Il mais e stato seminato tardi (a maggio è piovuto per giorni e giorni), con circa il 20% di terreni rimasti incolti. I semi sopravvissuti alla razzia da parte di piccioni e cornacchie, ora sono piantine con foglie troppo piccole per poter creare quel microclima di frescura, che permetterebbe al mais di sopportare il caldo di questi giorni.
“E così, il combinato disposto di questi elementi fa temere un calo della resa per ettaro fino al 30/40%. Senza contare la mancata semina dei terreni ancora fangosi. Accade in Valdinievole, terra vocata alla coltura del granturco che vive l’ennesima stagione di passione -commenta amaro Paolo Giorgi, produttore di mais che usa per alimentare i suoi bovini da carne-. La variabilità ed i fenomeni ‘estremi’ sono ormai naturali e a farne le spese è l’agricoltura, da sempre legata alle condizioni climatiche, ma che avevano un loro ritmo. Oggi non è più così e occorre -è l’appello di Giorgi- accelerare l’implementazione di una rete di invasi piccoli e grandi, sfoltendo l’iter dalle norme inutili, e stimolando gli investimenti, sia delle imprese, sia degli enti pubblici”.
“È necessario razionalizzare l’utilizzo di acqua a beneficio di aziende e cittadini -spiega Giorgi- per aumentare la raccolta dell’acqua piovana ferma oggi in Italia ad appena l’11%. Ciò consentirebbe di garantire acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Garantire agli agricoltori la possibilità di irrigare i campi è oggi una priorità anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari di alta qualità e al giusto prezzo”.
Ufficio Stampa Coldiretti – Pistoia
Comunicato stampa