del manganello, come avvento a Milano in occasione all’Expo Training; che invece di attuare i principi progressisti sanciti nella Costituzione del 1948 scrivono misure restrittive e da Stato di polizia come il Ddl 1660.
Per una nuova liberazione nazionale che sia anche emancipazione delle donne e motore per la riscossa di tutte le masse popolari bisogna smontare pezzo per pezzo il sistema di potere e di governo della classe dominante: ogni pezzo smontato è una breccia nella cappa patriarcale, nell’oppressione di genere, nella violenza.
Sezione Pistoia del Partito dei CARC
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Comunicato stampa