Nei giorni scorsi il TAR della Toscana ha confermato che la Multiutility è una società nella
quale i sindaci non contano niente.
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha infatti respinto il ricorso del consigliere comunale di Firenze Dmitrij Palagi in merito alla richiesta di accesso agli atti della società pubblica Alia (la cosiddetta Multiutility). Palagi aveva chiesto la documentazione per capire a quanto ammontassero retribuzioni e benefit dei dirigenti. La sentenza stabilisce che il consigliere avrebbe potuto accedere agli atti soltanto se il Comune di Firenze avesse posseduto una partecipazione tale da configurare una “influenza dominante” del Comune sulla società, mentre nell’attuale assetto Firenze possiede ‘soltanto’ il 36,7% del capitale sociale di Alia Multiutility.
Le motivazioni della sentenza indicano che Alia può sottrarsi anche ai più semplici atti di
controllo da parte dei Comuni, finalizzati a sapere quanto vengano pagati i dipendenti e di cosa si parli nel Consiglio di Amministrazione, oppure a prendere visione dei piani economico-finanziari. Atti e informazioni che – è di tutta evidenza – condizionano la vita delle nostre comunità.
Con una lettera inviata a tutti i consigli comunali lo avevamo affermato ancor prima che la
fusione nella Multiutility venisse deliberata.
Scrivevamo:
“I SINDACI DEI COMUNI AZIONISTI SARANNO PRIVATI DI OGNI POTERE DI CONTROLLO E
DI GESTIONE RISPETTO ALL’OPERATO DELLA MULTIUTILITY ED ALL’EROGAZIONE DEI
SERVIZI
• Con la costituzione della Multiutility i sindaci dei comuni azionisti perdono ogni possibilità di controllo sulla società e sui servizi erogati. Il Codice civile esclude infatti gli azionisti dall’esercizio dei poteri di gestione ed amministrazione delle società. All’assemblea dei soci sono riservati i soli poteri previsti dall’art. 2364 del Codice civile:
• L’accesso agli atti della società è limitato al libro soci e ai verbali di assemblea, escludendo anche i verbali del Consiglio di Amministrazione”.
Con la costituzione della Multiutility, i sindaci che dovrebbero garantire per i propri cittadini servizi efficienti, ambientalmente sostenibili e a costi contenuti si sono privati di ogni possibilità di controllo sui servizi erogati, sugli investimenti e su tutte le operazioni di natura finanziaria, che resteranno in capo agli amministratori della società (CdA) e non ai sindaci dei comuni soci.
Secondo Alia Multiutility (si veda il comunicato stampa del 16 ottobre) i temi sollevati nella discussione pubblica seguita al respingimento del ricorso da parte del TAR sarebbero “strumentali”, dato che “la gestione delle informazioni riservate e sensibili” opererebbe – sostiene ancora Alia Multiutility – “a tutela dei propri dipendenti e dei Comuni soci”.
Di quale tutela parliamo se un consigliere comunale non può conoscere aspetti essenziali della società della quale il suo Comune è socio? Come può svolgersi l’indispensabile dibattito pubblico sulle modalità di erogazione e gestione dei servizi pubblici se un consigliere non può accedere ad informazioni essenziali per comprendere cosa accade all’interno della società?
Alia Multiutility è per il momento ancora totalmente nelle mani di soggetti pubblici: non è
dunque sufficiente dire no alla quotazione in Borsa se i Comuni – specialmente quelli di minori dimensioni – sono privati di ogni capacità d’intervento rispetto alle scelte della Multiutility.
L’operazione Multiutility va fermata ed i servizi riportati sotto il totale, unico ed effettivo controllo pubblico.

Coordinamento delle Associazioni No Multiutility Toscana

Comunicato stampa