Lo scorso fine settimana in pieno giorno in una fattoria a due passi dal centro abitato di Forrottoli, una agnellina di pochi mesi, nera di nome Bianca, è stata letteralmente sbranata è poi rivoltata come un maglione (vedi foto). Lo denuncia Coldiretti Pistoia, riferendo l’allarme di molti allevatori che in montagna o in primissima collina temono per il loro bestiame.
In attesa dei rilievi da parte delle autorità competenti, già allertate, l’ipotesi più plausibile è che l’agnellina sia stata mangiata (testa inclusa) da un lupo. D’altronde gli avvistamenti in zona, a soli 100 d’altitudine sulle colline quarratine, non mancano.
L’azienda agricola di allevamento, è dotata oltre che di cani da guardiania, di una rete elettrosaldata (10×10) che separa la fattoria dal contiguo bosco.
“Ritrovarsi un lupo nei centri abitati non è più un’ipotesi. E’ evidente che, come per i cinghiali, l’equilibrio è saltato –spiega Coldiretti Pistoia–. Nel 1973 il lupo era una specie gravemente minacciata, gli esemplari censiti in Italia erano solo 100; l’ultimo censimento dell’Ispra, nel 2022, ha contato 3.300 animali nelle regioni della zona peninsulare con una probabilità di presenza molto elevata in Toscana dove ha colonizzato quasi la totalità degli ambienti idonei. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura non è più una specie vulnerabile e questo è un risultato straordinario e significativo di un progetto di ripopolamento che ha funzionato. Ma questa crescita ora va riequilibrata”.
Sono quasi 2.500 gli eventi di predazione in regione a danno delle aziende zootecniche in un quinquennio. 500 all’anno. Più di uno al giorno. 7.405 i capi predati, quasi 1.500 ogni anno, il 95% sono pecore secondo lo studio dell’Ispra. “Gli allevatori, sin dai tempi dei tempi, hanno convissuto in pace con i lupi. Ma oggi ci troviamo ad affrontare un fenomeno che non viene gestito. Le predazioni sono la principale causa della chiusura di molti allevamenti nella nostra regione al pari dei cinghiali per le aziende agricole tradizionali con gravi ripercussioni sulla biodiversità, sull’occupazione e sulla manutenzione del territorio. Dobbiamo ritrovare un equilibrio sostenibile che preservi la specie del lupo in purezza senza però rappresentare una pesante criticità per la sopravvivenza delle aziende e gli allevamenti”.
Le istituzioni – secondo Coldiretti Toscana – devono con coraggio definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la principale organizzazione agricola reginale – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
Ufficio stampa Coldiretti – Pistoia
Comunicato stampa